giovedì 19 agosto 2021

Daniela e il Dragone

 

Sull’Afghanistan Draghi parla in stile Paolo Fox
di Daniela Ranieri
Nel giorno della prima conferenza stampa dei talebani dopo la presa del potere è passata un po’ sotto silenzio la prima intervista assoluta di Mario Draghi, rientrato da Città della Pieve a Palazzo Chigi per conferire in esclusiva col Tg1. Invidiamo chi non l’ha vista perché può vederla per la prima volta. Intervistatore: “Presidente, c’è apprensione per i nostri connazionali ancora in Afghanistan: che messaggio rivolge a loro?”.

Draghi, che risponde da una scrivania completamente vuota se non fosse per un telefono bianco tipo Sirio della Sip, non ha chiaramente niente da dire ai nostri connazionali, e infatti dice compassato: “L’Italia ha perso 54 soldati e ha circa 700 feriti: alle loro famiglie voglio dire che il loro sacrificio non è stato vano (ah, no?, ndr), hanno difeso i valori per cui erano stati inviati (i famosi nostri valori: la sudditanza agli Usa e la devozione mercatista, ndr), hanno fatto del bene (bilancio di 20 anni di guerra del Bene: più di 47 mila civili afghani morti, ndr), per me loro sono eroi”. Abbiamo un titolo: il giorno dopo i giornali avranno di che scrivere, oltre al fatto che Di Maio è al mare in Salento (ma in serata è rientrato, dopo aver disposto i rimpatri dei connazionali: mannaggia. Però si può sempre alludere al fatto che il Salento è meno chic dell’Umbria). L’eloquio di Draghi, in questa specie di intervista-comunicato plastificata e con domande telefonatissime, smarmella il contenuto del discorsetto. “La prima cosa da fare è riflettere”, dice. Non è chiaro chi debba riflettere, né quando. Forse noi, a cena. Intanto Palazzo Chigi di pomeriggio, col sole d’agosto che si riversa sulla scrivania desolata, è un non-luogo: pare il reparto truciolati di un Bricofer. “Cosa deve fare la comunità internazionale per scongiurare una nuova escalation terroristica?”, chiede l’inviato con deferenza; e qui si spera che il presidente risponda che la peggiore escalation terroristica l’abbiamo avuta a guerra in corso, e che quindi prima toglievamo le tende e meglio era, fermo restando che non siamo stati nemmeno capaci di farlo in modo strategico e dignitoso; invece: “A fine mese ci sarà un G20 dedicato alle donne a Santa Margherita Ligure”. Accipicchia, l’artiglieria pesante. Le domande si fanno sfidanti: “L’Europa sarà all’altezza?”. Risposta di Draghi, inaudita e dirompente: “Sì, lo sarà”. Capite? Non “no”, non “speriamo”, e nemmeno “così e così”: “Sì, lo sarà”. Aggiunge: “Abbiamo parlato con la cancelliera Merkel… Siamo d’accordo che la cooperazione è assolutamente necessaria”. Non “necessaria”: assolutamente necessaria. Come bere molta acqua con questa calura. 

Poi “accoglienza, sicurezza”, ma soprattutto “diritti delle donne”. (Gliel’hanno detto che nel suo esecutivo c’è uno che prende soldi da un fondo collegato alla famiglia reale saudita, il cui delfino è accusato dalla Cia di aver fatto ammazzare un giornalista? E che costui prendendo soldi è arrivato a definire la sistematica distruzione dei diritti sociali, civili e delle donne in Arabia Saudita un nuovo Rinascimento? A proposito: Matteo Renzi, che ogni giorno cerca di sopravviversi come può, dopo aver mobilitato le truppe socialare contro Di Maio che era in spiaggia, ci ha tenuto a informare il popolo di quanto segue: “Sono rientrato in ufficio, al #Senato, a Roma per sottolineare la gravità di questo momento”. In effetti, la sua presenza aggrava il momento. Chissà lo spavento dei leader talebani. A ogni modo un bel gesto, da parte di uno che in Senato ha normalmente il 41% di presenze. Postato il video, il tempo di risolvere il problema dei diritti delle donne afghane, si è teletrasportato in Versilia a presentare il suo libro).
Purtroppo l’intervista (ripetiamo: la prima di Draghi di sempre) nel finale assume toni escatologici, tipo previsioni di Paolo Fox: “È un piano complesso, che richiede una cooperazione tra i Paesi; dovremo prevenire infiltrazioni terroristiche”, e rivela che Draghi è certamente persona perbene (non è scontato: ci sono state al suo posto anche persone non perbene), ma oltre a ciò, in generale, tenendo conto anche degli altri fondamentali interventi sul tema (Carfagna e Zanda su Repubblica: mancano solo Tajani e Lollobrigida), non è detto che tacere non sia più onorevole. In certe congiunture storiche è chiarissimo come gli uomini e le donne di potere, gli apparati, le truppe, le diplomazie e gli osservatori non siano per niente all’altezza della situazione. La realtà è spesso tragica, violenta, complessa; chi comanda, e nel disbrigo degli affari correnti è moderatamente inadeguato, in questi momenti può apparire ridicolo, pomposo o inetto. Davanti ai fatti dell’Afghanistan che in grandissima parte l’Occidente ha storicamente contribuito a determinare, i nostri leader si mostrano fermi, circonfusi di democrazia, risoluti: sono o non sono i rappresentanti di una delle più belle colonie vacanziere e militari dell’Impero del Bene?

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