Quando appresi la notizia della sospensione del prete di Genova, lì per lì confesso che rimasi stupito dalla celerità e dal decisionismo di Angelina.
Quasi quasi stavo per ricredermi sul suo conto, nel senso che per la prima volta stavo per vedere in lui la figura… del Pastore, il massimo per un cardinale.
In pratica sarebbe come se, palando di massimi sistemi, un giorno che accendessi la televisione e guardassi quel nanetto incipriato con il tabacco in testa, invece dei soliti sentimenti di ira, incazzatura e nausea, mi iniziassero a nascere dentro il cuore la partecipazione, la solidarietà e la condivisione.
Ma si sa il tempo è galantuomo e oggi dai giornali genovesi cosa apprendiamo? Che era dal 1994 che c’era qualcosa di strano in quel porco con la tonaca. Millenovecentonovantaquattro, ovvero diciassette anni fa. A quel tempo c’era Canestri alla guida della diocesi di Genova. Ma si sa che le pratiche che si aprono per casi di abuso o a sfondo pedofilo, anche se in questo caso si parla di telefonate a minori, vengono trasmesse al porporato che riceve il pastorale simbolo della guida spirituale della città, in questo caso prima Tarcisio e poi Angelina.
Quindi che cosa nasce ora nel nostro cuore? La sensazione che in quegli anni passati, invece di sospendere la persona ed informare le forze dell’ordine si è seguito lo squallido e triste percorso del far finta di nulla, coprendo con il silenzio e trasferendo il malfattore. Oggi invece, sapendo che i carabinieri stavano per arrestare il prete orco, si è immediatamente intervenuti uscendo allo scoperto ma con le mani già nella marmellata! Un’autocritica che ha il sapore del finto dolore e della falsa richiesta di giustizia.
Ritorna quindi in me il senso di nausea ogni qualvolta sento, vedo o leggo dichiarazioni di questi professionisti che sono anche uomini di chiesa, con la “c” rigorosamente minuscola.
Ma il vero dolore è quello di rendersi conto che i delitti sui minori commessi in questi ultimi anni dal bastardo di Sestri Ponente si sarebbero potuti evitare se gli arcivescovi della chiesa genovese degli ultimi lustri avessero fatto il proprio dovere di "pastore" della comunità credente.
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