Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
sabato 30 novembre 2019
Tristezze
venerdì 29 novembre 2019
Il Giornalista
Le querele rignanesi gli fanno un baffo più di una prolusione sulla buona politica dell’Etruriana
venerdì 29/11/2019
Depositi&prestiti
di Marco Travaglio
Non essendoci lasciati intimidire dal trio B.-Previti-Dell’Utri e neppure da Salvini, specializzati in querele e cause per danni a raffica, figuratevi se ci spaventa la loro controfigura parodistica e farsesca, al secolo Matteo Renzi. Da qualche giorno le nostre buche delle lettere – la mia e quella del Fatto - sono intasate di atti di citazione a mazzi, anzi a strascico firmati da questo pover’uomo, che ci accusa di diffamarlo e ledere la sua presunta onorabilità perché ci ostiniamo a raccontare le sue imprese. Politiche e soprattutto affaristiche, visto che non si capisce più che mestiere faccia. Con tutto quel che avrebbe da fare con i compari di Open e di Eyu inseguiti dalle Procure e dalla Finanza, trova il tempo di annunciare di averci chiesto “poco meno di un milione di danni”, col simpatico hashtag “colpo su colpo”, degno di un bullo di Ostia più che di un senatore di Scandicci. Poi, per cambiare un po’, ha pure minacciato una querela penale perché ieri ho scritto di un aiutino del “governo Renzi” nel 2017 al gruppo Toto, che poi finanziò Open: la svista era evidente e l’avrei rettificata spontaneamente, ben sapendo che nel 2017 il governo era presieduto da Gentiloni. Ma il nome del premier non sposta di un millimetro la questione. Di quel governo, Renzi fu l’artefice e il dominus: avendo giurato l’addio alla politica, era rimasto segretario del Pd, partito di stra-maggioranza, e aveva piazzato tutti i suoi uomini nei posti-chiave, da Gentiloni alla Boschi, da Delrio a Lotti, dalla Madia a De Vincenti, da Padoan a Calenda, dalla Bellanova a Faraone, da Scalfarotto a Migliore. Dunque, ammesso e non concesso che Toto volesse ricambiare il favore finanziando Open, non avrebbe sbagliato indirizzo.
In ogni caso, in veste di querelati e denunciati, siamo in buona compagnia: il disperato sta trascinando in tribunale tutti quelli che osano parlare di lui senza leccargli l’epa e la pappagorgia. Affinchè smettano anche loro, come già fanno spontaneamente i giornaloni che da due giorni nascondono lo scandalo Open con titolini invisibili in prima pagina, perlopiù dedicati non ai fatti oggetto dell’inchiesta, ma alle farneticazioni del rignanese. Il quale è talmente disabituato alla critica e persino alla satira che ha denunciato persino Crozza, per dire quanto è lucido e sereno. Se ci avesse chiesto un consiglio, gli avremmo suggerito di lasciar perdere i tribunali. Sia perché quelli come lui dovrebbero starne alla larga. Sia perché un laureato in legge dovrebbe conoscere la differenza fra uno sbaglio innocuo o una parodia di Crozza e un reato di diffamazione.
Sia perché fare causa a chi dice la verità porta sfiga: si rischia di perdere (Salvini), ma pure di finire in galera (Previti e Dell’Utri) o ai servizi sociali (B.). In ogni caso, se il poveretto si diverte così, faccia pure: casomai la sua pesca a strascico nelle nostre tasche gli portasse davvero “parecchi soldini”, almeno di quelli si conoscerebbe la provenienza. Resta invece da spiegare dove abbia preso tutti gli altri: quelli che gli hanno consentito di passare da un misero conto in banca con 15mila euro (fu lui a esibirne l’estratto a Matrix nel gennaio 2018) all’acquisto in giugno di una villa da 1,3 milioni e di totalizzare – lo dice lui – 800mila euro di entrate l’anno scorso e 1 milione quest’anno. Ai primi del 2018 la sua carriera di conferenziere-globetrotter (pagato non si sa bene da chi né come: c’è persino una misteriosa associazione intestata all’incolpevole Giovanni Spadolini) era appena agli inizi. Lo stipendio da parlamentare scattò solo dall’aprile 2018 (non più di 400 mila euro lordi l’anno, comunque). E i libri e i documentari tv -per quanto geniali come i suoi - non portano guadagni milionari, salvo che ci si chiami Camilleri o Angela.
