venerdì 26 ottobre 2018

Apo-Scanzi


venerdì 26/10/2018
A ciascuno la sua apocalisse (politica)

di Andrea Scanzi

È ormai noto che moriremo tutti. Tale rivelazione, invero insita nella natura fallace del genere umano, è divenuta ancor più ineluttabile con l’avvento del Salvimaio. Il quale, si sa, ha come unico obiettivo quello di condurci tutti all’Apocalisse. È dunque certo che non solo creperemo, ma lo faremo pure malino, smarriti come un uomo di sinistra alla Leopolda e poveri come un Carrefour vilipeso dai Ferragnez. Giacché ogni cosa è dolore ma il dolore non è mai uguale a se stesso, ci attende non una bensì molteplici Apocalissi.

Apocalisse Moscovici. Questo bell’ometto implume passa il tempo a dar patenti di economia e democrazia. Ne ha ben donde: come ministro delle Finanze ha fatto disastri, portando il deficit della Francia al 3% e conducendo il suo partito all’implosione. Eppure sta sempre lì, non mancando di darci dei “fascisti”, “xenofobi” e adoratori di “piccoli Mussolini”. Sorta di Monti francese che non ce l’ha fatta, attende le elezioni europee di fine maggio come i tacchini attendono negli Stati Uniti il giorno del Ringraziamento. Sfortunatamente per noi, e crediamo pure per lui, Moscovici è molto meno simpatico e assai più molesto dei simpatici gallinacei, benché ne condivida forse l’acume politico.

Apocalisse “Antagonista”. Caratterizza quegli ambienti della sinistra che si auto-professa “vera”. Ne riconosci gli adepti perché tengono Internazionale sotto il braccio, come una baguette proletaria, non mancando di incolpare di ogni cosa il barbaro Salvini e il mona Di Maio. Poiché entità superiori, gli “Alternativi” di economia si occupano poco: è un argomento troppo prosaico. Sanno però con esattezza che questa Manovra ci condurrà all’abisso della morale. E di ciò sono intimamente felici, perché in punto di morte non mancheranno di ricordarci che loro ce lo avevano detto.

Apocalisse Monti-Fornero. Duo diversamente comico che ristagna in tivù e ha la ricetta infallibile su come uscire da una crisi che ha fattivamente contribuito ad acuire. Più o meno come avere il figlio malato di tonsillite e scegliere Erode come pediatra.

Apocalisse Renzi. Questa, a ben pensarci, non è una corrente politica ma una recensione inappuntabile: “Apocalisse Renzi”. Quindi è inutile aggiungere altro.

Apocalisse Ischia. È quell’apocalisse autoindotta secondo la quale, in un decreto che dovrebbe parlare dell’emergenza Genova, inserisci un condono tombale a Ischia. E poi, quando ti sgamano, dici che lo hai fatto perché ce n’erano già tre precedenti e tanto valeva velocizzare il tutto per agevolare le ricostruzioni delle case terremotate a Ischia. Più o meno un anno fa, Di Maio disse che si sarebbe iscritto al Pd qualora avesse fatto un condono a Ischia. Eccoci. Niente paura, però: tenendo conto dei concorrenti al Congresso, Di Maio potrebbe pure vincere. E vederlo alla guida del Pd, picchiando un giorno Orfini e quell’altro Faraone, sarebbe pure divertente.

Apocalisse Patrimoniale. La Manovra fallirà e il Salvimaio, come Amato decenni fa, entrerà di notte nei nostri conti correnti. Non solo: Toninelli si intrufolerà nelle nostre case, intendo proprio fisicamente, e col consueto entusiasmo lucido ci porterà via ogni bene. Poi, prima di andarsene, ci fisserà – con quel suo sguardo concentratissimo – per dirci: “Lo faccio per costruire un ponte dove potrete far giocare i vostri figli in autostrada. Un giorno mi ringrazierete”. E se ne andrà in dissolvenza, quasi come nel finale di un film muto.

Apocalisse Sallusti. In cerca d’autore come una comparsa sbagliata in una trasposizione shakesperiana, ha speso gli anni migliori della sua vita a dirci che lo spread era una congiura contro il suo Berlusconi. Ora, invece, ha elevato lo spread a personale monolite e pare solo un Juncker meno rubizzo. Solidarietà.

Apocalisse Berlusconi. Vedi tu com’è la vita: nasci Caimano e finisci Cottarelli.

Apocalisse Gelmini. Uscita non senza fatica dal tunnel dei neutrini, vuol reinventarsi economista e statista. Lecito. Solo che, nel frattempo, Forza Italia è morta. E l’effetto è un po’ quello che susciterebbe vedere Bakajoko che si scalda a bordo campo certo di spostare le sorti del mondo, quando però nel frattempo l’arbitro ha già fischiato la fine della partita. Da tre ore.

Apocalisse Calenda. Particolarmente a suo agio nel ruolo di apocalittico in servizio permanente, è solito prospettarci un futuro da figli di una troika minore. Lo fa con quel suo bel mix da Barca meno preparato e Renzi meno antipatico, interpretato da un Pozzetto che si esprime chissà perché in romanesco. Daje Cale’. Al tema che più preferisce, “Siete tutti ottusi plebei ma io posso salvarvi”, il nostro eroe ha pure dedicato anche un libro. Che sta vendendo più della Bibbia. Non è una battuta: è la prova che questo Paese è smarrito. Tanto smarrito.

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