lunedì 18 maggio 2020

Ripartenza


Non si attenua il rancorismo nei confronti di questa maggioranza: sfogliando giornaloni di parte, sentendo interventi di pioppi incolti, guardando commenti di ogni genere su inefficienza, ritardi, mix di sconsideratezze, odi regionali, comunali, circoscrizionali, chi la voleva bionda, chi bruna, no era meglio rossa, io avrei fatto così, non si doveva fare in questo modo, il stiamo fallendo omnidirezionale, i piagnistei comuni, le favole di empi seriali evasori i quali, pur non avendo mai partecipato alle spese comuni stanno vergognosamente invocando aiuti, magari pure a fondo perduto, le favole di "va bene madama la marchesa", le critiche forsennate loro rivolte con accuse che vanno dall'esagerata distanza da rispettare, al fatto che sia impossibile prendere il sole o ristorarsi, come se i fautori delle norme godano ad imporre protocolli infausti ed antipatici, riducenti consensi; e poi i soloni sparsi ovunque più di Covid, la loro smania per emergere, le dirette instagram di chicchessia paragonabili al braccio alzato nei marosi alla motovedetta soccorritrice, l'esigenza delle apericena, momenti focali della movida sostituenti in certi casi se stessi e l'ascolto silenzioso necessario alla vera ripartenza, le disboscate pilifere paragonabili allo scempio amazzonico dell'Imbelle Piromane Brasilero che inizieranno oggi stesso nei centri estetici, lo shopping 2.0 di cui troppi hanno sentito la luttuosa mancanza, a guardar bene invece, mio modesto parere, è stato positivo disertare la scellerata ricerca dell'inutile per focalizzarmi sul necessario, non presente nella cianfrusaglia accalappiata in tempi andati solo per soddisfare la parte "sciaqualosa" di me, il parrucchiere, tempio dello svacco, la mancanza della sfogliatura dei tipici giornaletti, ora vietati, riverenti ai padroni del vapore sempiterni e la loro normalità fotografata per assimilarne la nocività, le chiacchiere con lo sforbiciatore tendenti all'unica tematica sulla natura benigna in certune esemplari, il ristorante che riaprendo perderà l'unico fattore, parlo sempre per me, fondamentale, quello del relax tra amici, il giro quotidiano nelle vie del centro, ora sottostante al rompicoglionismo del "togli la mascherina, rimetti la mascherina" per certi versi insopportabile, il rombo degli idioti ritornati a sgommare con le fiammanti novità il più delle volte prese a leasing con rate pagate a no' di cerbottana, il divario di casta che sicuramente riverrà marcato da coloro che ne fanno, inconsapevolmente, ragione di vita, il mare e i suoi metri quadri dogmatici che mi agevoleranno la voglia innata di spaparanzarmi a cavallo del Pinguino davanti alla tv, le visite agli amici recalcitranti e speranzosi di continuare al vederci su Skype, le nuove fobie post-pandemiche, ne ho accumulate tante tra cui rimarco il togliermi le scarpe appena entrato in casa, cosa buona, e il successivo lavaggio con antibatterico spry delle suole il cui liquido grondante hanno creato nel pavimento del ripostiglio una melassa difficilmente estirpabile a rischio frattura clavicola con relativo carpiato, oppure l'uso indiscriminato di prodotti che un giorno scoprirò essere più tossici di Covid, propagati a piene mani in ogni dove, la devozione alla dea Amuchina, la passione per l'alcol, quello rosa scuro sinonimo di opposizione al virus, l'incapacità di parlar d'altro, concedendomi alla diffusa, epidemica, chiacchierata epidemica globale con i 59.999.999 colleghi virologi, il sobbalzo interiore nell'udire il rumore sinistro e folle dello starnuto, la smania del controllo della temperatura, il rito del lavaggio maniacale di ogni cosa, gonadi compresa, più volte al giorno. 
Insomma, si riparte, si riapre. Alla maniacale ritualità, confermante il non aver arretrato in nulla, migliorandosi.          

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