lunedì 10 luglio 2017

Clonazione agghiacciante


Mi dispiace per il grande Villaggio, ma Fantozzi è una copia! Dopo aver letto quest'articolo ne sono fermamente convinto: il Ragioniere era già tra noi nel 1760! E si chiamava Guillaume Joseph Hyacinthe Jean-Baptiste Le Gentil de la Galaisière!

I viaggi di Le Gentil astronomo senza fortuna

EDGARDO FRANZOSINI

Dal 1760, per più di undici anni, lo scienziato francese si imbarcò spingendosi fino alle Filippine per osservare bene il transito di Venere sopra il Sole. Ma non ci riuscì mai
Si racconta che l’astronomo Nicolas-Louis de Lacaille scrivesse e leggesse utilizzando esclusivamente l’occhio sinistro, riservando l’occhio destro alle osservazioni con il telescopio. Un esempio commovente di scrupolo e di devozione per il proprio lavoro. Non però così commovente forse come quello di un altro astronomo: Le Gentil de la Galaisière. La mattina del 26 marzo 1760 Guillaume Joseph Hyacinthe Jean-Baptiste Le Gentil de la Galaisière, questo il suo nome per esteso, membro dell’Académie Royale des Sciences, si imbarcò dal porto di Lorient, in Bretagna, diretto all’Île de France.
Era il primo scalo di un viaggio che doveva condurlo verso le Indie. Con sé aveva alcune lettere contenenti le disposizioni di Luigi XV al Governatore Generale di Pondichery. Lettere che il duca de la Vrillière gli aveva solennemente consegnato, dopo averle siglate con quella stessa mano che cinque anni più tardi doveva perdere in un incidente di caccia. Durante la navigazione l’astronomo dedicò le ore del suo tempo all’osservazione del cielo – quella regione sublime, tale egli la considerava, dove regnavano solo ordine, armonia, serenità, dove tutto aveva il suo corso uguale e definito - e alla stesura del suo diario: “regolarmente, giorno dopo giorno”. Ma che cosa aveva indotto quell’uomo tranquillo e metodico, più incline a misurarsi con le dolcezze della speculazione intellettuale che a gustare le estasi della vita pratica e attiva, a lasciare la Francia ed affrontare un viaggio così lungo e avventuroso? Tempo prima, l’Académie, avvicinandosi il momento in cui si sarebbe verificato un fenomeno “raro e importante tra quanti si possono vedere in cielo”, vale a dire il transito di Venere sopra il Sole, aveva disposto che fossero individuati i luoghi della Terra più favorevoli alla sua osservazione al fine di inviarvi gli astronomi più dotti e competenti. Coloro cioè che avrebbero saputo “meglio profittare della bella circostanza”, così si espresse il direttore dell’Observatoire di Parigi Cassini de Thury. Circostanza che avrebbe permesso di ottenere, questa era la convinzione, “la determinazione più esatta della distanza esistente tra il Sole e la Terra”.
Le Gentil venne destinato a Pondichery. Dopo mesi di navigazione il Berryer, un vascello di cinquanta cannoni di proprietà della Compagnie des Indes orientales, attraccò a Port Louis. Antoine Desforges-Boucher, governatore dell’Île de France, andò ad accogliere l’astronomo sopra quella sua carrozza a due cavalli che non aveva chi potesse, in tutto l’arcipelago delle Mascarene, starle alla pari. Desforges-Boucher aveva però una brutta notizia da comunicargli: la guerra con gli inglesi infuriava in tutta l’India. Le Gentil ascoltò le parole del governatore poi disse: «Il mio incarico è quello di raggiungere Pondichery. Non vorrei mi incolpassero di non esserci arrivato». Smaltito un flusso di dissenteria che lo obbligò a letto per qualche tempo, ai primi di aprile partì a bordo di un bastimento diretto verso le coste del Coromandel.
