Salis, finita la luna di miele della sindaca: il centrosinistra diviso sull’inceneritore
DI MARCO GRASSO
È la prima vera incognita per Silvia Salis, stella nascente di ciò che si muove al centro del centrosinistra: la rumenta, versione genovese della monnezza. La neosindaca si sarebbe convinta che Genova ha bisogno di un termovalorizzatore, nonostante la ritrosia di (quasi) tutti i partiti che la sostengono. Una soluzione al problema rifiuti che, oltre a sconfessare la linea del centrosinistra genovese degli ultimi 15 anni, è vista come fumo negli occhi da Avs e M5S (non costruirne faceva parte dei patti pre-elettorali), oltre che da un pezzo del Pd, preoccupato della ricaduta di consenso nei quartieri (popolari) più esposti ai fumi del nuovo impianto: Sestri Ponente, Voltri, Valpolcevera e, secondo uno studio delle correnti, anche la Valbisagno. Nei progetti della società municipalizzata Amiu e della multiutility Iren, il termovalorizzatore dovrebbe sorgere sulla collina di Scarpino, che ospita una discarica che nel 2030 arriverà a fine vita. Il centrodestra fiuta aria di implosione, e il capogruppo Pietro Piciocchi ha già offerto a Salis i voti della destra.
I cassonetti ricolmi di spazzatura da settimane testimoniano l’esistenza di una piccola emergenza rifiuti. I cittadini si lamentano, anche perché pagano una delle Tari più alte d’Italia, e Amiu è stata costretta a scusarsi pubblicamente. La causa immediata della crisi sono alcuni guasti negli impianti di separazione, tutti fuori regione. Quella più profonda, è la mancanza chiusura del ciclo dei rifiuti. La vecchia giunta guidata da Marco Bucci si era spesa per un progetto finito assai male: un impianto di separazione (Tmb) a Scarpino, mai partito perché le fondamenta affondavano nella spazzatura; doveva essere pronto per il 2020, ad oggi ci sono solo le palificazioni, costate oltre 10 milioni di euro, e un conto che non si sa bene chi dovrà pagare. Ma su quelle fondamenta, oggi, c’è chi pensa di costruire un termovalorizzatore, idea che non dispiace al tandem Amiu-Iren ma che i critici considerano antieconomico (perché troppo piccolo) e inquinante (perché in mezzo alla città). Bruciare la spazzatura è un tabù per una parte della maggioranza, perché va in direzione contraria all’implementazione della raccolta differenziata. Corsi e ricorsi della Storia. L’ultimo sindaco di Genova a teorizzare un progetto simile fu Beppe Pericu. Oggi il figlio è avvocato che assiste Iren nelle fusioni societarie, oltre che finanziatore della campagna di Salis. La sorella, architetta e docente universitaria di Design industriale, è assessora all’Ambiente della giunta Salis.
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