lunedì 25 gennaio 2016

Entrando nell'anormalità


Casa di amici, casa di giovani figli, casa aperta agli amici.
Entro per una visita lampo. Nella sala ci sono gli amici dei figli, intenti sul divano a chattare o a far altro con gli smartphone. 
Saluto, come da rito umano nato nella notte dei tempi.
Alcuni mi rispondono senza levare lo sguardo dal loro "tessssorrro".
Due di loro non mi dicono nulla, quasi fosse uno sforzo immane dire "ciao".
Risaluto.
Stesso risultato.
Sono alquanto dispiaciuto del fatto, non tanto per la manifesta maleducazione. 
Quanto per loro. 
Per la loro vita, per i loro intrecci sociali che più o meno tutti dovranno affrontare. 
Se non riesci a comprendere che l'entrata in una dimora, in cui tu stesso sei ospite, di uno sconosciuto amico dei padroni di casa necessiti di un minimo, impercettibile, quasi silente accenno di saluto, allora vuol dire che dovresti essere resettato, in quanto hai una visione alterata della realtà, non generata da giochi o chat, che si basa sull'interattività tra esseri umani, che respira e cresce con una gestualità architrave della convivenza pacifica su questo pianeta. 
Se non combattuta, questa chiusura ermetica delle nuove generazioni, sfocerà in problematiche psicologiche pazzesche. 
L'adolescente di oggi è in balia di un mare in tempesta sempre più minaccioso! Urge un serio ed approfondito esame della miriade di campanelli d'allarme che quotidianamente imperversano attorno a noi. 
Prima che sia troppo tardi! 
Prima che i danni siano senza ritorno.  

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