sabato 18 dicembre 2021

Sul monossido

 


Il rischio di passare per un misantropo è grande (chissà forse nel pandemico lo sono diventato davvero) ma questa notizia m’agevola nel triste pensiero. Siamo vessati ambientalmente da tempo immemore, come non andare infatti col pensiero al grande sigarone bianco e rosso che accoglie i vogliosi del mare appena usciti dalla Fresonara, molti dei quali alla vista del bofonchiante inno all’idiozia - una centrale elettrica nel cuore di una città - temeranno uno scherzo di cari amici inneggianti le beltà dello spezzino che l’hanno convinto a raggiungerci.
E sulle note dell’oramai obsoleto dogma “dobbiamo incrementare i flussi turistici” ecco stagliarsi in zona ospedale le mitiche navi da crociera, suffumigi pure notturni per gli abitanti, me compreso, della parte di città che ospita, per almeno un altro ventennio, l’ospedale S.Andrea.

Che ci può essere di più nefastamente imbecille di lasciar sbuffare enormi navi in prossimità di un ospedale? Nulla, neppure far guerra alle droghe avendo uno scribacchino di falsità drogato perso.

Per il tessuto cittadino il turismo è un gran toccasana, ci mancherebbe! Ma confondere l’ospitalità con l’abbietto concetto di riverenza servile agli altri, è altro. 

L’accoglienza dovrebbe essere direttamente proporzionale alla ricettività, al rispetto delle norme ambientali, alla preservazione della bellezza di luoghi nati per assaporare la solitudine, il silenzio, il fremito delle farfalle, il bacio del sole. Tutti cammei deturpati dalle caciare sovraffollate degli intruppamenti forzati del tanto al chilo.
Il chissenefrega liofilizzato dall’attracco di enormi tisane malsane in prossimità di quartieri abitati, è sinonimo del sordiano motto “io so’ il Comune, so' l'Autorità Portuale e voi nun siete un …” Resta sul proscenio la speranza dell’abbattimento del sigarone biancorosso e la consapevolezza di proseguire nell’inalazione del monossido d’azoto, quale riverenza al concetto parente del mitico “ce lo chiede l’Europa” e che più o meno fa “ce lo impone quel turismo abbacinante, trasformante le cantine in camere, la focaccia in oro, il lavoro in schiavitù a pochi euro all’ora.”

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