lunedì 13 novembre 2017

Giramenti


Girano, frullano le scatole a leggere l'inchiesta dell'Espresso sulla brigantesca sottrazione di capitali denominata Paradise Papers. 
Anzi, a dire il vero girano proprio i coglioni, nel venire a conoscenza di bastardi senza gloria, sanguisughe inanellate da monili, sottrattori di linfe vitali per porci comodi individuali, e soprattuto pregni di una tranquillità senza precedenti vista la bravura ad occultare risorse. 
Anonimi, stanno attorno a noi poveri idioti che glielo permettiamo, senza proferir parola, in una rassegnazione unica nel suo genere. L'Espresso c'informa che tra coloro che non hanno dichiarato ricchezze enormi ci sono ben 120 politici di tutta la terra; società offshore che vedono impelagati ministri e parenti di Trump, di Putin, la stessa vegliarda e regina d'Inghilterra, cantanti impegnati nel sociale come Bono, quella paperetta di Shakira, Madonna etc. 
Veniamo a noi: l'inchiesta inizia con i Legionari di Cristo capitanati da quell'orco infame di Marcial Maciel Degollado, il quale oltre a seviziare minorenni, decise di aprire un conto alle Bermuda, la società International Volunteer Services, nella quale infila i ricavi milionari del suo impero educativo nel mondo.
Questo bastardo e la sua struttura parallela riuscì quindi ad evitare di pagare enormi importi di tasse, fregandosene di principi, di regole, di moralità e ancora oggi, sparito e spirato finalmente il fondatore, le svariate società offshore risultano non essere ancora chiuse completamente.
Dopo i Legionari l'Espresso ci presenta la famiglia Crociani e la loro società Vitrociset, venditrice di tecnologia strategica ai ministeri della Difesa, Giustizia, Interno e all'Esercito, alla Marina, all'Aviazione e poi Polizia, Carabinieri, aeroporti, Guardia di Finanza, agenzia spaziale, Nato e Banca d'Italia. 
Ma il bello deve ancora arrivare: la società è stata creata da Camillo Crociani, soprannominato l'Innominato, e benché fu coinvolto nel grande scandalo Lockheed del 1976, dove le tangenti furono pagate dalla multinazionale americana, a tanti governi stranieri, compreso il nostro, con il chiaro scopo di far comprare i suoi aerei, scandalo questo che fece pure dimettere il capo dello stato di allora, Giovanni Leone. 
Crociani però riesce a scappare, evitando l'arresto, con un jet privato carico zeppo di soldi, almeno dieci milioni di dollari e tanti costosissimi quadri. Crociani era il numero uno di Finmeccanica e allo stesso tempo padrone di una società, la Ciset, che tutt'ora controlla pienamente la Vitrociset. Lo stato italiano si accontenta di fare il socio di minoranza, pur essendo la Vitrociset un'azienda molto particolare, essendo strategica, pur se vigilata dal governo che ha poteri di veto (golden power) e nel caso di eventuale vendita lo stesso avrebbe la prelazione, evitando che la società finisca in mani straniere. 
Ma non è questo il punto: ci si domanda, noi che siamo imbelli, come sia stato possibile che da un personaggio così scomodo, lo stato abbia continuato a comprare sistemi di protezione per ben quarant'anni e Vitrociset abbia mantenuto il monopolio dei radar del traffico aereo. Un fiume di denaro immenso finito nelle mani della famiglia Crociani, una disgustosa storia con la quale pare abbiamo loro elargito qualcosa come un miliardo di euro, nascosto nei paradisi offshore. 
Un letamaio senza fine. Una vergogna che tornerò presto a raccontare perché, purtroppo, c'è ancora tanto da dire in merito. 

1- continua.

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