martedì 16 ottobre 2018

Essenza di giornalismo


Quel che altri non fanno

martedì 16/10/2018
Attendiamo fiduciosi

di Marco Travaglio

Quando avranno finito di lamentarsi (sbagliato) perché i media ce l’hanno con loro e raccontano balle su di loro (vero), i gialloverdi dovrebbero rispondere a una semplice domanda: ma quando invece i giornali dicono la verità, che si fa? La si ignora lo stesso o si replica nel merito (come Conte sui suoi concorsi universitari), eventualmente si chiede scusa e si rimedia? Qualche caso, fra gli ultimi.

1) L’Espresso scova i tweet omofobi e sessisti di Enrico Esposito, avvocato di Acerra, amico di Luigi Di Maio che l’ha appena nominato vicecapo dell’ufficio legislativo dello ministero dello Sviluppo. Ora, può darsi che questo Esposito sia un fenomeno della legislazione. Ma uno che, dal 2013 al 2016, riesce a twittare che le quote rosa in politica servono a “levare le donne da mezzo (sic, ndr) alla strada”, che la Biancofiore sottosegretario di B. era “una mignotta in quota rosa”, che “in un Paese serio Vladimir Luxuria va in galera, non in Parlamento”, che “quando ti chiamano ‘ricchione’ o rispondi ‘a puttan e mammt’ o vai a piangere dalla maestra. Se fai la seconda cosa, sei ricchione davvero”, che “Dolce e Gabbana sono chiusi ‘per indignazione’. Ma si può sempre entrare dal retro”, significa che ha seri problemi, oltreché con la lingua italiana, anche con i minimi sindacali della nostra civiltà. Quindi o chiede scusa (e, per penitenza, rinuncia ai social per un anno), oppure al ministero dello Sviluppo si trova un legislatore un po’ meno indecente.

2) Ieri la Procura di Genova ha chiesto la condanna per falso e/o peculato di 21 ex e attuali consiglieri regionali liguri che intascarono rimborsi pubblici per spese privatissime spacciate per “istituzionali” (cene natalizie e pasquali, viaggi, gite al luna park, birre, gratta e vinci, ostriche, fiori e biscottini), fra i quali Edoardo Rixi, viceministro leghista delle Infrastrutture, che s’è visto chiedere 3 anni e 4 mesi di galera. Nel caso in cui Rixi fosse condannato, varrebbe ancora la regola del “governo senza condannati”, con le dimissioni di Rixi, o Lega e M5S farebbero un’altra eccezione dopo quella su Armando Siri, promosso a viceministro in barba al patteggiamento di 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta?

3) Il Corriere ha scoperto che nel decreto per Genova una manina ha infilato un decretino per Ischia terremotata, che prevede un condono tombale per le case abusive e pure un “contributo fino al 100%” per ricostruire o ristrutturare nello stesso posto (sbagliato) quelle crollate “non totalmente abusive”. Non male, per un’isola con 28 mila abusi censiti su 64.115 abitanti (in media uno per famiglia).

Una vergogna che non aveva osato neppure B., autore di due condoni edilizi (1994 e 2003), ma un filino più limitati. È troppo chiedere il nome del proprietario della manina affinché sia licenziato in tronco, previo impegno a cancellare lo sgorbio in Parlamento; o, in alternativa, una rivendicazione ufficiale di Di Maio e Salvini con le motivazioni che li hanno spinti a condonare gli abusi nell’isola degli abusi?

4) Verdi e associazioni ambientaliste denunciano un altro condono nascosto nel decreto per Genova, anche questo del tutto estraneo alla ricostruzione del ponte Morandi: la Lega vi ha inserito (e il M5S ha abbozzato) l’articolo 41 che innalza il livello di idrocarburi nei fanghi di depurazione per il riuso in agricoltura da 50 a 1000 milligrammi per chilogrammo (venti volte tanto). In pratica – spiega il verde Angelo Bonelli - una licenza a “spargere un milione di tonnellate di fanghi carichi di idrocarburi e metalli pesanti sui suoli agricoli. Un regalo alle imprese che trattano le acque reflue di depurazione civili e industriali e che in regioni come Lombardia e Veneto hanno accumulato scorte che non riescono a smaltire. La Lombardia aveva già provato a fissare un limite ancor più alto, ma il Tar Lombardia ha bocciato la norma” a luglio. Ora la legge ribalta la sentenza del Tar e dà ragione agli inquinatori. Che dicono i 5Stelle, dopo dieci anni di battaglie ambientaliste? E il generale Costa, ottimo (sulla carta) ministro dell’Ambiente?

5) Siccome un condono tira l’altro, sta arrivando pure quello per gli evasori, camuffato spiritosamente da “pace fiscale”. Le opposizioni non possono aprire bocca, perché la storia della Repubblica è lardellata di condoni, esclusi i governi Prodi e inclusi i governi B. (lui li chiamava “concordati” e “scudi fiscali”) e Renzi (“voluntary disclosure” e “rottamazione delle cartelle”). Ma noi sì, visto che li abbiamo sempre contrastati. Ieri Salvini ha ripetuto che “il saldo e stralcio delle cartelle di Equitalia per chi ha fatto la dichiarazione dei redditi ma non è riuscito a pagare tutto è nel contratto di governo”. Per la precisione il Contratto di governo recita: “Pace fiscale con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell’importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica” escludendo “ogni finalità condonistica”. Tetto di 100 mila euro a parte (e si temeva molto peggio), non conosciamo il testo finale della cosiddetta “pace”, che naturalmente escluderà chi alla presunta guerra si è sempre sottratto pagando le tasse. Vedremo se una riuscirà almeno a distinguere chi non ha pagato perché eccezionalmente e involontariamente non aveva i soldi da chi ha fatto il furbo. Ma questo mini-condono, prim’ancora di nascere, ha già fatto danni: ha dissuaso dal pagare chi stava per accedere al precedente (la rottamazione renziana), in attesa di quello nuovo. Con un crollo del gettito di un paio di miliardi. Per usare il frasario tipico dei gialloverdi: e ora chi paga? Fateci sapere.

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