Dunque attendiamo fiduciosi la lista dei bonifici con relativi donatori. Ma con tutti i processi che sta innescando con le sue mani, non mancherà occasione. Tantopiù che oltre la metà del costo della villa, 700mila euro su 1,3 milioni, gliel’anticipò la generosa madre dell’imprenditore Riccardo Maestrelli, che lui aveva nominato a Cassa Depositi e Prestiti e naturalmente finanziava Open. Un prestito - dice Renzi - che lui restituì nel giro di quattro mesi. Cioè fra giugno e ottobre di quell’anno d’oro che è stato per lui il 2018: l’anno in cui, mentre completava nelle urne la distruzione della sinistra italiana, ingrassava il suo conto corrente da 15mila a 800 mila euro in pochi mesi. Non sono questioni penali, almeno per lui e per ora. Ma politiche, etiche, deontologiche. Un politico che da premier nomina un imprenditore a un incarico pubblico (Cdp) non dovrebbe accettare un euro di finanziamento al suo partito o alla sua fondazione, né tantomeno chiedergli un prestito per la sua villa. Altrimenti, come minimo, è conflitto d’interessi e, come massimo, corruzione. Per informazioni, rivolgersi a Raffaele Marra, arrestato quand’era capo del Personale della giunta Raggi e condannato in primo grado per corruzione perché, ai tempi di Alemanno, si era fatto dare soldi per una casa dal costruttore Scarpellini, senza peraltro dargli nulla in cambio. Vedremo se la legge è uguale per tutti. Le indagini dell’Antiriciclaggio sono appena partite. Nell’attesa, siccome Renzi conferma il mega-prestito alla famiglia del suo nominato, e ne ha pure ricevuto un altro da 20mila euro da Marco Carrai che colleziona incarichi pubblici nella Firenze renziana, dovrebbe spiegare se li ritenga conformi all’art. 57 della Costituzione: “…I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore…”. Ma forse ha solo equivocato il significato di Cassa Depositi e Prestiti. I prestiti li abbiamo visti: attendiamo notizie sulla cassa e i depositi.
Joycelandia
Non ho mai letto Ulisse di Joyce, non ho mai letto nulla per la pienezza. Sono affascinato, da sempre, verso coloro che sanno leggere, che ruminano costantemente, celermente, senza che Morfeo disturbi la loro arte dell'apprendere, del meravigliarsi davanti a cotanta bellezza insita in romanzi, saggistica, storia, geografia e tutto quanto fa spettacolo nell'intimo.
Il romanzo modernista m'affascina con la sua assenza di punteggiatura, l'apparente illogicità della scrittura, i pensieri trasportati senza alcuna evidente corrispondenza tra loro. Come nella Recerche l'importanza della narrazione funge da paravento alla vera azione del racconto: sconquassare l'io, permettere ai sonnecchianti e nascosti vagiti di sé stessi di emergere dallo sciabordio inconcludente della propria irrazionalità.
Senza briglie ognuno di noi sarebbe in grado di trasporre su carta i tesori nascosti, tesori indifferenti a molti, le nefandezze recondite urticanti, le favole che il più delle volte trasformiamo in realtà, per modificarla tanto appare bastarda.
Mentre scrivo altri pensieri si affollano, comparendo e svanendo ad intermittenza, di default tendo a mantenere un apparente senso alla mia misera scrittura.
