Vuoto sincronizzato
di Marco Travaglio
Siccome Elly Schlein, per imperscrutabili motivi che solo uno psicanalista bravo potrebbe scovare, ha deciso di imbarcare Renzi e di regalargli la scena agostana sparendo dai radar per tutta l’“estate militante”, i pidini si sono subito allineati: chi con entusiasmo (i tanti renziani rimasti a far la guardia al bidone), chi con la faccetta rassegnata (tutti gli altri). Li aspettiamo tutti al varco quando lo scorpione pungerà la schiena dell’ennesima rana che se l’è accollato: faranno come sempre, fischietteranno, perché ammettere di essersi fatti fregare da uno che ha già fregato tutti è più umiliante che confessare di aver creduto a Wanna Marchi e al Mago do Nascimento. La frase più in voga è che “il problema non è Renzi, sono i temi”. Giusto. Infatti sarebbe interessante sapere su quali temi il Pd pensi di governare con l’uomo, o meglio l’ometto, che abolì l’articolo 18 e fece il Jobs Act, la Buona Scuola, la schiforma costituzionale, due leggi elettorali incostituzionali (Italicum e Rosatellum) e il salva-frodatori fiscali, è il juke-box di Bin Salman e altri nobiluomini, vota le porcate melusconiane sulla giustizia con bavagli incorporati, governa in giunte di centrodestra, ha raccolto firme (le sue e quelle dei familiari) per abolire il Reddito di cittadinanza prima che lo abolisse col suo voto la destra, si oppone al salario minimo, strilla contro il Superbonus fingendo di non averlo votato, approva la commissione Covid per criminalizzare le politiche di Conte e Speranza fingendo di non averle votate, inventa complotti mediatico-giudiziari al cui confronto quelli di Sallusti sono roba seria, bersaglia i giornalisti critici con raffiche di cause civili che fanno impallidire quelle destronze e ha augurato la morte a tutti i partiti con cui è ansioso di allearsi. Si dirà: pur di mantenere il seggio e l’immunità, è disposto a rottamare tutto ciò che ha fatto, detto e pensato. Chi non crede in nulla può dire tutto e il suo contrario.
Ma la vera domanda è: in che cosa crede oggi il Pd? Se davvero, come si dice in giro, è il “più grande partito della sinistra europea”, possibile che in 10 mesi di mattanza a Gaza e ora pure in Cisgiordania non abbia ancora detto una parola chiara sui crimini di guerra di Israele e sul modo più efficace di sanzionarli, frenarli, o almeno dissociarsene (sanzioni, ritiro dell’ambasciatore, riconoscimento della Palestina, qualcosa)? Possibile che, dopo due anni e mezzo di guerra fra Russia e Ucraina, non pronunci mai la parola “pace” unita a qualche proposta credibile che non sia la guerra e a qualche voto coerente in Italia e in Ue? Ovvio che poi, in questo vuoto pneumatico, il ritorno o meno di Renzi si riduca a una questione di nomi anziché di idee: perché le idee non esistono, o, se esistono, le hanno nascoste benissimo.
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