Cingolani al Corriere spiega il genocidio “made in Leonardo”
DI DANIELA RANIERI
Roberto Cingolani, che è stato ministro (della Transizione ecologica, mai transitata) nel “governo dei migliori” draghiani e quindi è infallibile per definizione, ha rilasciato un’intervista al Corriere per spiegare come le critiche rivolte a Leonardo, l’azienda italiana di armi di cui Cingolani è Ceo, di sostenere il genocidio dei palestinesi da parte del governo israeliano siano “una montatura gravissima”, alimentata anche dal report di Francesca Albanese all’Onu sul divieto di export di armi a Paesi in guerra. Intanto, dice Cingolani al vicedirettore Fubini che lo “intervista”, la legge che vieta di esportare armi verso Paesi in guerra non è applicabile nel caso specifico, perché gli F-35 che Israele usa contro la popolazione palestinese sono stati costruiti sì da Leonardo, ma prima dell’inizio dello sterminio, quindi nulla quaestio; dopo il 7 ottobre 2023, sostiene Cingolani, l’organismo del ministero degli Esteri preposto alle esportazioni degli armamenti non ha più concesso l’autorizzazione verso Israele, quindi Leonardo è non pulita, ma pulitissima.
Secondo, la bazzecola della manutenzione di elicotteri e aeroplani che Leonardo fornisce all’esercito israeliano è presto spiegata: secondo Cingolani si tratta di velivoli da addestramento non armati (addestramento chissà per cosa, allora: forse per gite fuoriporta sulla riviera di Gaza). Comunque, le chiacchiere stanno a zero: si tratta di contratti stipulati in passato e la legge qua dice che vanno onorati (chissenefrega del diritto internazionale). Ma non si potrebbe, in teoria, recedere unilateralmente dal contratto? Per carità, trasecola Cingolani: “Qualunque recesso unilaterale di un’azienda quotata… porterebbe a un contenzioso legale”, e chi ha voglia di mettere in mezzo gli avvocati per soli 70 mila morti? “Vi accusano anche per la collaborazione in corso con Israele nei radar militari. Questi sì che sono strumenti di guerra”, gli fa le pulci Fubini, esperto in cose di guerra, infatti sostenne in Tv che la Russia ha perso in Ucraina o comunque è in grande difficoltà perché i russi “fanno gli assalti coi motorini sotto i droni, mandano i muli nelle retrovie a portare il materiale militare”, etc. Non scherziamo: per Cingolani la questione radar è “complicatissima”, ma in realtà è semplicissima: nel 2008 “Finmeccanica – ora Leonardo – completa l’acquisto di una quota di maggioranza di una compagnia americana di nome Drs Technologies, che produce sistemi elettronici per la difesa”. Ora, questa Drs è “un’azienda di diritto statunitense, non italiano, quindi risponde alla giurisprudenza del suo Paese, perché si occupa di sicurezza nazionale”; ah, ma allora è tutto risolto: sappiamo che gli americani hanno la moralità sotto le scarpe quando si tratta di soldi. Di fatto, continua paziente il Ceo delle armi, “Leonardo può essere socio di maggioranza, ma questa azienda americana deve seguire le indicazioni del suo governo”. Ci mancherebbe. A posto, allora? Qui viene la parte complicata, in realtà semplice in modo disarmante: “Nel 2022 Drs ha acquistato Rada, un’azienda israeliana che fa radar”, e questa azienda, tu guarda il caso, “opera sotto la giurisdizione del governo israeliano benché sia controllata da Drs”, cioè l’azienda di cui Leonardo è socio di maggioranza, praticamente un conoscente alla lontana. Beh, ma allora a postissimo. Abbiamo avuto così la dimostrazione geometrica, sul principale quotidiano italiano, che le accuse di complicità di Leonardo nel genocidio sono pretestuose, “ideologiche”, “emotive”, “una forzatura inaccettabile”. Potrà mai perdonarci per aver pensato male? “Noi su queste questioni non possiamo fare nulla”, rimarca l’ex ministro. A voler essere pignoli, potrebbero vendere, cedere o regalare le azioni di Drs, lavandosi via il sangue dei bambini dalle mani, ma siamo giusti: davvero vale la pena perdere un bel po’ di fatturato per un così trascurabile dilemma morale?
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