sabato 20 settembre 2014

Le sorelle Serracchiani


Se vi capitasse di passare da Udine approfittatene per andare a trovare le sorelle gemelle Serracchiani, Debora e Deborda.

Debora combatte dal 2009 la nomenclatura di quello che fu una volta un partito di sinistra ed ultimamente, come a me pare giusto, non si vede più in giro per la ovvia ritrosia a commentare un matrimonio così indegno quale è l'unione tra Tromby e Fanfar. 
Debora divenne a quei tempi paladina di tutti coloro che già annusavano l'aria del più grande inciucio mai operato nella nostra repubblica, iniziato con l'amnesia sul conflitto d'interessi e perfezionato ora, ove non vi è più nessuna differenza tra un Verdini ed una Burrosa Boschi. 
Ai tempi che furono, Debora dichiarò che un politico indagato avesse l'obbligo di farsi da parte per chiarire la sua posizione e qualora fosse risultato estraneo alla vicenda, avrebbe potuto rientrare nell'agone dalla porta principale.

Deborda Serracchiani invece sta facendo una carriera luminosa vicina come è all'amore per il carrierismo sfrenato, per i voli di stato a sbaffo, per la difesa degli inquisiti addirittura in procinto di entrare alla Consulta, massimo organo della Magistratura, vedi quel Donato Bruno che pare si sia cuccato 2,5 milioncini per una consulenza richiesta dai tre commissari straordinari della Ittierre, colosso tessile molisano ora con tutto il personale in cassa integrazione, e dove guarda caso uno dei tre richiedenti l'intervento del Bruno era un suo collega d'ufficio legale, anche se non associato.
Deborda Serracchiani ha testé pronunciato in merito la classica formuletta imparata a memoria proveniente dai meandri loschi dell'Ali Babà Forza Italia, detta milioni di volte dalle colleghe di Deborda, le varie Gelmini, Ravetto e compagnia: "Un avviso di garanzia serve all'indagato per far chiarezza!"
Se passate da Udine, salutatemi soltanto Debora!
Gulp!

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