Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
lunedì 31 agosto 2020
Sing!
Ribatte!
domenica 30 agosto 2020
Bonomiadi parte 2
Sono tra noi
Intristisce il core sapere di quei 38mila tedeschi riuniti ieri a Berlino sotto sigle inquietanti quali "Qurdenken 711" - Pensiero Laterale 711 - affastellatesi pure a Londra e in altri capitali d'Europa. Non tanto per l'idiozia intrinseca dietro queste tesi da Tso, non per questo, ma per il fatto che questi unni recalcitranti avranno sicuramente una sfera di interrelazioni sociali pure con persone normali, parleranno ai loro figli raccontando loro le becere fiabe di cui sono portatori insani, spaesandoli vergognosamente.
Delusione e rimorso aleggiano dunque su questi crani bacati: per non essere riusciti a sfrondare il cicaleccio da scemenze tipo i piani segreti tendenti ad uniformare il pensiero in regime di schiavitù sociale, per non aver avuto le forze annacquanti questa ennesima forma di fascismo credulone, pericolo e mina vagante di ogni democrazia.
Se tanti ancora riescono a non credere all'ecatombe pandemica, la colpa è esclusivamente dei normodotati, impegnati, vedi le nostre lande, solo ed esclusivamente a portare acqua al proprio mulino, minimizzando altresì lo sforzo comune necessario per affrontare situazioni-limite come questa.
Una sconfitta dunque il rimirar croci celtiche ed inni alla libertà pro pandemia, come lo è anche il vespaio di flash accoglienti un ebbro riccastro iniziante la quarantena nella magione di un'insulsa destrorsa perennemente invasa da quella anomalia sociale che riassumo nel motto "inebetisci oltremodo i babbani e lucra sulle loro cervici desolatamente inabitate!"
Amaca
Sulla privacy di Briatore
di Michele Serra
Perfino Briatore (cioè: perfino un esibizionista) avrebbe diritto a un poco di privacy. La sua prostata e i suoi esami del sangue sono stati, per giorni, esposti al pubblico come le reliquie del santo nelle feste patronali, e la sua quarantena, accolta sotto Palazzo Santanchè dal picchetto d’onore di tutti o quasi i media nazionali, minaccia di essere monitorata da uno stormo di droni. Eppure stiamo pur sempre parlando di unammalato edi una malattia, non di un drink in Costa Smeralda.
Certo, la possibilità che egli stesso posti le immagini della propria cattività (eccomi mentre mi lavo identi, eccomi che faccio gli addominali, eccomi che spiego all’Oms come si affrontano le principali questioni sanitarie mondiali) è molto forte. Appunto per questo, non sivede perché la morbosità pubblica debba sommarsi all’infantilismo privato. Una società adulta dovrebbe anteporre buone regole ai capricci di questo e quello: la malattia si rispetta, la vita privata anche, se poi l’ammalato intende affacciarsi alla finestra (Instagram) e salutare la folla sono affari suoi, peggio per lui. Se invece preferisce il silenzio e il riposo, bisogna rispettare il suo diritto a starsene per conto suo, lui, la sua prostata e i suoi anticorpi. Attorno agli ospedali si fa silenzio, lo dicono perfino i cartelli stradali.
Ma già, questa non è una società adulta. Diagnosi e prognosi di Briatore, e il suo confortevole sudario di fine estate, possono contare suunvastopubblico chenonha di meglio da fare, e tiene lo sguardo fisso sulle finestre (tante) diSantanchè. Chiha avuto una persona cara intubata, magari, preferirebbe altri modi e altri toni. Ma è pur sempre una minoranza: l’immunitàdi gregge è lontana.
sabato 29 agosto 2020
L'Amaca
Commento Padellaro
venerdì 28 agosto 2020
Lo sospettavo pure io!
