venerdì 2 agosto 2013

Ad Imperitura memoria!


L'articolo di oggi di Travaglio sul Fatto Quotidiano, dovrebbe essere divulgato in tutte le scuole!
Grande Marco!


Il pregiudicato costituente
di Marco Travaglio - Il F.Q. 2/8/2013

Oddio, hanno condannato Berlusconi e nessuno
sa cosa mettersi. Del resto, chi l’avrebbe
mai detto che il compare di Mangano, Gelli, Craxi,
Dell’Utri e Previti – per citare solo i migliori –
già amnistiato per falsa testimonianza, prescritto
due volte per corruzione giudiziaria e cinque per
falso in bilancio e una per rivelazione di segreto,
tuttora imputato per corruzione di senatori e indagato
per induzione alla falsa testimonianza,
nonché condannato in primo grado a 7 anni per
concussione e prostituzione minorile, avrebbe
potuto un giorno o l’altro diventare un pregiudicato?
Era tutto un darsi di gomito, uno strizzare
d’occhi, un “tutto si aggiusta” all’italiana, con leccatine
agli “assi nella manica” del sommo Coppi,
dipinto come il mago di Arcella che fa assolvere i
colpevoli. Invece da ieri anche la Cassazione, grazie
a cinque giudici impermeabili a minacce e
pressioni e moniti, ha detto ciò che chiunque volesse
sapeva da tempo immemorabile: Silvio Berlusconi
è un fuorilegge, un delinquente matricolato,
colpevole di un reato – commesso anche da
premier e da parlamentare - che in tutto il mondo
lo porterebbe dritto e filato in galera per un bel
po’. In America, per incastrare il suo spirito guida
Al Capone, bastò la frode fiscale. In Italia, grazie
anche all’indulto-insulto regalatogli da un centrosinistra
così tenero che si taglia con un grissino,
Al Tappone finirà ai domiciliari per un annetto.
O, se li chiede, ai servizi sociali. I giudici
milanesi lo manderanno a prendere dai carabinieri
in autunno, non appena riaprirà il Tribunale.
L’ignaro Epifani annuncia tonitruante che il
suo Pd, se necessario, è pronto a rendere esecutiva
la sentenza: non si dia pena, la sentenza è esecutiva
a prescindere da lui. Come tutto il resto.
Per arrestare un condannato, anche se parlamentare,
non c’è bisogno di Epifani, né del Parlamento,
né di nessuno. Piuttosto sarebbe interessante
sapere con che faccia il Pd possa restare alleato
con un pregiudicato prossimo all’arresto purché
non faccia troppo casino: come se qualche parola
o manifestazione scomposta fossero più gravi che
mettere in piedi una monumentale frode fiscale.
Econ che faccia il premier Nipote
possa restare al governo col sostegno
di B., magari per tuonare contro
l’evasione fiscale, senza che gli scappi
da ridere, a lui e a suo zio. Ma questa è
la “separazione dei poteri” come la intendono
i nostri politicanti: se un politico
è indagato, attendono il rinvio a
giudizio; se è rinviato a giudizio, attendono
la condanna; se è condannato
in primo grado, attendono l’appello; se
è condannato in appello, attendono la
Cassazione; e se è condannato in Cassazione,
imboscano la sentenza in un
cassetto perché bisogna separare la
giustizia dalla politica. Solo sull’interdizione,
quando sarà ricalcolata dalla
Corte d’appello e confermata dalla
Cassazione (pochi mesi), il Senato sarà
interpellato: ma per ratificarla, non per
discuterla o ribaltarla (è questa, cari
analfabeti, la separazione dei poteri). E
comunque i nostri tartufi si scordano
un piccolo dettaglio: l’anno scorso Pd,
Pdl e frattaglie centriste approvarono
la legge “liste pulite” che dichiara decaduti
e incandidabili i parlamentari
condannati sopra i 2 anni: dunque
neppure se fosse interdetto per un solo
giorno B. potrebbe restare senatore e
ripresentarsi alle prossime elezioni. A
meno che, si capisce, l’abrogazione di
quella norma giustizialista votata anche
da B. non faccia parte delle “riforme
della giustizia” invocate da Re
Giorgio un minuto dopo la prova che la
giustizia funziona. Ora i soliti idioti dicono
che la Cassazione ha condannato
10 milioni di elettori del Pdl (che sono
molti di meno): no, ha condannato un
solo eletto. Ma anche, simbolicamente,
tutti quelli che - sapendo chi era- l’hanno
legittimato, ricevuto, favorito, riverito,
salvato, strusciato, addirittura
promosso partner di governo e padre
costituente: da Napolitano in giù. Vergognatevi,
signori. E rassegnatevi: la
legge, ogni tanto, è uguale per tutti.

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