mercoledì 6 maggio 2020

La voce no, ma la penna!


C'è un campo informativo che m'intriga particolarmente da sempre, quello riguardante il mondo della sanità. 
E su questo tema è uscito da poco "Sciacalli" di Mario Giordano che si lo ammetto in video con quella voce sirena mi è alquanto antipatico, ma su carta stampata riesce ad interessarmi oltremodo.
Sciacalli l'ho appena acquistato in formato Kindle e già nelle prime pagine narra di fatti che se non rispondessero a verità porterebbero Giordano sul lastrico per le enormi e relative querele. 
Alcuni esempi che allego quale motivo per invogliarvi ad acquistare il libro e che spero non irritino il giornalista:

«Curare i pazienti conviene? No, secondo Goldman Sachs: se guariscono non si guadagna più». Seguiva dettagliato report di un analista, tale Salveen Richter, che puntava il dito contro i «farmaci particolarmente efficaci»: «La capacità di garantire una pronta e relativamente rapida guarigione dei pazienti costituisce un serio problema di business per le case farmaceutiche che li producono». Come logica, non fa una piega. Goldman Sachs può andare fiera, l’analista Richter avrà fatto carriera."

 «Oggi per ogni malato di cancro ai polmoni spendiamo, con le terapie cosiddette innovative, l’equivalente di due Ferrari. Ma tra un po’ le Ferrari diventeranno quattro. Fino a quando potremo permettercelo?» Mi mostra un calcolo: per curare con i farmaci più innovativi il 50 per cento dei malati in progressione con tumore ai polmoni, al colon, alla mammella e il 50 per cento delle persone colpite da melanoma, occorrerebbero 177 miliardi di euro. Molti più di tutto quello che spende la sanità italiana nel complesso (114 miliardi di euro). «Arriveremo al punto in cui si dirà: tu hai 40 anni, ti possiamo curare. Tu ne hai 41, troppo vecchio, non ti cureremo più.» Possibile? «Più che possibile. Ci siamo vicini. Eppure nessuno ne parla.»

 C’è un farmaco antitumorale che si chiama trastuzumab, venduto dalla multinazionale svizzera Roche con il nome Herceptin, e poi da altre aziende farmaceutiche con nomi commerciali diversi. Ebbene: nel dicembre 2018 la Regione Piemonte mette per iscritto che un farmaco, comprato fino a quel giorno a 565 euro, lo pagherà di lì in avanti soltanto 163 euro, con un abbattimento del prezzo pari al 71 per cento. Avete capito bene: 71 per cento. In effetti a controllare la tabella Aifa (segreta?) dei primi due mesi 2019 il dato risulta confermato: il prezzo di acquisto del Piemonte è appena superiore a quello previsto, e cioè 179 euro anziché 163. 
Prendete il bosentan, un farmaco contro l’ipertensione: è bastato passare dal principio originale al similare, organizzando una regolare gara, e il prezzo in Piemonte è sceso da 2210 a 27 euro, con un risparmio del 99 per cento. Non è un errore: stiamo parlando proprio del 99 per cento. Risparmio del 99 per cento. Lo sentite come suona bene? È possibile. E non è nemmeno l’unico caso. Anche l’imatinib, un altro farmaco contro il cancro, è passato da 1907 a 24 euro con una riduzione del 99 per cento nello spazio di una mattina.
Mi fermo qui perché ho il voltastomaco. Continuerò nella lettura, sperando di non ammalarmi! 

 

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