giovedì 9 ottobre 2025

Ma daiii?!?!

 

Paghe da 2,7 € l’ora, per Tod’s chiesto il commissariamento
DI DAVIDE MILOSA
Milano. Paghe da fame, lavoro notturno e festivo, luoghi fatiscenti, dove si lavora, si mangia e si dorme, macchinari privi di sistemi di sicurezza per aumentare la produttività concretizzano condizioni di lavoro ottocentesche”. Ecco come per la Procura di Milano Tod’s spa (non indagata), notissimo marchio di scarpe e vestiti fondato da Diego Della Valle con un fatturato nel 2023 di 1,12 miliardi, avrebbe favorito “fenomeni di caporalato” rilevati dai Carabinieri in alcuni opifici cinesi tra Milano e le Marche. Opifici che in subappalto hanno confezionato i prodotti Tod’s. Da ciò la richiesta di amministrazione giudiziaria della società di Della Valle per non aver controllato le esternalizzazioni, come già avvenuto per altri marchi: Giorgio Armani Operation spa, Manufactures Dior srl e Alviero Martini spa.
Qui però l’esito è dibattuto a partire dal dicembre 2024, quando la richiesta del pm viene bocciata dal Tribunale di Milano che, pur confermando in parte il dolo di Tod’s, solleva una competenza territoriale incardinando il reato in provincia di Ancona, e non rilevando un comportamento doloso rispetto ai due opifici con sede a Milano e Pavia. Valutazione non confermata dalla Corte d’Appello che però come i primi giudici rileva la competenza territoriale nelle Marche visto che i due opifici qui dislocati hanno fatturato maggiore. I motivi del Tribunale di Milano sono legati al fatto che le due società cinesi in Lombardia confezionano le divise per i dipendenti Tod’s, mentre le altre due lavorano tomaie per le scarpe da vendere. Una lettura che il pm Paolo Storari, nel ricorso in Cassazione depositato a maggio, giudica “incomprensibile”. Non si capisce, ragiona la Procura, perché “il Tribunale ritiene che il livello di controllo di Tod’s sulla catena produttiva deve arrestarsi quando si tratta di prodotti non destinati alla vendita”. Tanto più che il decreto legislativo sull’amministrazione giudiziaria non contempla “la distinzione propugnata dal Tribunale, tra prodotti destinati alla vendita e prodotti a uso interno”.
In questo modo “il Tribunale pare introdurre una sorta di distinzione tra caporalato consentito e non consentito che pare fuori dal sistema”. E dunque, per il pm, l’agevolazione dolosa del caporalato da parte di Tod’s si rileva anche nella prima ditta individuale con sede a Milano. In generale, scrive il pm, “quel che emerge è che in Tod’s spa vi è una cultura di impresa, cioè un insieme di regole, un modo di condurre l’azienda, un contesto ambientale intessuto di convenzioni anche tacite, che hanno di fatto favorito la perpetuazione degli illeciti”. E del resto “nel corso delle indagini si è disvelata una prassi illecita così radicata da poter essere considerata inserita in una più ampia politica d’impresa diretta all’aumento del business”. Da una ulteriore integrazione d’indagine “emergono nuove ipotesi di pesante sfruttamento lavorativo ai danni di numerosi operai cinesi che si trovano a lavorare sotto il minimo etico”. I dati elencati: “Lavoratori pagati 2,75 euro all’ora, lavoro svolto prevalentemente di notte in una condizione di para schiavitù”. Sono quattro le ditte in subappalto dove sarebbe stato individuato il caporalato.
In un caso però il rapporto tra Tod’s e la società dove la Procura ha riscontrato lo sfruttamento del lavoro “in condizioni ottocentesche” risulta diretto e non mediato. Si tratta di una impresa individuale che, secondo l’accusa, paga i suoi operai meno della metà prevista dal Contratto collettivo nazionale, facendoli lavorare di notte e trattenendo in busta paga 150 euro per l’alloggio e 100 per il vitto. Eppure nel contratto d’appalto dell’aprile 2024 Tod’s stila importanti raccomandazioni di controllo che però, scrive il pm, “alla data dell’ispezione non sono state minimamente prese in considerazione dall’appaltatrice, né tantomeno Tod’s, dalla data di sottoscrizione delle condizioni generali ha provveduto a controllarne l’applicazione”. Secondo Storari “da queste dinamiche produttive a bassissimo costo, la società ha indubbi vantaggi economici che si traducono nella messa in commercio di quei prodotti realizzati in regime di sfruttamento”. Se una tomaia per scarpe prodotta da un operaio “sfruttato” costa 14 euro, il mocassino in pelle Tod’s si compra a 690 euro. La società ieri si è detta “pronta a chiarire” spiegando “di aver rispettato ogni legge sul lavoro”.

Nessun commento:

Posta un commento