ZoffBurgnichFacchetti è da sempre il sinonimo di chiusura, di serrata, come dire "da qui non si passa!" Se ne è andato Tarcisio la Roccia, un baluardo calamitante garretti, perno di quella difesa che tanto piaceva in quegli anni favolosi, tanto belli e mai gracili, lontani anni luce da personaggetti fagocitanti risorse alla Raiola per intenderci. Fu lui a tentare di contrastare il Calcio nella Disfida Maxima Atzeca, allorché l'inviato degli dei col numero 10 stampato in schiena su sfondo giallo oro, staccò da terra al 19' per abbattere le normali leggi gravitazionali sospendendosi nel vuoto, in attesa della sfera, poi insaccata come la prima delle quattro pere che portarono i brasilierio ad agguantare per sempre la Rimet predecessora dell'attuale Coppa du Mundo. Fu lui che, pur essendo un ottimo saltatore, arrancò sino ad arrivare in zona collottola, col braccio disteso, del Re Do Nascimiento.
Era sì un coacervo di durezza, ma restò sempre leale, perseverante, serio.
Tarcisio la Roccia non avrebbe potuto giocare nel calcio d'oggi, non tanto per la velocità, quanto perché non avrebbe oltremodo sopportato la becera recitazione in campo degli attuali sbilenchi attori, che appena toccati ululano e gemono come se venissero mannaiati.
Probabilmente avrà riso di cotanta cristalleria, abituato com'era a ricevere ed assestare inauditi colpi mai privi però del rispetto per l'avversario.
Riposa in pace Roccia!
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