Ha pienamente ragione Selvaggia Lucarelli: sembrerà strano, ma lo avvertivo anch'io e mi sforzavo di non crederci, sobillando i canonici "dai non può essere! Ma è impossibile!" ed invece no, s'avverte in aere un impercettibile, un rivolo di maleodorante e nauseante possibilità, ovvero che nel mondo dorato degli influencer, dorato lo scrivo per uniformarmi al pensiero comune, in realtà lo considero un mondo di merda, pare stia rullando una nuova moda, una swappante tendenza, un rigurgito di idiozia che potrebbe risvegliare alcuni progetti delle stelle sulla nostra definitiva estinzione: aprite bene le orecchie, non sto vaneggiando, non sono in balia di alcool. Se andate a visitare i social e cercate questa poltiglia ansimante a sconti, ingressi liberi, consegna omaggio di prodotti, vi accorgerete che... che ... mi è difficile dirlo e appena riuscirò a trasmettervelo, credetemi, sobbalzerete anche voi... dunque è oramai evidente che molti facciano del loro contagio un must, un emblema, uno status! E guardando questi imbelli impomatati seguiti da migliaia di.. di... enormi babbani si riesce a comprendere che, dopo l'annuncio finto rammaricato, subitaneamente subentra la peripatetica loro arte di reclamizzare qualche prodotto al fine di marchettare ulteriormente!
Scusate se esagero ma il medico mi ha detto di non trattenerli: influencer contagiati e reclamizzanti al contempo prodotti: ma vaffanculoooo!
Questi abbietti alla ragione osano, dopo essersene sbattuti altamente delle prescrizioni, osano ridicolizzare il loro stato, quasi dileggiante il Covid, dimenticandosi della strage dei mesi scorsi, delle famiglie immerse ancora nel lutto per la perdita dei loro cari, di cui han perso le tracce appena usciti di casa e da cui non si sono potuto nemmeno congedarsi nel suffragio!
E questi imbecilli luccicanti, truccati, impomatati, smerdano la ragione comune, il buon senso, ridacchiando gallinaceamente e propinando prodotti di bellezza che non servono ad una minchia ma che altresì costano l'iraddiddio, perché se un prodotto costa tanto, ci hanno inoculato il concetto, è perché sicuramente agisce al meglio, garantendo quella lucentezza bovina, quella pelle esente da rughe, e tutte le altre panzane ad uso di culturalmente sprovveduti.
Ma ri-vaffanculo! Non voglio più niente a che fare con questi simili, sono sbigottito nell'avvertire questo progressivo cretinismo, tremo nell'incapparmi in questi ninnoli del nulla, indaffarati allo stremo nell'inanellare un nano-ragionamento, un concetto impercettibilmente presentabile, una serie di ragionamenti che difficilmente non potranno avviarsi che verso la solita brodaglia inconsistente generante una visione della vita pusillanime, inficiata dal vuoto cosmico totale.
Se siamo arrivati a questo punto la colpa è anche la mia, vostra, di tutti. Abbiamo permesso che molti infangassero la dignità comune, il libero pensiero, il decoro. E forse, non potremo far altro che rimpiangere le occasioni passate in cui avremmo dovuto squassare il velo d'idiozia che oramai c'attanaglia sempre più. Sob!
Obbedisco Sora Cicoria!
Amaca
L’amaca
Il nazista normale
di Michele Serra
Se fossi nei panni del pizzaiolo nazista candidato per Fratelli d’Italia in quel di Fondi, invitato a togliere il disturbo per levare dall’imbarazzo la sua lista, mi chiederei: ma perché proprio io? Che cosa ho fatto di così grave definendomi omofobo, antisemita, naziskin, antidemocratico eccetera? Di quanti fascisti e nazisti pullula, con zero scandalo, la destra italiana, e mica solo i partitini conclamati, Forza Nuova e Casa Pound, anche i partitoni di massa come Lega e Fratelli d’Italia? Non era forse nazista quel Savoini che accompagnava il Salvini nelle sue trasferte moscovite? Non sono forse di Mussolini le frasette cazzute che lo stesso Salvini (che il povero Pansa definì, senza spreco di attributi inutili, "un fascista") utilizza per la sua propaganda?
