sabato 21 settembre 2019

Tenerezza e compartecipazione


Leggo le cronache della cosiddetta settimana della moda, dai diciamocelo, un circo mediatico di inusitata e sguaiata vaporosità, che poi se uno si vuol vestire con i rigidi canoni imposti da pochi, che definirei furbastri, sono affari suoi, dove chi è ricco ha l'occasione per spenderne un po' e chi ne ha pochi avviluppa la lingua come chi uscendo da una convention di digiunatori si ritrova davanti ad una fumante rosticceria, e tutto gira vorticosamente con giovani aspiranti manichini vengono spogliati e vestiti per proporre le cosiddette novità, che a guardar bene sono direttamente proporzionali al dogma di rinverdire il guardaroba per dare la possibilità ai cosiddetti signori della moda di vendere per l'ennesima volta a prezzi stellari le proprie creazioni e, mi si permetta, a schiavizzare poveretti a qualche euro all'ora per garantirsi guadagni impensabili, ma non tutti, per fortuna, fanno così, ed infine, ma non per ultimo, aleggia ovunque, a me pare, la voglia innata di esserci per convincersi di poter "fulcrare" il tempo ed il tempio nell'effimero.
Tutte le volte che guardo o vedo immagini delle cosiddette settimane della moda, ringrazio il fato, il destino di essere nato e vissuto millemiglia lontano da questo che ritengo, parere personale, avanspettacolo. E, badate bene, non lo dico per invidia. Avessi le possibilità starei lo stesso alla larga da quel trambusto per pochi eletti. 
Vorrei, è un desiderio preistorico nel senso che lo covo fin dalle origini, poter organizzare una settimana alternativa a quella modaiola, che chiamerei settimana dell' "amenbattoerbelin" nella quale potrebbero sfilare tutti coloro a cui vestirsi sotto imposizione di pochi illuminati, provoca ribrezzo e ribellione, inducendogli ad abbigliarsi alla "cazzo&campana", in pienezza di spirito. Non è detto che prima o poi realizzi questo desiderio. 
Ma passiamo alla sezione triste: durante questo guazzabuglio di sfilate, roteano attorno agli eventi delle giovani, dei giovani che passeggiando agghindatati in modalità evidenziatore verde acceso, tentano di venir notati da "qualcuno" in grado di procurargli ingressi alle sfilate destinati a pochi. Ricapitolando ci sarebbero truppe di poco più di maggiorenni che tutto il giorno passeggiano davanti ai templi del fancazzismo con la speranza di venir notati. Mi mette tanta tristezza avere appreso questa tendenza da arsura di visibilità. Non per fare sermoni o considerarmi meglio di loro, non per dare l'idea di posizionarmi su un piedistallo; lo dico solo per pura e cruda compartecipazione all'ansia di molti: non sarebbe meglio sedervi in un bar per leggersi qualcosa o, se preferite, andare in un parco a gustarsi un libro, oppure entrare in una bella pinacoteca? Naturalmente a tutto questo sarebbe allegato un placido e distaccato "ma andate a cagher!" rivolto a tutti coloro che hanno fatto dell'inconsistenza una ragione di vita! Viva la cultura e lo sghignazzamento verso chi si crede alla moda!    
  

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