Green, green, green! Tutto inizia ad essere green, perché tutto ciò che è moda avviluppa menti e coscienze. Green lava coscienze, rimpingua forzieri già stracolmi, discolpa, infervora, rende á la page chi non vive per sé stesso bensì per esibirsi in questo circo stellare. Green per tutti i richkids, i diversamente umani, dispensatori di blandizie tanto care agli dei, gli avviluppati attorno alle verticali di Krug, per chi apre il borsellino per elargire tra il suono di banda attirante l’attenzione mediatica. Pullulano i virtuosismi, i filosofeggianti nonsense, incitamenti da chi furoreggia nei cieli col jet privato, o da chi attraversa l’oceano ad emissioni zero pur gestendo flotte di elicotteri boffoncheggianti miasmi nei cieli. Green, cammeo nella settimana modaiola milanese, soverchiante nuovo status di casta, diga suprema per una nuova differenziazione sociale detergente antichi delitti etici, divinizzazione di status sociale di pochi, capestro per molti, inquinanti habitat che pochi vorrebbero fagocitare, nel green.
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