A parte lo sparito Gianfranco Fini, quale altro fascista italiano ha provato a fare i conti con se stesso, la propria storia, le proprie chiacchiere e il proprio distintivo? Ci sono forse stalinisti residui — a parte qualche marginalissima macchietta — nella sinistra italiana? Si festeggia forse da qualche parte il compleanno di Stalin, o di Pol Pot, o di altri macellai "di sinistra", così come si inneggia serenamente al macellaio Mussolini in tanta destra bene inserita nelle assemblee elettive, con nipoti e discendenti a vario titolo che usano quel cognome tragico come marchio di garanzia?
C’è un prezzo da pagare alle proprie tragedie. Un album di famiglia che è pesante aprire, perché molte pagine sono macchiate di sangue. Quel prezzo la sinistra italiana l’ha pagato, la destra no. Il pizzaiolo nazista di Fondi merita comprensione, ha solamente creduto — guardandosi attorno — di essere normale.
giovedì 27 agosto 2020
Il Vento della Speranza
Abbiamo tanto da discutere e su cui arrovellarci che dimentichiamo sempre quell'uomo fermamente saldo sulla sua fede che, travalicando obbrobriosità inqualificabili alla "il vento della Sardegna avrà sparso il virus molto più che altrove" o anche "Flavio è stato ricoverato per una prostatite", molto spesso ci illumina la triste notte della ragione che tanti, troppi, pervicacemente continuano a propinarci, considerandoci degli imbelli.
Le parole di Papa Bergoglio pronunciate ieri nel corso dell'Udienza Generale, sono drammaticamente vive, quasi uno scossone invitante a risvegliare coscienze dormienti sotto la coltre di strutto scientemente elargita dai soliti noti.
Ci sarebbe da commuoversi, lasciando il cuore a sconquassarsi, attonito per come imbranatamente permettiamo sacrileghi movimenti di aria fritta che lasciamo assurgere a dogmi.
Prendo ad esempio alcuni passaggi:
Questi sintomi di disuguaglianza rivelano una malattia sociale; è un virus che viene da un’economia malata. Dobbiamo dirlo semplicemente: l’economia è malata. Si è ammalata. È il frutto di una crescita economica iniqua - questa è la malattia: il frutto di una crescita economica iniqua - che prescinde dai valori umani fondamentali. Nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Ripeto questo perché ci farà pensare: pochi ricchissimi, un gruppetto, possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Questa è statistica pura. È un’ingiustizia che grida al cielo!
Questo dice il Sommo Pontefice! Parole che in origine erano in bocca ai cosiddetti socialisti, comunisti, degradati e confusi dal nichilismo capitalistico infimo, che gli svilì negli ideali. L'economia è malata! La crescita economica iniqua, udite signori imbellettati che spargete pula camuffata in beltà! Ascolta Carlo Bonomi assieme alla tua Confindustria sempre a caccia di diné pro vobis, lanciante anatemi contro l'assistenzialismo, contro il tentativo di combattere il disagio sociale. Medita Bonomi su quanto detto! E' iniqua la crescita economica, lo sappiamo tutti, tranne forse i Billionaireristi, gli stappatori folli di Krug, i vip, i vipponi, i vippacci, i vipimbelli!
Quando l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare. No, questo è desolante. Non possiamo stare a guardare!
Si, sono totalmente d'accordo Santo Padre! Non possiamo stare a guardare più le nefandezze di questo sistema cripto-pluto-capitalistico-adulterato! Dobbiamo muoverci, sfanculare le certezze irriverenti che ci propinano. Dobbiamo uscire, muoverci, protestare, lottare e perché no: combattere. Combattere con parole, profumate tesi contenenti tutto noi stessi, dobbiamo riconoscere e liofilizzare i latrati degli imbonitori che alterano la realtà per prorogare le nefandezze dell'attuale sistema economico fondato esclusivamente sul lucro e il forsennato accaparramento di risorse da parte di pochi, che il sistema mediatico da loro eretto, ci presentano per quello che non sono: delle persone per bene.
