giovedì 5 novembre 2020

Forse ci siamo

 


Ad un passo dalla disfatta, pieno di debiti da scoppiare, è stato il primo Presidente ad annunciare la vittoria a seggi ancora aperti e a trasformare la Casa Bianca nel suo point elettorale. Bugiardo, incolto, smargiasso, occhieggiante i sommi idioti suprematisti, amico dei negazionisti, convinto che il cambiamento climatico sia una fiaba, ha suggellato la sua dabbenaggine invocando ricorsi e blocchi di scrutinio elettorali per una vaga idea di broglio cogitato in quell'imbelle cranio desertico adornato con stoppa biondastra, somigliando al moccioso che tutti noi abbiamo incontrato almeno una volta da bambini, colui che perdendo si portava a casa il pallone di proprietà.
Ridicolo e pericoloso oltre ogni limite, potrebbe essere arrivato al capolinea, al tracollo e questo, se avverrà, ci farà impazzire di gioia, corroborando la speranza in un mondo migliore e, sicuramente, più pulito e arieggiato. L'olezzo che è in lui se lo sciropperanno privatamente Melania (la do divorziante con una probabilità simile a quella che anche oggi il suo fan Cazzaro rutterà l'ennesima stupidata) e Ivanka, simpatiche come entrare per sbaglio dentro un recinto di tori allupati.
Non è ancora tempo di far festa, ma la probabilità di esultare è alta. Intanto corroboriamo bronchi e polmoni, iperventilandoci alla Maiorca, al fine di confezionargli un mastodontico, inusuale, storico, stratosferico, fantasmagorico Vaffanculo agevolante codesto bignami di stoltezza all'uscio della White House.

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