venerdì 2 agosto 2024

Che tristezza infinita!

 

L’insostenibile peso dei corpi dei bambini uccisi nella Striscia
DI TAHAR BEN JELLOUN
Nel fracasso dei corpi che cadono, quelli dei bambini fanno meno rumore. La guerra di Gaza sarà ricordata come la peggiore di sempre per i bambini. I bombardamenti indiscriminati dell’esercito israeliano si abbattono sulle popolazioni civili, tra cui vi sono molti bambini.
Il direttore a Gaza dell’Unrwa, Scott Anderson, ha visitato l’ospedale Nasser di Khan Yunis. Ha visto cose orribili. Centinaia di feriti, senza assistenza, senza antisettici. Ha dichiarato di aver visto «molti neonati amputati di due arti, piccoli paralizzati, senza la possibilità di ricevere cure, e altri bambini separati dai loro genitori ». Ha detto anche: «Ho visto padri e madri che non sapevano se il loro figlio era vivo. Genitori che mi hanno detto di essere ritornati in quest’area, una cosiddetta ‘zona umanitaria’, nella speranza che i loro figli fossero al sicuro».
Il numero dei bambini uccisi o feriti non è importante. Più è grande, più diventa insignificante. Sui nostri schermi abbiamo visto passare cifre seguite da altre cifre ancora. Il 16 luglio è comparso questo numero: 38713. È difficile immaginare che dietro questi numeri c’è, c’era una vita, un’anima, una famiglia, della gioia, della speranza. No, le cifre non parlano. Tuttavia, in linea di principio una vita vale quanto un’altra. I palestinesi, però, sembrano averne soltanto una scadente. La prova è che l’esercito israeliano li uccide tutti i giorni e questo non commuove più nessuno. La punizione che Netanyahu ha inflitto a tutti i palestinesi dopo il massacro del 7 ottobre è talmente sproporzionata che non se ne vede la fine. Ha detto che «quelli di Hamas sono morti che camminano ». Ma i palestinesi non sono tutti di Hamas. Le migliaia di bambini uccisi dai bombardamenti non sono terroristi. Le migliaia di feriti che resteranno disabili a vita non sanno più chi odiare in primis, Hamas che ha provocato lo Stato di Israele perpetrando crimini orrendi o l’esercito di Netanyahu che ammazza indistintamente una popolazione civile che non ha preso parte in nessun caso ai combattimenti. Gli abitanti di Gaza non sono stati protetti. Hanno il diritto di manifestare la loro collera nei confronti di Hamas e dei suoi dirigenti che vivono al sicuro in Qatar o altrove. Al momento, a Gaza le montagne di rifiuti in decomposizione sprigionano un fetore insopportabile e attirano topi, insetti e perfinoserpenti. Racconta un testimone: «Dal nostro arrivo, ci sono così tanti sfollati che alcuni dormono per strada. Altri hanno dovuto sistemarsi in tende accanto a cumuli di spazzatura, in riva al mare, perché non c’era altro posto disponibile. Nei vicoli tracimano le acque nere, provengono da buchi scavati nel terreno per fungere da latrine… » (“Le Monde”, 14 luglio 2024).
Questa guerra prosegue perché l’America continua a inviare armi a Israele, mentre non fa che dire, sussurrando, che «occorre un cessate-il-fuoco!».
Quella che si prepara con le future generazioni palestinesi èuna vendetta senza fine, che non lascerà mai vivere in pace lo Stato di Israele. Saranno i feriti di oggi, gli orfani o i genitori che hanno perso i loro figli, che prima o poi esprimeranno la loro collera nella vendetta, e il circolo vizioso infernale ricomincerà da capo. È l’odio che ha seminato Hamas. È l’odio che ha sfruttato Israele.
Al Jazeera, unico organo di stampa ad avere giornalisti in loco (alcuni dei quali sono stati feriti), ha pubblicato immagini insostenibili. Il fatto che Netanyahu impedisca ai giornalisti di tutto il mondo di entrare a Gaza per fare il loro lavoro è un’ammissione di crimini premeditati. Non ci sono testimoni, e tuttavia i medici parlano non appena possono, raccontano quello che hanno visto, quello che hanno vissuto. Non va certo a onore di Israele. Tutt’altro.
Eppure, gli umanisti israeliani gridano allo scandalo e ripetono che la politica di Netanyahu è suicidaria e avrà conseguenze terribili a più o meno lungo termine. Le loro voci, però, non vengono ascoltate.
Questa situazione non può più durare. I Paesi arabi della regione, in particolare l’Egitto e l’Arabia Saudita, sono colpevoli di non essere intervenuti a sostegno di un popolo in pericolo. Anche loro un giorno dovranno renderne conto alle loro popolazioni.
Una canzone del gruppo marocchino Nass Al Ghiwane dice: «Soltanto i bambini assassinati mi impediscono di dormire». Risale al 1970. La si canta oggi con una sensazione di impotenza e di dolore.

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