ArcelorMittal Italia: un nome in grado di far rivoltare nei loro sarcofagi grandi pensatori oramai, ahimè, in disuso, come se senza il loro filosofeggiare si andasse alla grande, o meglio: è vero che alcune micro celle stiano andando alla grande, ci mancherebbe, solo che l’abnorme vastità dell’altra parte sta nuotando con la merda appena sotto il mento, quisquilie queste nel coacervo di peripatetici che dovrebbero informarci ma non lo fanno, chini come sono ai voleri dei loro editori per lo più facenti parte attiva delle suddette micro celle benestanti.
Ma torniamo a questi franco-indiani (l’India la patria assoluta delle disparità con quelle cazzo di caste che se fosse per me escluderebbero tutti questi santoni del nulla fasciati di tessuti preziosi dalla società civile): vogliono l’immunità, ovvero operare senza alcuna spada sulla testa. Vorrebbero ridurre produzione e personale, tagli di 6/8 mila unità.
Non è questo il problema porcaccia miseria, stiamo al solito guardando il dito!
Questi babbioni auto convinti dell’immortalità hanno comprato l’Ilva solo per uno scopo, tribale, mefitico: per toglierla alla concorrenza, fregandosene di morti, di bimbi del quartiere Tamburi, di cancro, di polveri e quant’altro, tra l’abboccamento di questa circense classe politica e il disinteresse generale che incensa e riverisce ideali dell’economia globalizzata, regolata dal capitalismo 2.0, vicinissimo a quella oramai non più vaga idea di schiavismo legalizzato, a cui tutti sottostiamo, invaghiti come siamo dagli aurei ninnoli che, bontà loro, pochi diversamente umani elargiscono nella loro magnanimità.
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