Se è vero che non esistano quasi più le bandiere, è sotto gli occhi di tutti come invece i rumentoni continuino a scorrazzare per i campi di gioco, pronti al primo flebile fruscio di euroni a mettere da parte dignità, fierezza d’indossare i sacri colori e coerenza. Questi due poi avevano pure baciato gli stendardi, senza che nessuno gliel’avesse chiesto. Un turco, con lo sguardo da ebete, mantenuto e coccolato negli anni passati pur se dotato di un’efficacia pro squadra paragonabile a quella di una mosca difendente da un attacco di calabroni. L’altro caduto ahimè nelle grinfie di un grassone avido e lontano anni luce dal decoro di appartenenza, più del Cazzaro dalla buona politica. Due serpi in seno, agenti nell’ombra, nel sottobosco come squallide talpe, infanganti i colori, menefreghisti della beltà, dell’onore all’immensa sala dei trofei. Omuncoli che rimpiangeranno, sportivamente s’intende, di aver voluto trasmettere affetto, attaccamento rivelatosi cialtroneria, demenza, spessore morale tipico degli avventurieri. Prometto a me stesso e al Paron di essere presente al loro primo rientro nella Scala, versione corretta. Per accoglierli, per invitarli a riflettere sul loro sciabordio d’affetto insulso quanto quello di Mister Italiano. Perché non è vero un ciufolo che nel calcio non esistano più i valori, anzi: rimangono saldi e disponibili pure i Vaffanculo! Pensa te!
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