martedì 22 novembre 2016

Pro loro


Ero e sono scocciato da queste diatribe, da questi strilli, da questo vociare alla Luna, da ambo le parti. Mi dissocio dal comico genovese a proposito di serial killer, ho il voltastomaco nel sentire quel babbione di Napolitano fare il garrulo pro-Si, come se danni, alcuni irreparabili, non ne avesse ancora causato dal 1956 allorché iniziò politicamente a sanguisugare.
Sogno il 5 dicembre ansiosamente, come una liberazione, qualunque sia l'esito referendario, che accetterò come ho oramai inglobato in me il fatto che le banche cerchino solo d'incularti, e ci riescano benissimo, che Confindustria abbia scritto il programma economico di questo governo, che agli Interni ci sia l'ex cameriere del Pregiudicato, che la Madia sia ministro, che al ministero del lavoro vi sia un cooperante imbottito di voucher, che il sottosegretario all'economia abbia divorziato dal suo partito per permettere alla personificazione del malaffare di sedere nella maggioranza, anche se nascosto per vergogna agli occhi del popolino, che sul colle più alto questo novello Buster Keaton nulla proferisca in merito ad opuscoli comici pronti ad invadere le nostre case, né a probabili brogli di votanti all'estero; che, ancora una volta, il rigenerarsi di molti nella specialità italica del trasformismo abbia avuto la meglio sul decoro ed il provar vergogna, basti pensare che sino a sei anni fa moltissimi di noi credevano, convinti e beati, alla parentela egiziana del puttanone Ruby, cardinalato compreso. 
Insomma sono sazio e stufo. Probabilmente sarò anche sconfitto, visto la potenza di fuoco del potere tosco-etruriano. È già sull'uscio infatti, felice e suadente come non mai, la nostra prossima e nefasta Era, al solito, pro loro.

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