giovedì 6 giugno 2013

Pallone amaro


Torno bambino.


Da bambino giocavo a pallone. Dobbiamo comprare un pallone. Siamo in quattro a comprare la palla. Decidiamo di dividere i soldi per l’acquisto.


Io metto 800 lire, parlo in lire perché essendo maturo, anzi molto maturo, a quei tempi compravo in lire.


Al momento però non ho i soldi e uno degli altri tre amici, che mettono 1400 lire a testa per un totale di 4200 lire, m’impresta le 800 lire per arrivare al costo del pallone, 5000 lire.
Giochiamo, ci divertiamo ed alla fine .... è ora di tornare a casa! Ed il pallone chi se lo tiene?
Gli altri tre partono amichevolmente e dicono che non è un problema.
Io nel frattempo ho venduto la mia parte ad una mia zia che essendo azionista della banca che sostiene l’attività del cartolaio che ha venduto il pallone, si ritiene proprietaria dello stesso perché se la banca levasse il fido al rivenditore, lo stesso cesserebbe l’attività.
Quello a cui devo le 800 lire, viene da me e mi dice che se voglio mi annulla il debito, mi farà giocare sempre a patto che il pallone lo porti a casa lui visto che ha tirato fuori 2200 lire.
Vado da mia zia a lamentarmi, la quale prende il telefono e chiama il rivenditore dicendogli che il pallone lo deve gestire suo nipote, visto che i soldi che il suo negozio deve dare alla banca, sono importanti e vitali.
Mia zia paga il debitore dandogli il doppio di quello che ha imprestato a me ed io decido di diventare il padrone del pallone e gli altri tre non possono né mettersi insieme, perché il rivenditore rivolge loro delle minacce nel caso avessero intenzione di farlo, né sperare di gestire il pallone, che è praticamente mio grazie alla protezione della zia bancaria.



Quello che ho cercato di semplificare è una situazione fantasticata, deprecabile, inaccettabile.


Se facciamo però mente locale, idealizza quello che accade nel mondo finanziario, un universo spregevole dove le regole vengono fatte dai più forti e tante volte sono regole che sconfinano nell’illegalità, nel campo del sopruso, del ricatto, della ridicolizzazione dell’evidente, della sopraffazione dell’onesto, del diritto planetario.


Sotto gli occhi di tutti accadono avvenimenti che se fossero trasportati nella realtà comune, scatenerebbero azioni di polizia, di tribunali, di condanne.


Ma il mondo della finanza si è dipinto addosso colori divini, intoccabili, di un’aurea immagine di potere dentro una sfera abitata da pochi eletti.


Pare che Tonchetti Provera, attraverso un 4% di azioni in totale possedute, per un importo di circa 200 milioni, controlli Pirelli ed abbia la meglio su azionisti che in totale ne hanno per un valore di 4 miliardi!!!


Pare che attraverso scatole cinesi, un modo legittimato finanziariamente ma perverso nello sviare il senso logico e giusto delle cose, il Tronchetto possieda azioni di altre società, come ad esempio Camfin che ha solo 15 dipendenti perché unico scopo societario è quello di possedere le azioni Pirelli pari al 26% del totale, ma non possiede neanche la totalità delle azioni Camfin, in quanto queste azioni sono custodite in Gpi che è posseduta al 57% dallo stesso meneghino, che tiene dentro un’altra società la Mtp partecipazioni, di cui detiene il 71% delle azioni!!!!!!!


Cazzo!


A noi semplici cittadini se ci scappa di non pagare una bolletta o di fare dello scoperto ... veniamo finiti per sempre, essendo bollati per falliti ad imperitura memoria!!!!


Purtroppo ci sono tanti squali in giro che, coccolati e protetti da giornali posseduti da banche in strettissima amicizia con gli stessi, fanno provare sentimenti simili a quelli dei miei tre fantasiosi amici che alla sera rientrando a casa pensano con ribrezzo a me, alla mia faccia tosta ed al pallone di loro proprietà ma nelle mie mani...



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