La Ruttologia, la filosofia principe di questi tempi, il compendio dell’assuefazione generante l’acquisizione di varie nefandezze, eclatanti forme violente di sopraffazione ia normalità, sta generando nuovi mostri di pensiero camuffati in manovre salvaguardanti il bene comune e la crescita comunitaria. Ruttologicamente infatti abbiamo sdoganato il concetto che il capo più forte al mondo venga eletto dalle potentissime lobby armigere a stelle e strisce ed il mix letale di questi tempi è l’aggiunta dell’evidente sconquasso mentale di cui soffre l’attuale presidente americano, un riccastro senza alcuna qualità che si permette di agire come un cowboy della peggior specie per cercare di rimanere altri quattro anni sul trono più potente del pianeta. A nulla servono i tenui fumenti di ragione emanati nel globo, oramai ragli inascoltati. Nella Ruttologia tutto è placidamente invertito: ciò che viene presentato come saggio, ragionato, preservante, tende al belligerante e viceversa. Opprimere popoli, sfruttandone risorse, eliminare reali obbiettivi pericolosi, rendendoli martiri, porta necessariamente ad un conflitto, consumante costosissime armi, risorse, vite umane oramai senza più alcun valore, vedasi il termine “perdite collaterali.”
Assistiamo inermi, inani, allo scempio illiberale stordente qualsiasi valore positivo ancora attivo con menefreghismo, senza ostacolare i pochi auto eletti che s’impadroniscono della nostra essenza di respiranti terrestri con gli stessi diritti naturali, misfatto ed obbrobrio concettuale oramai non più rilevabile agli occhi glaciali degli adepti ruttologici.
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