domenica 5 maggio 2024

L'Amaca

 

Pannelli solari e corporazioni
DI MICHELE SERRA
Il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha ragione (la frase che avete appena letto è impegnativa, me ne rendo conto): non è una buona scelta destinare terreni agricoli ai pannelli solari, pratica sempre più diffusa perché conveniente in rapporto ai risicati profitti e alla grande fatica del lavoro agricolo.
Aggravo la mia posizione dicendo che credo abbia ragione anche il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: le energie rinnovabili hanno bisogno di farsi largo, dunque richiedono spazio.
Se la politica avesse lo sguardo lungo e non badasse agli interessi immediati, questa è la tipica questione sulla quale varrebbe la pena pensare in grande, guardare avanti negli anni e soprattutto studiare. Se ognuno bada ai suoi interessi immediati, settore per settore, corporazione per corporazione, non se ne verrà mai fuori. Tra aree dismesse (per esempio gli orridi capannoni abbandonati della mitica Padania: sono decine di migliaia), bordi delle autostrade e delle ferrovie (un’area lineare immensa, e non sfruttata), cave esauste e impossibili da ri-naturalizzare, e altri luoghi che non so immaginare, quanta e quale è la superficie del nostro territorio destinabile alle rinnovabili senza consumare suolo agricolo, e senza eccessivi danni al paesaggio?
Esistono studi nazionali in materia? Esiste un censimento delle aree più adatte? Se c’è gente che ci sta lavorando — non “esperti” pagati dai privati: personale pubblico qualificato — perché non se ne sa nulla? E se invece non se ne sa nulla perché non esiste un personale pubblico che stia effettivamente lavorando sulla questione, come se ne viene fuori? E come possono venirne fuori i ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, entrambi alle prese solo con il segmento che riguarda le loro funzioni e le loro clientele? Il famoso “interesse generale” è un dato irraggiungibile. Nessuno osa neppure supporlo, l’interesse generale. Utopia delle utopie.

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