A volte è un bene, altre no. I segnali di fumo nascosti dall'ego normalmente tendiamo a non considerarli. Rappresentano invece una ricchezza, una degustazione, il nettare, il baluardo contro l'ovvietà. E l'ovvietà cercherò di non trasmettervela più. Ammesso che siate d'accordo.
giovedì 28 novembre 2019
Non dimenticatelo!
O certo! Domani è il Black Friday, come dimenticarlo? Quelli dell’”autentica qualità” mi stanno martoriando gli zebedei da tempo immemore, e piuttosto che prendergli un divano mi siederei su un trespolo oliato, ogni minuto poi sulle radio mi trattano indegnamente, meravigliandosi che già non esca imbacuccato per attendere l’apertura degli store! Ma che fai lì, minorato? Come, non sei ancora pronto per il Black Friday? Saettano le fruste nei galattici spazi sconfinati degli evasori globali 2.0 alla Bezos, che dobbiamo necessariamente agevolare avendo perso la corona del più ricco del pianeta per mano del Filantropo alla finestra, anzi on the Windows, tutto impegnato ad azioni caritatevoli, per carità certe volte pure apprezzabili, ma saldamente al comando nella hit dei più voraci. Il Regno del Biondo Malvagio con consorte ultragnocca quindi ci ha propinato due eventi sociali iniettanti la bramosia dell’apparire, la notte del “scherzetto o dolcetto” e la finta elargizione del capitalismo nel Venerdì Nero, in realtà un camuffato Sbaracco che accompagnerà a sera molti di noi a presentarsi in solitudine davanti al “tesssoro” appena conquistato con una puntina di sofferenza dettata dall’acclarata inutilità e soprattutto dalla probabile e sospetta aria obsoleta del ninnolo.
Black Friday, venerdì nero: una riabilitazione culturale trasformante un disastro borsistico devastante la finanza mondiale nel secolo scorso, in un’occasione pacchiana per l’ennesimo sacrificio da deporre sull’altare del dio Shopping. A quando una “Notte dei Cristalli” per ringalluzzire vetrai e cesellatori?
Peccato!
Sotto certi aspetti devo ammettere che un po’ mi dispiace...
giovedì 28/11/2019
Natale ad Hammamet
di Marco Travaglio
Sullo scandalo Open si leggono così tante scemenze, fra l’altro copiate da B. senza pagargli i diritti d’autore, che è meglio mettere qualche puntino sulle i.
“Mi scuso con le persone perbene perquisite perché colpevoli di contribuire in modo onesto alla politica. Subiscono la gogna mediatica pur avendo seguito le regole con la massima trasparenza” (Matteo Renzi). Gli imprenditori in questione non sono stati perquisiti per la loro “onestà” e “trasparenza”, ma perché sospettati di aver finanziato la fondazione renziana Open dal 2012 al 2018, cioè dall’inizio della scalata al Pd fino all’ultima débâcle elettorale, aggirando la legge sul finanziamento privato ai partiti. Come? Pagando una fondazione anziché un partito o suoi eletti. Con due possibili finalità, tutt’altro che incompatibili fra loro: non far sapere di foraggiare Renzi (possibili illecito finanziamento e appropriazione indebita, anche tramite false fatture) e ricevere favori dal suo governo e/o partito (possibile traffico d’influenze).
