sabato 7 settembre 2024

Commenti

 

La macchina dei ricatti
DI MASSIMO GIANNINI
Genny & Mary , il tristanzuolo b-movie di questa folle estate italiana, è finito come doveva. Dopo un lungo e inutile supplizio etico, politico e mediatico, Gennaro Sangiuliano va a casa, com’era logico e giusto fin dall’inizio. Tra lo scorno e il disdoro, sommerso dalle mail e dalle chat, dalle ricevute degli hotel e dalle carte d’imbarco, con le quali l’ha sbugiardato la sua ex fidanzata Maria Rosaria Boccia.
Le sue «dimissioni irrevocabili» sono l’epilogo scontato di uno scandalo che andava aperto e chiuso in due ore, tanto ne erano chiare la portata e le implicazioni.
E invece le disavventure sentimentali e ministeriali di questa strana coppia hanno paralizzato il Palazzo e incuriosito il Paese per due settimane, manco fosse il Sexgate di Bill Clinton e Monica Lewinsky. Per giorni e giorni ci siamo chiesti come fosse tollerabile che un’avvenente e intraprendente influencer, ex venditrice di abiti da sposa, riuscisse a tenere sotto scacco un ministro della Repubblica, smentendolo in tempo reale sui social e in tv.
Soprattutto, ci siamo domandati come fosse possibile che Giorgia Meloni non riuscisse a obbligarlo a fare l’unica cosa sensata, cioè sloggiare dal dicastero della Cultura, qui ed ora, e lo pregasse addirittura di restare al suo posto.
Man mano che si sono fatti più chiari i contorni di questa Temptation Islandall’acqua pazza, abbiamo avuto finalmente la risposta. C’è una ragione, se per cacciarlo è servito un penoso stillicidio di accuse e controaccuse tra lui e lei, sui contratti di consulenza firmati e poi strappati, su chi pagava i viaggi e chi partecipava alle riunioni, sulle telefonate registrate e le foto taggate. C’è una ragione, se l’ex ministro si è esposto a un indegno passaggio negli studi di TeleMeloni, per una pseudo-intervista annaffiata dalle sue lacrime di coccodrillo e officiata dal direttore del Cinegiornale della rete ammiraglia, capace di svilire il Tg1 in C’è posta per tee di scivolare in un attimo da Maria Rosaria a Maria De Filippi.
C’è una ragione se ha cercato di resistere finché ha potuto, anche di fronte alla tambureggiante e devastante controffensiva di Boccia sui giornali e sulle tv.
La verità è che quella a cui abbiamo assistito è molto più che una telenovela boccaccesca, a metà strada tra la sceneggiata napoletana e la farsa da Bagaglino. Intanto, se non ha compromesso la sicurezza nazionale, ha sicuramente umiliato la decenza istituzionale. E poi la tresca privata nasconde una sconcezza pubblica. Tutti ricattano tutti: è questo il cuore della questione, che è sfuggito e sfugge da giorni all’ormai ex ministro, alla destra che lo ha difeso troppo e alla premier che non lo ha licenziato subito. La “ricattabilità”, che ormai mascariava non solo il “Bombolo del Golfo”, ma zavorrava anche l’intero governo e in definitiva l’intero Paese, caduto in ostaggio di un ménage amoroso dietro al quale si cela un potere limaccioso.
Al di là di quello che scrive Sangiuliano nel suo dolente commiato, e a prescindere da quello che ancora dirà Boccia sul web o nei talk, le domande senza risposta restano tutte sul tavolo. Riguardano da un lato la lealtà dei servitori dello Stato e la credibilità delle istituzioni. Dall’altro lato la qualità della classe dirigente e il buon funzionamento dei gangli vitali della Res Publica.

Nessun commento:

Posta un commento