Arrivato al largo di Mahè, l’equipaggio di una nave olandese che incrociava in quelle acque informò l’astronomo che il Coromandel era ormai caduto in mano agli inglesi e che di conseguenza Pondichery non apparteneva più all’augusto sovrano, “per Grazia di Dio” Re di Francia e di Navarra. A quel punto l’astronomo prese la decisione di fare rotta, e con gran sollecitudine, verso l’Île de France. Sulla via del ritorno, e nonostante il bastimento avesse forzato notevolmente le vele, il 6 giugno 1761, allorché si trovava a 87 giorni e 15 minuti di longitudine est da Parigi (e cioè tra Ceylon e Sumatra) Le Gentil poté assistere al momento in cui Venere si interponeva tra la Terra e il Sole, quel fenomeno per osservare il quale l’Académie lo aveva inviato fin laggiù, solo dal ponte della nave. “Lo osservai come mi fu possibile, vale a dire molto male” annotò quella sera sul diario. Quindi giurò solennemente a se stesso che non sarebbe tornato in Francia prima di aver portato a termine “innumerevoli misurazioni, stime e ricerche”. Quella decisione, pensava, gli sarebbe costata certamente parecchi anni di lontananza da casa ma, oltre a ricompensarlo “sotto il profilo del sapere e delle conoscenze” gli avrebbe permesso di “attendere in quei mari” il prossimo transito di Venere. Transito che era previsto di lì a 8 anni. “L’ultimo passaggio” scrisse “che la presente generazione, ed io con lei, può sperare di vedere”.
Quando, qualche tempo dopo, compiuta una grande quantità di studi e di calcoli, Le Gentil arrivò alla conclusione che fosse Manila il luogo più vantaggiosamente collocato per osservare quel fenomeno celeste che stava diventando per lui “l’ossessione più grande”, partì per le Filippine. Soggiornava a Manila da un anno allorché ricevette una lettera da Parigi. Nella lettera, Joseph Jérôme de Lalande, professore emerito del Collège de France, lo rimproverava accusandolo, dal momento che Pondichery era stata ormai restituita ai francesi, “di essere finito” così scriveva “troppo lontano”.
Le Gentil rispose informando in dettaglio Lalande sui motivi che gli facevano preferire Manila: “Su 90 giorni, da marzo a metà giugno, c’è stato solo un pomeriggio di cielo coperto. Il clima di Pondichery, al contrario” spiegò “mi è sconosciuto”. Malgrado tutte queste buone ragioni, assicurò Lalande che sarebbe partito immediatamente per il Coromandel. Quando sbarcò a Pondichery, colui che ricopriva la carica di Governatore Generale del Re per i possedimenti francesi in India: Jean Law de Lauristone, lo accolse con tutti i riguardi e dispose che per lui venisse costruito, sulle rovine di un antico fortino, un osservatorio. Un giorno, verso la fine di aprile del 1769, Le Gentil confidò alle pagine del suo diario che non gli era mai capitato di osservare, in nessun altro luogo, una volta celeste con tanta chiarezza, e aggiunse che riteneva che il cielo di Pondichery fosse “semplicemente incantevole”.
Poi appuntò: “Mancano 39 giorni al passaggio”. Durante il mese successivo, e sino al 2 giugno, le giornate furono limpide, serene. Il tempo si mantenne bello anche il 3 giugno.
Il giorno seguente invece, di primo mattino, un colpo di vento spinse improvvisamente sul sole l’unica nuvola che da mesi era apparsa in quel cielo. 


Sul sole ci restò dalle 7 alle 7 e 30. Il tempo esatto che impiegò Venere a transitare davanti alla stella principale del nostro sistema planetario. “Questa è la sorte che attende spesso gli astronomi” annotò quel giorno le Gentil “Ho fatto quasi 10.000 leghe, ho percorso un così grande spazio di mare per essere spettatore di una nuvola che è venuta a presentarsi davanti a me solo per portarsi via il frutto delle mie pene e delle mie fatiche”. 

Un corrispondente che gli scrisse dalle Filippine due mesi più tardi gli riferì che il cielo a Manila, quel giorno, aveva invece “offerto l’aspetto più sereno”. Avendo ormai “solo grande desiderio di tornare in Francia” Le Gentil si imbarcò per l’Europa. Il 3 ottobre 1771, dopo 11 anni 6 mesi e 13 giorni d’assenza, passò la cresta dei Pirenei. Arrivando, qualche giorno dopo, a Parigi apprese che l’Académie l’aveva rimosso e sostituito a causa di quella sua lunga assenza.

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