Vamos dunque! Rinsaviamo per quella primavera fresca e profumata che permetterà a tutti di considerarsi parte attiva di un progetto dignitoso, che consentirà ad ogni persona di vivere circondato da doveri e da diritti inalienabili, sulla via maestra dell'uguaglianza.
Vi posto di seguito l'intero discorso di Papa Francesco. Lunga vita a Lui!
Davanti alla pandemia e alle sue conseguenze sociali, molti rischiano di perdere la speranza. In questo tempo di incertezza e di angoscia, invito tutti ad accogliere il dono della speranza che viene da Cristo. È Lui che ci aiuta a navigare nelle acque tumultuose della malattia, della morte e dell’ingiustizia, che non hanno l’ultima parola sulla nostra destinazione finale.
La pandemia ha messo in rilievo e aggravato i problemi sociali, soprattutto la disuguaglianza. Alcuni possono lavorare da casa, mentre per molti altri questo è impossibile. Certi bambini, nonostante le difficoltà, possono continuare a ricevere un’educazione scolastica, mentre per tantissimi altri questa si è interrotta bruscamente. Alcune nazioni potenti possono emettere moneta per affrontare l’emergenza, mentre per altre questo significherebbe ipotecare il futuro.
Questi sintomi di disuguaglianza rivelano una malattia sociale; è un virus che viene da un’economia malata. Dobbiamo dirlo semplicemente: l’economia è malata. Si è ammalata. È il frutto di una crescita economica iniqua - questa è la malattia: il frutto di una crescita economica iniqua - che prescinde dai valori umani fondamentali. Nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Ripeto questo perché ci farà pensare: pochi ricchissimi, un gruppetto, possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Questa è statistica pura. È un’ingiustizia che grida al cielo! Nello stesso tempo, questo modello economico è indifferente ai danni inflitti alla casa comune. Non si prende cura della casa comune. Siamo vicini a superare molti dei limiti del nostro meraviglioso pianeta, con conseguenze gravi e irreversibili: dalla perdita di biodiversità e dal cambiamento climatico fino all’aumento del livello dei mari e alla distruzione delle foreste tropicali. La disuguaglianza sociale e il degrado ambientale vanno di pari passo e hanno la stessa radice (cfr Enc. Laudato si’, 101): quella del peccato di voler possedere, di voler dominare i fratelli e le sorelle, di voler possedere e dominare la natura e lo stesso Dio. Ma questo non è il disegno della creazione.
«All’inizio, Dio ha affidato la terra e le sue risorse alla gestione comune dell’umanità, affinché se ne prendesse cura» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2402). Dio ci ha chiesto di dominare la terra in suo nome (cfr Gen 1,28), coltivandola e curandola come un giardino, il giardino di tutti (cfr Gen 2,15). «Mentre “coltivare” significa arare o lavorare [...], “custodire” vuol dire proteggere [e] preservare» (LS, 67).Ma attenzione a non interpretare questo come carta bianca per fare della terra ciò che si vuole. No. Esiste «una relazione di reciprocità responsabile» (ibid.) tra noi e la natura. Una relazione di reciprocità responsabile fra noi e la natura. Riceviamo dal creato e diamo a nostra volta. «Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla» (ibid.). Ambedue le parti.
Difatti, la terra «ci precede e ci è stata data» (ibid.), è stata data da Dio «a tutto il genere umano» (CCC, 2402). E quindi è nostro dovere far sì che i suoi frutti arrivino a tutti, non solo ad alcuni. E questo è un elemento-chiave della nostra relazione con i beni terreni. Come ricordavano i padri del Concilio Vaticano II, «l’uomo, usando di questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui ma anche agli altri» (Cost. past. Gaudium et spes, 69). Infatti, «la proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della Provvidenza, per farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri» (CCC, 2404). Noi siamo amministratori dei beni, non padroni. Amministratori. “Sì, ma il bene è mio”. È vero, è tuo, ma per amministrarlo, non per averlo egoisticamente per te.