“Non si può abolire il sostegno pubblico ai partiti e poi demonizzare quello privato” (Matteo Orfini, deputato Pd). Il finanziamento pubblico fu abolito dagli italiani nel referendum del ’93, truffaldinamente riesumato sotto le mentite spoglie del “rimborso elettorale” e riabrogato nella forma diretta dal governo Letta nel 2014 anche col voto di Orfini. Ma il “sostegno privato” è sempre stato lecito, solo che qui non c’entra una mazza: i soldi arrivavano a una fondazione, cioè a una società privata messa su da politici e pubblici ufficiali come Renzi, Boschi, Lotti, Bianchi, Carrai & C. che nascondeva i donatori con la scusa della privacy. La legge consente a qualunque imprenditore di dare soldi a partiti e a politici, purché: il donatore li registri a bilancio (altrimenti è appropriazione indebita, falso in bilancio e frode fiscale); il percettore li dichiari nel registro parlamentare (se no è illecito finanziamento); il contributo sia gratuito e disinteressato (in caso contrario, anche se dichiarato, è corruzione). E qui risultano finanziamenti da Toto (beneficato dal governo Renzi nel 2017 con l’abbuono di 121 milioni per la concessione delle Autostrade dei Parchi). Ma non solo: l’altra fondazione renziana Eyu era finanziata da Msc Crociere (che sotto il governo Renzi firmò un contratto da 2,1 miliardi con Fincantieri e di cui Renzi scarrozzò il top manager Pierfrancesco Vigo nella visita ufficiale a Cuba); da Lottomatica (altri aiutini dal governo Renzi); da Google (devota a Renzi che fece saltare la Web tax voluta da Letta); ecc. Tutte coincidenze?
“Nel 2018 ho guadagnato 830 mila euro. Nel 2019 saranno più di 1 milione. Dovendo effettuare un anticipo bancario (per la sua nuova villa sulle colline fiorentine, ndr) ho fatto una scrittura privata con un prestito concesso e restituito in 4 mesi”. Intanto siamo curiosi di sapere chi gli ha dato quel milione. E poi l’autore del prestito di ben 700 mila euro, per una villa pagata 1,3 milioni, è l’anziana madre di Riccardo Maestrelli, imprenditore che Renzi nominò a Cassa Depositi e Prestiti nel 2015 e finanziava Open. Farsi pagare da chi si è nominato a cariche pubbliche è inelegante. Come minimo, è conflitto d’interessi.
“Chi decide come si fonda un partito? La politica o la magistratura? Colpisce il silenzio di commentatori” (Renzi). Sì, colpisce, ma nel senso opposto: Renzi dovrebbe ringraziarli, i commentatori silenti. Quando finì sotto inchiesta la Raggi, per fatti infinitamente più lievi di questi, tutti i giornali ci aprirono le prime pagine. Come quando le Iene scoprirono una baracca abusiva e una carriola abbandonata del padre di Di Maio. O quando il Corriere partì in quarta contro l’ex ministra Trenta perché occupa lecitamente (fino al 5 dicembre) un appartamento dell’Esercito. Invece ieri le prime pagine dei giornaloni si tenevano ben alla larga dal mega-scandalo Open. I pm comunque non “decidono come si fonda un partito”, anche perché indagano su una sigla chiusa prima che Renzi fondasse Iv, ma aperta mentre affondava il Pd. Si accontentano di accertare perché tanti imprenditori riempirono le casse di Open con 6 milioni in 6 anni e dove finirono i soldi, mentre il Pd era in bolletta, licenziava i dipendenti, chiudeva le sedi e pure l’Unità. Come il Psi di Craxi nell’immortale definizione di Formica: “Il convento è povero, ma i frati sono ricchi”.
“Qualcuno unirà i fili di ciò che è successo in questi mesi: a me sembra tutto chiaro. I pm sono gli stessi che hanno arrestato i miei genitori. Arresto annullato dopo qualche giorno dal Riesame” (Renzi). L’arresto di babbo Tiziano e mamma Laura fu revocato dal Riesame dopo 20 giorni, col divieto di esercitare attività imprenditoriali per 8 mesi, perché erano scadute le esigenze cautelari, non perché le accuse di bancarotta e false fatture fossero infondate, anzi: la chiusura-indagini prelude alle richieste di giudizio. Solo Renzi può menare scandalo perché, su fatti avvenuti a Firenze, indagano i pm di Firenze. E chi dovrebbe farlo: la Procura di Vipiteno? Fra l’altro il procuratore Creazzo è quello contro cui tramava Lotti con Palamara&C. L’ultimo a doversi augurare che qualcuno unisca i fili è lui: collegando le innumerevoli indagini su suoi genitori e fedelissimi, un maligno potrebbe pensare malissimo di lui.
