mercoledì 18 ottobre 2017

Ripetività


A volte uscendo di casa ho la netta sensazione di essere in un remake del Truman Show: stesse facce incontrate nelle identiche modalità del giorno prima, un pensiero che, volendo, potrebbero fare anch'essi, incontrandomi.
Il tragitto al bar non è lungo, saranno trecento metri: eppure come se qualcuno, mentre sto scendendo con l'ascensore, ordinasse il "Ciak si gira", incontro nell'ordine cronologico:

la signora di mezza età che guarda la stessa vetrina del negozio di abbigliamento spento e, scrutandomi, si rilassa per il volto oramai familiare. 

Il ragazzo con capelli arruffati e la borsa a tracolla che sta decollando verso una giornata di studio, I suppose.

L'operatore ecologico assomigliante in tutto e per tutto a Taber, il paziente sempre adirato di "Qualcuno volò sul nido del cuculo."

La signora già truccatissima che porta a spasso il cane e raccattante i bisogni solo se in presenza di altri, io ad esempio.

Il signore sulla mezza età profumatissimo e sempre in modalità canora che attende l'apertura del tabacchino per acquistare una marca strana di sigarette che credo compri solo lui.

La ragazza in bicicletta che passando, affretta il sorgere del disco luminoso.

Il salumiere che assieme al rappresentate entra nel bar per il caffè mattutino, confabulante sui massimi sistemi.

L'anziano baffuto con il suo immortale giubbotto beige, accompagnato e preceduto dal suo bofonchiare.

La ragazza munita di passo svelto che, pensierosa, s'affretta al ritiro dinamico delle sigarette.

Il lattaio timido che saluta sofficemente per non disturbare e che batte quotidianamente il record di assunzione caffè o che ha un perfetto avatar all'interno del locale che esce dopo una frazione di secondo, soddisfatto della caffeina.

La sciantosa sempre convinta di essere al top che entra già annoiata prima di ingurgitare il tedio giornaliero.

Il signor Decibel, già trattato, che parla in modalità mercato del pesce, annichilendo gli astanti. 

Gli anziani già sazi che partono per il nuovo giorno speranzosi che gli impegni non si diradino oltremodo, onde evitare prolassi.

Il giovane sempre ingrugnito, dal viso tirato per motivi non conosciuti.

L'allegro in divisa catarifrangente, con il giornale sottobraccio, fiero di essere e satiricamente attrezzato per sfanculare l'eventuale gap occupazionale. 

E di me che diranno, ammesso che stilassero quest'elenco?
Forse, il signore baffuto sempre attento ai saluti, provocante discussioni effimere tendenti a rasserenare il preludio mattutino.
Forse.
M'aspetto comunque da un giorno all'altro il fatidico "Stop! Bisogna rifare la scena!"
Sarà, ma la sensazione è proprio questa.      

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