Dunque: uno che pagava la mafia è riuscito ancora a rimanere ago della bilancia, sognando il classico governo alla dentro tutti per continuare a dettar legge sulle sue prerogative annullanti la democrazia; un altro che dimessosi continua a dettar legge dentro ad una specie di partito annichilito dal suo egocentrismo asfissiante, supportato da una pletora di devoti scelti dallo stesso grazie ad una legge elettorale cogitata scelleratamente per depotenziare l’unico partito vincitore alle passate elezioni, il cui candidato a guidare la nazione appare, grazie a media di parte e di proprietà, un inetto, incapace, inadeguato solo perché avrebbe voluto abbattere privilegi, ristabilire la democrazia anche attraverso una seria legge sul conflitto d’interesse attesa da oltre vent’anni e mai legiferata nei vari governi tecno-rapto-bancari che si sono succeduti, e che hanno totalmente depredato le classi medie a vantaggio della casta denominata “di Lorsignori”, autentico motore propulsivo della nazione, tra l’indifferenza generale provocata da un obnubilamento totale, insufflato ad hoc da programmi pregni di idiozie sparate in aere per appunto un rimbambimento generale tanto perfetto da divenir modello anche per altri stati sognanti un sistema ove si possa restare in sella pur raccontando fregnacce, ripulendo risparmi di molti e proteggendo conquiste illiberali per pochi.
Alloccalia, lì 5 maggio 2018 (ella fu, appunto!)
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