“I pm attaccano la democrazia… Presto parlerò in Parlamento”. Qui il copyright, oltreché a B., andrebbe versato agli eredi di Craxi. Anche lui nel ’93 attaccò i pm alla Camera e chiamò in correità gli altri partiti col famoso “così fan tutti”. Poi si diede alla latitanza. Per completare l’opera, a Silvio Renxi manca poco: un mausoleo egizio nel parco della villa di Firenze e le vacanze natalizie ad Hammamet.
martedì 26 novembre 2019
Ritorno
Non ce la fa, proprio no. Si può distrarre, può asfaltare cazzari, unti, trasformisti, nani o ballerine, ma prima o poi ritorna su di lui, quasi ossessivamente. Molti gli chiedono di piantarla lì, di lasciarlo in pace, di pensare ad altro. Personalmente invece lo stimo e lo osanno proprio per questo.
martedì 26/11/2019
Compagno Billionaire
di Marco Travaglio
Solo due anni fa, Renzi spiegava al Pd cos’è la sinistra, essendone uno dei massimi esperti mondiali: “Essere di sinistra non significa rincorrere i dogmi del passato, salire su un palco, alzare il pugno e cantare Bandiera rossa. Non è con l’amarcord che si difendono i diritti dei più deboli, le ragioni dell’inclusione, l’attenzione per le periferie, per gli esclusi dalla catena della decisione”. E tutti lo prendevano sul serio. Ora che ha fondato un nuovo partitucolo, può finalmente realizzare la sua sinistra in santa pace, senza nessuno che gli leghi le mani o gli remi contro. Infatti ha subito iniziato a fare cose di sinistra tipo girare il mondo con conferenze a pagamento, riabilitare B., attaccare i pm che lo indagano per le stragi, opporre fiera resistenza alle norme anti-evasione del governo di cui fa parte e invitare Forza Italia a confluire in Italia Viva. Per far sentire i forzisti meno soli, sta imbarcando quasi tutti i condannati, gli imputati e gli indagati del Pd, ma anche di FI. E l’altro giorno, per meglio difendere i deboli e le periferie, è volato a Riyad per incontrare i compagni emiri e cenare al Billionaire con Flavio Briatore, celebre pensatore terzinternazionalista prescritto per false fatture e indagato per corruzione, e con Tommaso Buti, noto intellettuale operaista arrestato e imputato per bancarotta fraudolenta. I due lo guardavano storto perché è ancora colpevolmente incensurato, anzi neppure indagato, il che lo rende parecchio inaffidabile. Ma li ha subito tranquillizzati con le sue credenziali al di sotto di ogni sospetto: suo padre e sua madre hanno una condanna in primo grado per false fatture e il babbo altri processi che promettono bene, per non parlare del suo Giglio Magico fornitore ufficiale delle migliori procure.
Ora il Compagno Billionaire sta studiando le prossime mosse per completare la svolta a sinistra. Boschi permettendo, dirà alla Carfagna: “Se non fossi già sposato, ti sposerei”. Quando ne verrà respinto (“Ma ti sei visto?”), annuncerà il suo fidanzamento con Francesca Pascale. Quando lei smentirà tutto (“Piuttosto mi metto con la Bellanova”), ingaggerà un boss mafioso come stalliere nella villa con mausoleo di Firenze. Quando quello rifiuterà (“Uomini d’onore siamo, dei cazzari non ci fidiamo”), spiegherà di aver imposto la Ascani all’Istruzione “perché mi ha detto di essere la nipote di Mubarak”. Quando Mubarak negherà (“Era più credibile quella di Ruby”), farà l’elogio della prescrizione. Anzi no, quello l’ha già fatto. Ma potrebbe rifarlo perché è impossibile che ricordi tutte le cazzate che spara. L’unica differenza dal passato è che ieri le sparava gratis, ora invece lo pagano.
lunedì 25 novembre 2019
Filastrocca
Piani regolatori cementanti
Emissioni sterminate
Giove Pluvio con tinozze abbondanti
Terre dilaniate
Disastri annunciati
Frane in zone già devastate
“Mai più disastri simili” ragliano gl’incravattati
Che al mercato mio padre comprò...
domenica 24 novembre 2019
Siamo così
venerdì 22 novembre 2019
Patatrac
Debacle, sconfitta, distruzione di ideali, mani alzate, bandiera bianca, fine di un sogno.
