mercoledì 9 settembre 2015

La pigrizia

Ne hanno parlato anche al Festival della Mente, elogiandola. Mi ritengo in materia un insigne dottore, avendo partecipato più volte al Master Ciccio di Nonna Papera.

La pigrizia va coltivata, ossequiata, riverita e soprattutto amata. Ti permette di non entrare nei club degli eterni affaccendati, coloro che smaniano per ricevere centinaia di mail di lavoro al giorno, per lo più supercazzole doc, che pagano studenti affinché sparino in etere mail alle due di notte, che usano termini anglofoni anche per comunicare di soffrire di stipsi e di non vedere una tazza da tempo immemore.

In vacanza la pigrizia diventa signora del tempo, dettandone e dilatandone ritmi e riti. Ad esempio in questi giorni alzandomi non ho voglia neppure di farmi la barba, sognando Travolta e il suo "Face Off" per una sostituzione del viso al posto del rasoio e della crema da barba. Le giornate hanno ritmi lenti come un ragionamento di Gasparri e la fatica insorge anche alla chiusura della lampo della patta. Perfino mangiare l'anguria diventa faticoso ed al posto di togliere i semi col coltello, il pigro doc li spara a velocità inaudite con la bocca, riuscendone a mandare qualcuno in orbita.

Coltivare la pigrizia è il segreto per gustare appieno delle gioie del singolo giorno, obnubilate da schemi, riunioni, diagrammi e slides concepite per robottizzarci all'estremo. Per i pigri doc come me, il sogno terreno resta l'assunzione lavorativa alla Jack Daniel's per sparare tappi nella botte, in attesa dell'invecchiamento.

Huagh... ora vi prego di scusarmi... mi sparo la prima pennica pro die...

Zzzzzzz

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