Il Miele è alle porte della città. In questo mese
dedicato alle feste sta per abbattersi il solito mellifluo messaggio di chi per
vendere, per retorica, per sensi di colpa è pronto a sommergere ogni cosa con
le canoniche buone feste!
Gli spot ingorgano già gli occhi di chi vorrebbe
continuare a gustarsi film, sport, notizie, presentando ambienti familiari
perfetti, gioiosi che ahimè rappresentano solo un cinquanta per cento scarso
della realtà.
Obbligato a dire "altrettanto a lei e famiglia" ad energumeni
sconosciuti nel resto dell'anno che ai piani alti ballano il valzer con zoccoli
abnormi all'una di notte, decido di farmi le scale ansimando per evitar quel
miele stucchevole ascensoriale.
Vorrei tanto però che si decuplicassero i babbinatale che cercano di portare tutto l'anno sorrisi, aiuti alla Gino Strada ai milioni di bimbi a cui abbiamo rapito la festa dal cuore, tra lavori loschi ed inumani a cui vengono costretti dalle multinazionali che poi ci sparano in video bimbi biondi e sereni per reclamizzare palloni, vestiti, varie accozzaglie sporche d'infelicità, tra orchi violenti che incuranti di nulla li sottomettono, tra sguardi tristi, lacrimevoli e già adulti di inermi costretti solo ad immaginare focolari accoglienti, luccichii possenti, cuori caldi attorno al proprio e per cui l'approssimarsi delle feste non rappresenta altro che un ennesimo anno da decurtare dal cesto che tutti dovremmo ricevere in culla, noto come Felicità
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