Il voto di ieri sera, anch'io ho votato no, su Rousseau ha sancito la fine politica di un ragazzo per bene ma palesemente fuori luogo come capo politico del Movimento.
Atrocemente la fuoriuscita di voti, l'emorragia continua, imperterrita, glaciale lascia attoniti e basiti tutti coloro che credevano, auspicavano un cambiamento, una conversione, un sanante ricircolo d'aria fresca dentro i meandri della politica italiana.
Niente di tutto ciò è avvenuto in tempi sempre più oscuri. Anzi: il modellamento, l'avvicinamento ai dettami canonici del politichese ha smembrato dalle fondamenta il M5S. In nome di quella becera regola non scritta per cui far politica presuppone di cedere, ammorbidire fino a svilire tutto quello che fin dalle origini si riteneva granitico, non negoziabile.
Abbiamo assistito ad una continua miniaturizzazione di capisaldi che consentivano di adunare folle entusiaste all'idea che il becerismo avesse le ore contate. Confidavamo sulla novità, sul modo umano di alleviare le molte sofferenza sociali ancora presenti in Italia. L'onestà, il rigore morale, il servizio ai cittadini. Tutto consegnato in mani empie per continuare ad essere seduti nella famigerata poltrona, il simbolo del politichese italico.
Il ragazzo deve dimettersi immediatamente da capo politico. Occorre aria nuova, serve ritrovare sé stessi, deve ritornare quel sano rigorismo, quella fobia ad evitare di cazzeggiare, di tramare, di trastullarsi con codicilli e azzeccagarbugli.
Tap, Tav, stop alle concessioni autostradali, autorizzazione a procedere verso chi ha sfottuto le regole umane di accoglienza di disperati.
Errori pacchiani, grossolani che hanno consentito di penetrare in molte teste votanti l'idea di aver davanti degli incompetenti, dei giullari, degli inetti.
La fine di un sogno, la resa incondizionata, la scarnificazione delle sane idee. Non resta che una strada: andare a votare, rischiando di scomparire, per ritrovare la forza, l'energia vitale necessaria per combattere l'inamovibilità di molti, l'ignobile differenza tra i privilegiati, tanti, troppi, e la vastità di coloro che stentano ad arrivare a fine mese.
Senza quel ragazzo, naturalmente!
mercoledì 20 novembre 2019
Girotondano le sardine senza meta
Segretario,
per l'ennesima volta "qualcosa" d'inaspettato si agita nei meandri sociali del sottobosco italico. Come sempre, dai primordi storici, accade che l'apparente maggioranza sbandi mediaticamente per "qualcuno", infervorandosi oltremodo sino al punto di miniaturizzare eclatanti segnali che dovrebbero perlomeno insinuare dubbi, reticenze, frenate alla frenetica accettazione di tutto quanto gronda dalle labbra del prescelto di turno.
Vuole degli esempi?
Mi spingo in anni lontani nei quali gran parte della zavorra debito attualmente sulla groppa di ciascuno di noi ebbe origine: parto infatti dal Cinghialone defunto, con la sua politica del "do ut des" e le tangenti anticamera dell'Era della Corruttela, con tanto di Gobbaccio al seguito. Fu così spasimato l'amore a quei tempi che ancor oggi qualcuno ricorda Bettino come un grande politico! I segnali a quel tempo erano molto tenui, quasi impercettibili: vi erano grandi saggi, il Compagno e il Partigiano, che tentarono di arginare l'assalto dell'idea che il contraccambio dovesse divenire normalità. Furono inascoltati e, la storia insegna, solo grazie ad una saggia azione della magistratura il sontuoso banchetto fu interrotto, con danni che ancora oggi stiamo pagando.