Per assicurare che ciò che possediamo porti valore alla comunità, «l’autorità politica ha il diritto e il dovere di regolare il legittimo esercizio del diritto di proprietà in funzione del bene comune» (ibid., 2406).[1] La «subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni [...] è una “regola d’oro” del comportamento sociale, e il primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale» (LS, 93).[2]
Le proprietà, il denaro sono strumenti che possono servire alla missione. Però li trasformiamo facilmente in fini, individuali o collettivi. E quando questo succede, vengono intaccati i valori umani essenziali. L’homo sapiens si deforma e diventa una specie di homo œconomicus – in senso deteriore – individualista, calcolatore e dominatore. Ci dimentichiamo che, essendo creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo esseri sociali, creativi e solidali, con un’immensa capacità di amare. Ci dimentichiamo spesso di questo. Di fatto, siamo gli esseri più cooperativi tra tutte le specie, e fioriamo in comunità, come si vede bene nell’esperienza dei santi.[3] C’è un detto spagnolo che mi ha ispirato questa frase, e dice così: florecemos en racimo como los santos. Fioriamo in comunità come si vede nell’esperienza dei santi.
Quando l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare. No, questo è desolante. Non possiamo stare a guardare! Con lo sguardo fisso su Gesù (cfr Eb 12,2) e con la certezza che il suo amore opera mediante la comunità dei suoi discepoli, dobbiamo agire tutti insieme, nella speranza di generare qualcosa di diverso e di meglio. La speranza cristiana, radicata in Dio, è la nostra àncora. Essa sostiene la volontà di condividere, rafforzando la nostra missione come discepoli di Cristo, il quale ha condiviso tutto con noi.
E questo lo capirono le prime comunità cristiane, che come noi vissero tempi difficili. Consapevoli di formare un solo cuore e una sola anima, mettevano tutti i loro beni in comune, testimoniando la grazia abbondante di Cristo su di loro (cfr At 4,32-35). Noi stiamo vivendo una crisi. La pandemia ci ha messo tutti in crisi. Ma ricordatevi: da una crisi non si può uscire uguali, o usciamo migliori, o usciamo peggiori. Questa è la nostra opzione. Dopo la crisi, continueremo con questo sistema economico di ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura dell’ambiente, del creato, della casa comune? Pensiamoci. Possano le comunità cristiane del ventunesimo secolo recuperare questa realtà - la cura del creato e la giustizia sociale: vanno insieme -, dando così testimonianza della Risurrezione del Signore. Se ci prendiamo cura dei beni che il Creatore ci dona, se mettiamo in comune ciò che possediamo in modo che a nessuno manchi, allora davvero potremo ispirare speranza per rigenerare un mondo più sano e più equo.
E per finire, pensiamo ai bambini. Leggete le statistiche: quanti bambini, oggi, muoiono di fame per una non buona distribuzione delle ricchezze, per un sistema economico come ho detto prima; e quanti bambini, oggi, non hanno diritto alla scuola, per lo stesso motivo. Che sia questa immagine, dei bambini bisognosi per fame e per mancanza di educazione, che ci aiuti a capire che dopo questa crisi dobbiamo uscire migliori. Grazie.
Daniela e il briatorismo
mercoledì 26 agosto 2020
Non ce la faccio più!
La Zangrilliede
Continuando a precisare che auguro una pronta guarigione a Briatore, la vicenda che lo ha investito però contiene una serie inimmaginabile di spunti che cerco di riassumere:
Grassonia, la terra becera dei convinti della propria diseguaglianza rispetto ai comuni mortali, ha partorito una becera visione sbeffeggiante la pandemia in modo così grottesco che probabilmente non occorre altro da aggiungere in merito. Resta lo squallore di chi, vip - vippino - vippone - vippaccio che sia, coscientemente creda di travalicare il comune senso del pudore, infischiandosene di tutto, altrimenti, le loro insane menti pensano, che cavolo abbiamo guadagnato tanto per poi non poter epulonamente sperperarlo in quei bassifondi culturali alla Billionaire? Da Grassonia infatti annualmente parte il motto del casato "noi siamo noi e voi ki kazzo siete?" irridente la logica e l'attenzione che sapientemente molti hanno applicato per attenuare la forza distruttrice di Covid.
