mercoledì 6 giugno 2018

Dietro la dietrologia



Tutti a misurare le parole del Prof Conte, Sebastiano Messina le ha contate davvero e ci informa che "ma" e "anche" sono state le più frequenti nel discorso del Presidente del Consiglio durato più di un'ora; tutti a trarre spunti dalle espressioni facciali di Salvini, da quelle di Di Maio; a ricercar populismo, anfratti di destra, sintomi di sinistra, a raffrontare tematiche con il passato, a far notare assenze pesanti nel soliloquio presidenziale, tra cui scuola e Ilva. 
Ma l'aspetto più raggelante della giornata di ieri, a mio parere, è un altro: il discorso, la presa di posizione, la tracciatura del sentiero della futura opposizione, da parte di chi dovrebbe, parole sue, essere un semplice senatore di Rignano. 
Reduce da una conferenza a Pechino, quanto mi piacerebbe avere un video al proposito, sarei disposto a fare pazzie pur di averlo, su non si sa cosa, probabilmente la classica smargiassata pregna di "Signori, anzi, Signoli miei" visto che era in Cina, il nostro, pardon, il loro ha trovato il tempo per ritornare sul campo di battaglia che l'ha visto magistralmente sconfitto, nell'aula che avrebbe voluto trasformare in un bivacco di reduci da corruttela regionale. Alle 17:25 circa ha parlato per 10 minuti, prima delle dichiarazioni di voto, evidenziando per l'ennesima volta, la sua supremazia assoluta nel partito di cui è stato segretario, sciagurato segretario. 
E' questa la malformazione democratica maxima: il distruttore seriale del partito che una volta rappresentava la sinistra, non demorde, non retrocede, non molla la presa, annientando ruoli e sinergie, umiliando lo schema democratico che vorrebbe una sana, robusta ed attenta opposizione. 
Fino a quando questo mellifluo, catastrofico ossimoro resterà sulla tolda del PD, lo sfascio, l'annichilimento, l'annullamento, l'afflosciamento del partito continuerà e la ricostruzione, quasi impossibile, sulle ceneri di un ideale incentrato sulla battaglia sana e vigorosa contro le disparità sociali, stenterà a partire. 
Il progetto che questo per niente semplice senatore persevera ad attuare è oramai lampante, chiaro, limpido, tranne forse che a qualche Madia, a qualche Orfini ancora sparsi nei meandri del bunker sconquassato dalla tragedia, per loro, delle elezioni di marzo: l'annientamento del partito che fu di Berlinguer. 
Questo progetto oramai completato, prevede a breve la nascita di un'altra realtà di centro, centrodestra, guidata dallo stesso Ebetino e inglobante il partito azienda del Delinquente Naturale. 
Trasmigreranno dentro la nuova formazione tutti gli adepti del Pifferaio rignanese, convoleranno a nozze i profughi del Puttanesimo, per una nuova era d'intrighi e intrallazzi. Il PD invece dovrà ricostituirsi, rigenerarsi, ritrovare se stesso dopo anni laceranti e senza dignità. 
Questo maleficio destrorso finalmente getterà la maschera, abbandonerà la finzione, la recita di essere un uomo di sinistra per abbracciare valori e idee a lui consoni, simili in tutto a quelle del suo zio ricco e potente, foraggiatore della mafia per diciotto anni. 
Fino a quando l'opera vandala distruttiva non sarà compiuta, l'Oratore Errante non abbandonerà il potere che già da ora non gli compete; come ha dimostrato ieri al Senato, il suo predominio continuerà senza sosta, ridicolizzando statuti, sbeffeggiando dimissioni, irridendo norme di partito, per alimentare il suo egocentrismo patologico, per prepararsi un futuro probabilmente dorato, lontano finalmente da bugie colossali, da copioni imbarazzanti, da controsensi politici degni di un prossimo e sperabile studio storico al fine di evitare nel futuro altre simili cadute inaudite di stile. 
Quello che più addolora è constatare il nulla, il vuoto, la totale assenza di suoi colleghi in grado di frenare, contrastare questo scempio il cui danno si proietta anche nel normale corso democratico di questa scoraggiata nazione. 
Ricordate di adottare un Martina! 

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