Venne allora dagli anfratti dell'arrembaggio finanziario un Nano ingalluzzito, potente al punto di gestire, rimbambendoci, l'etere e l'informazione, il cultore del ghepensmì, il faraone dell'Era del Puttanesimo. Osannato, adulato, posto d'incanto a modello, a faro illuminante, questo imprenditore, per così dire, trasformò ogni meandro dello stato in fucina per il suo obbiettivo, tra l'indifferenza generale: risanare le proprie aziende, aumentando forziere di famiglia. Solo pochi, pochissimi, a quel tempo tentarono una flebile azione di disturbo, di protesta, considerando che il partito sulla carta all'opposizione, di cui lei oggi è Segretario, iniziò un flirt che sarebbe sbocciato in vero amore nell'Era successiva. Girotondi, capeggiati da un grande regista poi divenuto afono durante il Ballismo, iniziarono a scalfire il potentato puttaniere e non furono capiti, accolti, impreziositi da coloro che, solo a parole, tentarono di arginare lo zar mignottesco.
Dopo che l'Europa ci liberò da cotanto energumeno, spuntò quasi per incanto dalle ceneri di quello che un tempo fu un partito serio d'opposizione ai privilegi, alle disparità sociali, un Bullo che fingendosi rottamatore, affossò definitivamente quella "vaga idea di socialismo" (cit.) agevolando i dettami finanziari ed economici dei grandi potentati da lui riveriti con entusiasmo. Dopo uno sbandamento generale dovuto al classico innamoramento, a me personalmente non mi catturò mai, quel "qualcosa" nel sottobosco sfanculò il Giullare con l'arma referendaria, fino a ridurlo a macchietta di compagnia d'avanspettacolo qual è tutt'oggi.
Già l'oggi! E' spuntato il nuovo amore italico, un Cazzaro di modesta qualità, ammaliante molti mediante un ingegnoso sistema comunicativo, composto di fake, di ragli alla luna, di discorsi fuorvianti la verità mediante l'inoculazione di fregnacce da taverna, quelle che comunemente definiamo ninnoli per popolino, sparse in aere quasi fossero temibili batteri, abbacinanti e velanti la pochezza di idee, di politica, di visione globale per costruire un futuro alle nuove generazioni.
Veniamo al "qualcosa" di oggi, le cosiddette sardine: non hanno colorazione politica perché, diciamocelo Segretario, non saprebbero come colorarsi. Da una parte c'è il partito che lei gestisce, il quale soffre da troppi anni per mancanza di rigenerazione sia sociale, che di teste pensanti. Se siete arrivati al punto di temere un crollo elettorale nell'appoggiare una legge che finalmente metterebbe in galera i ladroni respiranti attorno a noi che evitano, allegramente, di pagare i giusti tributi, beh me lo lasci dire, siete alla frutta! E' palese che scegliendo la strada stretta tanti che si sono rifugiati per continuare a delinquere ai danni della collettività, vi lascerebbero cercando altri lidi, e ce ne sono molti in giro. Ma il partito democratico deve, obbligatoriamente, scegliere, rinascere, riavviarsi. Basta correnti, basta sarcofagi mestieranti, basta diatribe alla "cazzo&campana" ricercante il sesso degli angeli! C'è una marea di delusi, di giovani, di incazzati che attendono un "qualcosa" di sano, lontano anni luce dal politichese, dalle mezze verità, dalle strade tracciate dalle fobie di scontentare classi sociali agiate, privilegiate, si ricordi ad esempio che al tempo del Fanfarone a Roma il seggio con maggior voti era quello dei Parioli, caro Segretario!
