giovedì 5 novembre 2020

Amaca


Una enorme differenza
di Michele Serra
È sicuramente vero che la frittata è fatta, ormai, dal novembre del 2016; che Trump non è solo l’autore ma il risultato di un guasto sociale annoso; che i dem sono in larga parte bacucchi nei modi, nel linguaggio, nel pensiero, e anche a questa decrepitezza è dovuta la deriva popolare americana e non solo americana; che la democrazia, non solo americana, è un involucro lacerato in più parti, roso dall’ignoranza e dalla rabbia, e aggiungeteci tutte le cose tristi, desolate, disperate che leggiamo e scriviamo ovunque, da anni, sentendoci alla fine di un’epoca tutto sommato libera e pacifica e sull’orlo di un’altra epoca che ci sembra sempre più simile a un pozzo nero.
È tutto vero. Ma si vede che sono un animo semplice perché, al netto di tutto questo, penso che faccia una enorme differenza che alla Casa Bianca ci sia o non ci sia più l’uomo che ha incarnato per quattro anni la morte del rispetto, del ragionamento, della cultura, della scienza, della mitezza, della misura, della signorilità (che non è una dote di classe, è una qualità dell’anima) e di tante, troppe altre cose che davamo per acquisite, ed evidentemente non lo erano.
Sì, una enorme differenza, che gli analisti e i commentatori riescono a mettere molto tra parentesi, nelle dirette tivù, perché è in buona misura anche una differenza emotiva e sentimentale, dunque poco compatibile con il loro lavoro.
Dev’essere per questo che dopo pochi minuti cambiavo canale: non reggevo quell’indifferenza a una così enorme differenza.

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