Flavio Briatore è il simbolo di Grassonia, supportato da alte menti alla Santa(de)ché, che tra l'altro ieri sera su La 7 ha tentato di fuorviare la notizia del contagio dell'amato Flavio accampando tesi di prostatite, emettendo fonemi dalle fauci tanto curate ed attempate. E tutti i vipponcelli che hanno frequentato l'amato locale stappante bottiglie ambite con ricarichi indegni della ragione, rimpinguanti le già enormi tasche del Simbolo della Riccanza, attualmente si stanno cagando addosso, permettete il francesismo, perché, guarda te, la natura e i virus parrebbero non interessarsi molto del conto in banca, mannaggia, anzi, a dire il vero sembrerebbe pure che ci vedano bene, quasi a voler dire "ah si? Non esisto, sono frutto di una manovra politica che stringendo le corde pare accalappiare forza per proseguire nel progetto? Bene, tiè!" Ma questo è un altro discorso.
Fermo restando che ognuno può far quel che vuole, purché non scassi gli zebedei agli altri, si staglia all'orizzonte la manfrina vippistica che prevede agi e diritti sconfinanti in sopruso delle regole, come ad esempio il sovrano Flavio ha dimostrato, infischiandosene del segnale dell'innalzamento della temperatura, che "qualcuno" per telefono ha diagnosticato in normale raffreddore, e viaggiando tra la Sardegna, Montecarlo e Milano dove attualmente è ricoverato, a pagamento naturalmente, per curare ciò che la Santa(de)ché ha definito prostatite e tutto questo, badaben badaben, se lo avesse fatto un metalmeccanico ad esempio, avrebbe riempito le prime pagine dei giornali, li chiamano così, di famiglia, quelli che continuano a latrare sul fatto che il virus lo portano gli affamati che scappano dalla guerra.
Ed ora per finire parliamo di quel "qualcuno" in foto, il Zangrillo da troppi anni a contatto col virus dell'illegalità, essendo suo medico personale, al secolo il Pregiudicato che molti, incredibilmente, tentano di riabilitare fino a farne un padre della patria: grava su Zangrillo la scure dell'irresponsabilità, perché un conto è dire "il virus è finito" se sei un abitudinario di un bar di provincia, un altro è se a dirlo sei tu, primario del San Raffaele. E la tesi di Zangrillo è affermazione grave, da punire, perché ha consentito a menti instabili di sbragarsi completamente, ritornando agli antichi fastigi dei vitelloni unti e tatuati, tipici di una società altamente inquinata dal nulla e fondata sull'aria fritta, comburente di tutti i vipponi desiderosi di godere delle verticali di Krug, alla faccia di tutti noi che della mascherina ne abbiamo fatto una compagna di vita.
Ttttravaglio!!
Amaca
L’amaca
Le tempeste di bava
di Michele Serra
Si appellano tutte all’educazione, alla scuola, alla pratica del rispetto le tante persone civili, di molte parti politiche (ma non di tutte) che esprimono solidarietà alla ministra Azzolina, colpita dalla consueta tempesta di bava sui social.
Tra i linciatori fallocrati brillano i maschi, ma ci sono anche parecchie femmine: ecco una condizione — essere linciatori, essere fallocrati — che prevale largamente sulla differenza di genere.
Ci appelliamo tutti all’educazione ed esprimiamo tutti convinta pietà per la canaglia cliccante, tanto miserabile è il livello degli insulti (mai dimenticare la Legge Fondamentale della Tastiera: l’insulto non descrive mai la vittima, descrive, con precisione assoluta, chi lo adopera). Ma se devo essere sincero, non ho molte speranze che si possa risalire la china. Molti di questi bestioni sono genitori, e sui loro poveri figli anche la migliore scuola difficilmente potrebbe contrastare l’esempio, il linguaggio, la mentalità, le pratiche di vita che ogni famiglia trasmette.
