mercoledì 22 novembre 2017

Commenta Italo



No, non sarò certo io a replicare all'incredibile risposta del fondatore di Repubblica ad una domanda di Floris, ieri sera a Di Martedì!
Non solo perché non ne sono all'altezza, per ovvie ragioni culturali; ho letto Repubblica per più di trent'anni, ne ho apprezzato le lotte, il tentativo di elevare la cultura nel paese, la ricerca di idealismi, di confronti, di dibatti come sprone per sensibilizzare l'opinione pubblica ad una maggiore partecipazione alla vita pubblica; la maestria nel presentare il mondo economico agli sprovveduti come me, le inchieste e soprattutto la sfrenata critica, l'immarcescibile opposizione al pregiudicato al tempo dell'Era del Puttanesimo. 
E mentre oggi Repubblica esce completamente rinnovata, e la comprerò per saggiarne le novità, con il suo nuovo carattere tipografico chiamato, in onore del fondatore, "Eugenio", ecco arrivare quella risposta, inaudita per quanto scritto nei lustri passati, incomprensibile, inadatta alla persona, inusuale, becera, preoccupante. 
Non ti rispondo Eugenio, non ribatterò! Per rispetto ad un novantenne, per mancanza di basi intellettuali.
Faccio però rispondere quel signore posto dietro di te nella vignetta, che ti ricorderai certamente essendo stato tuo compagno di banco a scuola: Italo Calvino, il quale ti scrisse molte lettere che MicroMega, onore a questi giornalisti i quali, pur facendo parte dello stesso gruppo editoriale di Repubblica, non si sono posti alcun problema nel pubblicarli, ha recentemente portato alla ribalta. 

Ecco alcuni stralci di lettere scritte da Italo Calvino nel 1942 a Eugenio Scalfari, che si possono leggere integralmente a questo indirizzo: Micromega - Stralci di Lettere di Calvino a Scalfari

10 giugno 1942: «Tu che sempre hai vissuto in una sfera lontana dalla vera vita, uniformando il tuo pensiero all’articolo di fondo del giornale tale e talaltro, ignorando completamente uomini fatti cose adesso ti metti a scrivere di economia, di argomenti ai quali sono legati avvenire benessere prosperità di popolazioni. Questa più che faccia tosta mi sembra impudenza. […] Lo so, sono amaro, ma, ragazzo, nella merda fino a quel punto non ti credevo. Il giornale fa pietà, è un vero sconcio che si lasci pubblicare tanta roba idiota e inutile. […] Ti conoscevamo come uno disposto a tutto pur di riuscire, ma cominci a fare un po’ schifo.»

21 giugno 1942: «Me ne frego che tu ti offenda e mi risponda con lettere aspramente risentite (oltre che scemo sei pure diventato permaloso), quello che ho da dirti (e te lo dico per il tuo bene) si compendia in una sola parola: PAGLIACCIO! […] Chiunque ti legga, vedendo uno che fa sfoggio di erudizione ad ogni sillaba, che fa di tutto perché i suoi concetti appaiano il meno chiari e determinati possibile, non può fare a meno di credere che tu sia un IGNORANTE che ripete pappagallescamente frasi e termini raffazzonati a casaccio.» 

Buona giornata Eugenio! 

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