lunedì 18 agosto 2025

Ansiosi


Funeral Party
DI MARCO TRAVAGLIO
Degradati da commensali a pietanze, da guardoni a cornuti (sempre ultimi a sapere), i cosiddetti leader europei si sono videocollegati per una veglia funebre con quel che resta di Zelensky dopo 42 mesi di loro amorevoli consigli. Il corteo mortuario verrà ora aviotrasportato alla Casa Bianca per le solenni esequie e la degna sepoltura. I medici legali segnalano nelle care salme alcuni spasmi involontari tipici del rigor mortis e c’è chi giura di aver udito frasi smozzicate e prive di senso compiuto: “Kiev nella Nato”, “l’Ucraina porcospino d’acciaio”, “garanzie di sicurezza per ucraini ed europei”, “nuove sanzioni alla Russia”, “cessate il fuoco”, “nessuna cessione di territori”. Ma nessuno vi ha dato peso, tra chi ha una vaga idea di come va il campo di battaglia: sempre peggio per Kiev, pardon per il porcospino d’acciaio, sempre meglio per Mosca. La guerra, persa fin dal primo giorno, è costata agli ucraini e ai russi centinaia di migliaia di morti, alla Nato 400 miliardi di dollari e all’Europa un crollo economico da far rimpiangere il Covid, però può ancora peggiorare. Il lembo di Donetsk non ancora conquistato i russi lo otterranno comunque: senza colpo ferire se gli ucraini si ritirano o con un bagno di sangue. La scelta non è tra cedere alla Russia i territori occupati/occupandi e riconquistarli, ma tra riconoscere di averli persi oggi e perderne molti di più domani. È la storia di questi tre anni e mezzo: ogni compromesso rifiutato ora prelude a sacrifici peggiori in futuro. Trump, noto zotico ignorante, l’ha capito. Gli europei, raffinati e competenti, non ancora. Assistiti da “esperti” inetti e ottusi come loro, raccontano che Putin ha vinto la guerra in Alaska sul tappeto rosso e sulla cadillac di Trump, e non prima sul campo.

Infatti i cari estinti si rimettono l’elmetto da Sturmtruppen per vendere cara la pelle (degli ucraini) che hanno già perso. Sembra ieri che ripetevano frasi insensate: cambio di regime a Mosca, Putin morente e/o sull’orlo del golpe, Russia in default e isolata, armare Kiev fino alla vittoria sulla Russia, riprendere Donbass e Crimea, Armata Rotta, controffensiva vincente, Kiev nella Nato, niente cessate il fuoco perché sarebbe un regalo ai russi, inviare truppe volenterose. E sui negoziati erigevano linee rosse di pasta frolla: con Putin non si tratta, anzi si tratta ma solo se prima si ritira, anzi se accetta la tregua (ma non era un regalo a lui?). Ieri erano a “i confini non si cambiano con la forza”, ma “si parte dalla linea del fronte” (cioè da confini cambiati con la forza), purché la mini-Ucraina rimasta abbia “garanzie di sicurezza in caso di nuova invasione” (ma questo lo deciderà chi governerà in Europa quando e se dovesse accadere). Se li pagassero un tot a cazzata, sarebbero miliardari. 

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