Se poi l’esercito dei linciatori, in questo e non solo in questo caso, coincide con chi della Famiglia fa un mito politico, un tabù inviolabile, e magari è autore di una famiglia meschina, rabbiosa, frustrata, voi capite bene che le speranze che la scuola salvi i ragazzini si riducono al lumicino.
Solo un miracolo può salvare chi augura lo stupro a un’avversaria politica; e solo un miracolo può salvare i figli da padri e madri così violenti e così abbrutiti.
Purtroppo non credo nei miracoli.
martedì 25 agosto 2020
Certezza
Anomalia spinta
Stamani mi sono alzato con un obbiettivo: scrivere qualcosa di impopolare. Ma si dai! Perché cercare sempre l'anomala approvazione, il vezzeggiamento mediatico, l'apprezzamento di molti, e soprattutto: scrivo gratis, non per fini commerciali, solo perché mi sento di farlo. E allora diciamocelo: c'è qualcosa di molto ottenebrato attorno a noi, fatichiamo pure ad intravederlo. E' un modus operandi particolarmente privilegiato, che non si nota, non si ode, non facendo rumore per paura di innescare, a mio parere giusto, mugugno generalizzato. E' una pattuglia molto numerosa, oserei dire sotto certi aspetti, di casta. Vado avanti: è composta da tutti coloro che lavorano sotto la pubblica amministrazione.
Ah l'ho detto! Molti di loro sono in un anomalo smart working, anomalo perché molto libero, incontrollato. Alcuni azzardano che resteranno in questa modalità fino alla fine del 2020, altri smentiscono, dicendo che molti sono già operativi, negli uffici pubblici.
La stragrande maggioranza dei cosiddetti statali stanno lavorando da casa, dove per "lavorando" s'intende, per certi settori, una cassa integrazione mascherata da pieno stipendio. Attenzione: sto dicendo quello che penso e quello che la documentazione in merito mi agevola a dire. Non ho rancori ed invidie per questa enorme categoria. Ma per alcuni settori annuso un certo approfittare della pandemica realtà, quasi che sia dovuto di diritto il ricorrere a restare a casa, mentre altre realtà, cameriere, operatori in autogrill per intenderci, parrebbe esserne esenti. E' il silenzio dei fortunati a rombarmi in cervice e la prova del nove arrivata da poco e riferita al mondo della scuola: molti insegnanti e operatori scolastici infatti, pare si stiano lamentando per la prossima riapertura delle aule, invocando un paritario diritto riferito al mondo pubblico, per cui chiunque sia protetto dalle ali dello stato, dovrebbe essere esentato ad andare sul posto di lavoro.
Estikazzi! Piacerebbe anche a me starmene a casa a spedire mail confermanti l'essere in vita! Ma così non è, lavorando nel privato! Ed ha pienamente ragione la ministra dell'Istruzione, quando ha accusato i sindacati di dar man forte a questa assurda, e patetica, richiesta di parte degli insegnanti.
Non comprendo perché chi lavori nell'apparato statale debba usufruire dell'esenzione ad andare sul posto di lavoro e chi invece soffre le pene del privato, no.
Ecco, volevo dirlo! Perché fondamentalmente mi ritengo libero di farlo. Piaccia o no.
Bella Amaca!
Come i vescovi simoniaci
di Michele Serra
Bisogna riconoscere che essere arrestati per truffa mentre si scende dal panfilo di un miliardario cinese non è una cosa alla portata di tutti.
Se poi l’arrestato è un signore che ha costruito la sua fama sulla lotta contro l’establishment che affama il popolo, il reato di truffa riluce di una sua speciale efferatezza.
