sabato 5 ottobre 2019

Non vuol far l’amerigano


sabato 05/10/2019
L’anti-trumpismo della mozzarella

di Massimo Fini

C’è voluto che gli americani attentassero alla nostra mozzarella perché l’Italia intera si sollevasse ed emettesse un ruggito anti-yankee: dai giornali, la Repubblica, il Corriere, il Giornale, i cattolici Avvenire e il Tempo, ai politici. Persino il tremebondo Di Maio ha fatto la faccia feroce di fronte al gauleiter Mike Pompeo mandato in Italia per rimetterci in riga: “Difenderemo le nostre aziende”. “L’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”.

Finché ci costringono a tenere 800 soldati in Afghanistan, ci impediscono di avere relazioni economiche con l’Iran per noi molto vantaggiose e con la Cina, per noi ancor più vantaggiose, ci coinvolgono in guerre che per noi hanno contraccolpi disastrosi come quella alla Libia di Gheddafi, contano su di noi per l’alleanza col generale tagliagole Abdel Fattah al-Sisi (“un grande statista” secondo Renzi e non solo lui), tengono sul nostro territorio 60 basi militari alcune nucleari, stuprano impunemente le nostre ragazze e un loro rambo fa 20 morti al Cermis, ci tengono insomma in uno stato di minorità politica, militare, economica e alla fine anche culturale oltre che linguistica, “tutto va ben madama la marchesa”, che sarà mai? Ma la mozzarella no, quella non si tocca. Siamo o non siamo un popolo di buongustai, un po’ vigliacchi, va bene, ma buongustai?

Naturalmente le pecore quando cominciano a ruggire si spaventano e riprendono subito a belare. Ci si è affrettati ad affermare che, ovviamente, non sono in discussione “gli indissolubili legami transatlantici”. Ma noi ci chiediamo da tempo in nome di che gli americani possano ricattarci in ogni ambito e con noi ricattare, naturalmente, l’Europa intera. C’è, si dice, il Patto Atlantico, con annessa Nato, che l’Italia insieme ad altri Stati dell’Europa occidentale ha firmato nel 1949. Ma una norma di diritto internazionale recita pacta sunt servanda, rebus sic stantibus. E da allora il panorama internazionale è completamente cambiato: non c’è più l’Unione Sovietica, si sono affacciati all’onor del mondo occidentale grandi Paesi come la Cina e l’India, il Medio Oriente non è più sotto il nostro controllo e i musulmani, dopo l’avvento di Khomeini, sono una realtà della quale non si può non tenere conto e trattarla solo a suon di bombe. Non c’è più alcuna ragione di osservare quel Patto e di inventarsi legami culturali che se mai sono esistiti oggi non ci sono più. È del tutto evidente che l’Europa è diventata da tempo, non da quando c’è Donald Trump come ipocritamente si dice per salvarsi la faccia, un bersaglio per la politica americana. Questo Angela Merkel lo aveva capito benissimo quando un paio d’anni fa affermò: “Noi non possiamo più contare sugli amici di un tempo”. E Merkel divenne immediatamente uno dei bersagli preferiti non solo di Trump ma di tutta l’America, repubblicana o democratica che sia.

Ma questo sarebbe esattamente il momento per l’Europa di ribellarsi perché la politica dei dazi e delle sanzioni arbitrarie ovviamente non colpisce solo l’Italia, ma l’intera Unione europea. Ma, per tornare a noi, se i dazi sulla mozzarella saranno serviti a ridarci un po’ d’orgoglio nazionale, a noi tutti e non solo alla Meloni e in modo ambiguo a Salvini, ben vengano. Ben vengano la mozzarella, il prosciutto, il Grana Padano. E io, nel mio piccolo, mi sentirò un po’ meno solo perché le cose che ho scritto in questo articolo, meritandomi fama di antiamericanismo irrazionale, illogico e autolesionista, le scrivo da trent’anni.

Nessun commento:

Posta un commento