lunedì 9 febbraio 2015

Alle solite


Con il piglio del leader, in realtà inesistente, l'anziano ed alla frutta despota meneghino riparla alla gente, la sua, per riannodare le fila di un partito da sempre allo sbando, da tempo immemore condannato ad una diversità sostanziale, ossia l'abbattimento della democrazia a scapito degli interessi del padrone, un infoiato onnivoro accentratore di pensieri e denari.
Parlando oramai a fatica, biascicando parole, evocando alti pensieri incompatibili con la propria filosofia di vivere, assurge alla comicità maxima allorché tira fuori spettri di deriva autoritaria, come se egli avesse condotto la nazione nei suoi vent'anni porcali, ascoltando i problemi del paese, coordinando idee e contenuti, facendo una politica seria e sana per il bene del paese! Sgorga in merito un solenne vaffanculo per tutto quello che ci fece passare, attorniato da nani e circensi, ebbro di egocentrismo sfrenato al pari della voglia di gnocca, anche minorenne, assatanato nel modificare leggi a suo piacimento, evitando galera ed esborsi milionari. 
A parole il Condannato rompe i patti, con fare da leader ma inserendo nel pietoso effluvio di solite parole, rassicuranti passaggi in merito alla votazione di decreti già in essere, che poi sono i basilari del governo del Fiorentino. Commuove questa comicità del nostro redivivo Totò, il fingersi di essere qualcun altro, l'immedesimarsi in ruoli a lui lontani anni luce, il continuare a far credere a queste baggianate, poveri coglioni non ancora risvegliatisi dal torpore arcoriano. 
Un punto ci ha però colpito: quando l'Obsoleto rimprovera allo Sbruffone di voler portare avanti decreti da lui ritenuti non urgenti, dando idea di cercare la rottura del Patto.
Quali sono questi decreti non importanti per il Puttaniere? Lotta alla corruzione ed al falso in bilancio, modifica della prescrizione.
Capito? 
Viviamo ancora sotto lo scacco di un Pregiudicato che vorrebbe allontanare leggi e decreti, in qualche maniera ostacolanti il proprio ideale, ossia la continua ricerca del modo per inchiappettare gli altri. 
Così anche Alfano ed i suoi compari si lamentano in merito ed il fatto che il Cameriere siculo sia anche ministro degli Interni, grida vendetta, provocando disgusto.
Siamo dunque in questa situazione perché ce lo siamo voluto, facendo partecipe delle riforme uno che dovrebbe essere in riformatorio. 
Il ras toscano mediti in tal senso e possibilmente allontani da noi e per sempre tale malefico personaggio, assieme alla sua claque, infima e rincoglionita come lui. 
Verdini permettendo, naturalmente!

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