Come il digiunatore sorpreso in un all you can eat, come la vergine che rivela di avere dodici figli, Steve Bannon ci fa capire che tutta la solfa anti-plutocratica della destra populista è un clamoroso caso di simulazione. Sulla scia dei vescovi simoniaci che trafficavano in indulgenze, questo signore, non bastandogli il fiume di denaro (di gente ricca, mica di poverelli) che finanzia il nuovo fascismo mondiale, vendeva ai fedeli pezzi del fantomatico Muro di Trump perché potessero salvarsi l’anima blindando il loro pollice quadrato di Paradiso Americano. Un’esca per poveri gonzi spaventati i cui proventi, secondo l’accusa, non servivano per comperare il calcestruzzo ma per finanziare lo stesso Bannon, la cui intera vita si è dipanata, con alterne fortune, nell’anticamera del famoso establishment, vedi la rocambolesca vicenda della magnifica certosa duecentesca che l’ideologo vorrebbe trasformare in Accademia dell’Occidente Cristiano-Giudaico, non si sa se per muovere guerra ai Mori o all’Imu.
L’odio di classe è sempre esistito, ha una sua fisiologia e perfino una sua legittimità etica.
Ma agitarlo in funzione del proprio successo personale, anche economico, è abbastanza disgustoso. I quattro quinti degli ideologhi e degli agitatori del populismo mondiale detestano l’establishment solo perché non riescono a farne parte.
Quanto stimo Daniela!
lunedì 24 agosto 2020
Bonomiadi
Carlo Bonomi continua nella sua opera denigratrice atta a devastare lo sforzo dell'attuale maggioranza a levigare le vergognose disparità sociali. Le Bonomiadi infatti sono l'emblema di quanto sia difficile operare in modalità socialmente non vergognosa. Egli continua nel cicaleccio infausto cercando di minare il cosiddetto assistenzialismo, sperando che le risorse s'indirizzino, come da quarant'anni a questa parte, nelle tasche infinite dei soliti noti, quelli tra parentesi che durante il lockdown si sono pappati la bellezza di 2,7 miliardi in CIG non dovuta.
E se un furto da 2,7 miliardi avrebbe ovunque innescato una sana inchiesta della magistratura e magari chissà, messo in galera qualche buontempone travestito da industriale, dalle nostre parti questa notizia, certa, verificata, è stata occultata dai "Giornaloni" veneranti quell'oasi di pace e giustizia che comunemente chiamiamo Confindustria.
Carlo Bonomi ha il dente avvelenato soprattutto verso il M5S e questo da solo basterebbe per fiondarsi in cabina elettorale per dar loro il nostro voto. I segni infatti molte volte fanno riconoscere la strada giusta. L'avversione di quelli alla bonomi è motivo per chiedersi "perché tanto astio? Sarà mica per il fatto che alcune scelte, alcuni irrigidimenti sistematici dei pentastellati nocciono gravemente alla salute del progetto dei riccastri, ovverosia il mantenimento del sistema proteggente insalubri privilegi da sempre mantenuti per coloro che, fingendosi imprenditori, giocano nel monopoli finanziario, autentico azzardo mascherato da arte ingegnosa per portatori di gessati firmati, devoti al dio lucro.
E mi viene pure in mente al riguardo la sparizione di 30 milioni di euro che Antonio Conte aveva deciso di affidare ad un broker inglese per farli aumentare ancora di volume. Mi chiedo: ma trenta milioni di euro se rimanessero trenta milioni di euro, quale dannato danno arrecherebbero al loro proprietario? Perché bisogna sempre investire? Non sono sufficienti trenta milioni per vivere alla grande? Che necessità abbiamo di continuare ad ingigantire somme così spaventosamente irriguardose verso chi non sa cosa mangiare?
Ragionando così, bonomicamente per intenderci, rischiamo di perdere il senno e la ragione. Guardatevi intorno e ditemi se mi sto sbagliando! (la pizza rinsecchita a 25 euro venduta da Briatore a Montecarlo è il Bignami di quanto appena enunciato.)
Besos!