martedì 24 novembre 2020

Grande Michele!


L’amaca

Il paparazzo di se stesso

di Michele Serra

Si suppone esistano anche foto normali di questo signor Genovese. Nelle quali non balla, non strilla, non ride, non ghigna, non dà il ritmo alla serata, non sventola il reddito, non trascina la folla, non agita bottiglie di champagne.
Però sui giornali non se ne vede una, di foto normale del signor Genovese.
Si sa che i giornali, specie per illustrare storie di “nera” come quella di cui stiamo parlando, quando si tratta di scegliere una fotografia calcano volentieri la mano.
Ma nel caso di Genovese non hanno dovuto fare troppa fatica: è lui stesso, nei social e in società, ad avere calcato la mano, animando la galleria di autoritratti sovreccitati che ci accompagna ormai da parecchi giorni.
Ci si domanda perché mai essere ricchi, ed essere contenti di esserlo, debba far perdere la trebisonda fino a questo punto (e fino al punto di considerare le ragazze un bene di consumo come un altro) generando quell’antropologia pacchiana, sedicente edonista, nei fatti tristissima, che dai fatidici anni Ottanta non sembra voler mutare di segno, se non per gli aggiornamenti in fatto di droghe e per le ridicole e cafonissime autocelebrazioni social della ricchezza che hanno trasformato ciascuno di costoro nel paparazzo di se stesso, e in molti casi nel proprio parodista involontario.
Certo consola sapere che, qualora cadessimo in disgrazia, il massimo rischio che corriamo, noi della non movida, della non bisboccia, della non alba in discoteca, è che i giornali pubblichino una delle tante foto nelle quali abbiamo la faccia da scemo. E come prova di depravazione, nella peggiore delle ipotesi un bicchiere di rosso.

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