Astenersi competenti
di Marco Travaglio
Ormai in Italia parlano, scrivono e legiferano di giustizia solo persone che non hanno la minima idea di cosa sia. Per cui capita di leggere sulla Stampa due editoriali indignati e increduli: “Se chi uccide un bambino può evitare la galera”, “Se chi accusa di stupro subisce 1400 domande. Processo alla vittima”. E, su quasi tutti i giornali, una miriade di commenti contro la Meloni che non è ancora riuscita a farsi ridare da Orbàn, suo amico, Ilaria Salis, detenuta da 11 mesi in Ungheria in condizioni deplorevoli.
1) Perché lo youtuber che ha ucciso il bimbo non va in galera? Perchè l’omicidio non è volontario, ma colposo; perché ha patteggiato una pena (superiore alla media) che prevede “4 anni e 4 mesi di reclusione”; e perché nel Paese di Bengodi da tutti dipinto come un inferno giustizialista la reclusione è quasi sempre finta: le pene sotto i 4 anni si scontano comodamente a casa (domiciliari) e poi a zonzo (servizi sociali). E allo youtuber, detratti i mesi scontati in custodia cautelare (sempre a casa), restano meno di 4 anni. È un folle automatismo tutto italiano, voluto dai politici di destra e sinistra per sé e compari, e chi come noi lo denuncia da anni si becca regolarmente del manettaro. Anche dalla Stampa. Che ora strilla perché, anziché a un ladro di Stato, tocca a uno che ha fatto un incidente stradale.
2) Perchè la giovane che accusa Ciro Grillo e i tre amici deve rispondere a 1400 domande dai legali dei quattro imputati, come se non fosse la vittima? Perché al momento non è la vittima e gli imputati non sono i colpevoli. Il processo si fa proprio per accertare chi dice la verità e chi mente, dunque gli avvocati di parte civile esaminano la denunciante e i difensori la controesaminano. Con tutte le domande che ritengono utili, se il giudice le ammette. I difensori avevano anche accettato di acquisire le sue dichiarazioni al pm per evitarle il bis in aula, ma i suoi legali hanno chiesto di risentirla. Si chiama “giusto processo”, non “processo alla vittima”.
3) Perché la mediazione di Meloni con Orbàn sul caso Salis è complicata, ai limiti dell’impossibilità? Perché, facendo parte dell’Ue, l’Ungheria è uno Stato di diritto con una magistratura indipendente dal governo, ancorché con codici più severi e trattamenti carcerari più incivili dei nostri. Ma da anni la commissione Ue accusa Orbàn di voler mettere sotto controllo i magistrati. E ora cosa gli si chiede? Di sostituirsi ai giudici per decidere non solo come dev’essere trattata una detenuta italiana, ma addirittura di concederle (in pieno processo) i domiciliari, ovviamente in Italia, e poi possibilmente di assolverla. Se non lo fa, è un fascista. Se invece lo fa, dimostra che i giudici ungheresi prendono ordini da lui, quindi è un fascista lo stesso.
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