E le "sardine" non si riconoscono neppure nell'altro partito, ops, Movimento di attuale maggioranza, guidato da un volonteroso ragazzo, debole di carattere, che ne ha modificato scelleratamente il dna arrivando a rendere insensibile la gran parte del corpo elettorale difronte ai dogmi pentastellati, l'onestà e il rigore morale. Quanti politici appartenenti al movimento sono caduti nelle maglie della giustizia? Pochissimi! Eppure questo dato è pula che il vento disperde. Vengono definiti incapaci, fuori luogo, insensati. Guardi ad esempio la casa della Trenta! Ci rendiamo conto di quanti alloggi in passato furono agguantati dai mestieranti professionisti del politichese, senza che l'opinione pubblica esprimesse nausea?
E questi talenti, oramai talleri, senza una seria e granitica conformazione, senza i cedimenti pudibondi tipo la negazione di procedere processualmente nei confronti dell'allora compagno di coalizione Cazzaro chiudente i porti, o il via libera alla Tav, sono evaporati e avviluppati dai mojiti al Papeete, aprendo una falla gigantesca che sta ancora ridicolizzando la percentuale di consenso elettorale al Movimento stesso!
Orbene Segretario! Tenti di trasformare il partito in qualcosa di appetibile ai tanti che stanno manifestando meravigliosamente dissenso nei riguardi del "nuovo amore italico"! Si sforzi di presentare un partito pulito, retto, ascoltante gli innumerevoli disagi sociali! E' l'ultima chiamata questa. Dopo, purtroppo, sarà pianto e stridore di denti! Vamos!
Selvaggia!
mercoledì 20/11/2019
Le miserabili parole di Salvini su Cucchi
di Selvaggia Lucarelli
“Se qualcuno lo ha fatto è giusto che paghi, sono vicinissimo alla famiglia e ho invitato la sorella al Viminale, questo testimonia che la droga fa male sempre e comunque”.
Quando Matteo Salvini parla, non racconta mai nulla oltre quello che gli sta più a cuore, e cioè se stesso. In questo caso era stato invitato a commentare la sentenza Cucchi – dodici anni di carcere ai due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro – e ancora una volta non ci ha detto nulla sulla tenacia di Ilaria, sulla irremovibile perseveranza dei suoi genitori, sulla morte insensata di Stefano, sull’immonda storia di omissioni e depistaggi. No, ci ha tenuto a farci sapere molto su chi sia lui e nulla di ciò che rappresenta questa sentenza. Questa frase che ha fatto irritare tanti e che ha spinto Ilaria Cucchi a querelarlo, a me invece ha quasi messo di buon umore perché nessuna narrazione sul personaggio Salvini sarebbe stata tanto efficace. È una pennellata meravigliosa, un selfie coerente della sua miseria umana. Un riassunto perfetto dei macro-temi che lo definiscono. Soprattutto, è un’impagabile analisi logica e grammaticale della sua ipocrisia. Basta osservare con meticoloso disgusto il suo sapiente utilizzo di sostantivi, complementi oggetti, sinonimi e congiunzioni, per capire cosa stia dicendo, mentre finge umana comprensione per Stefano Cucchi e sua sorella. Per chi non fosse esperto in sottotesti, vado a spiegare.
Quando Salvini afferma: “Se qualcuno lo ha fatto è giusto che paghi”, utilizza quel tono dubitativo perché dopo anni a sbraitare con la bava alla bocca “marcite in galera!”, “buttate la chiave!” nel caso in cui uno straniero venga sorpreso a rubare una melanzana viola al supermercato, si riscopre improvvisamente garantista. Se i condannati sono due uomini con la divisa anziché due donne rom col gonnellone, Salvini lascia intendere con una commovente premura che si tratta di una sentenza di primo grado, mica siamo in Place de la Révolution con boia e ghigliottina. Ma andiamo avanti con l’analisi grammaticale. “Se-qualcuno-lo-ha fatto”, dice. L’utilizzo del “QUALCUNO” gli consente di omettere i reali soggetti della frase e cioè “i due CARABINIERI”. È davvero commovente il rispetto per la privacy dei picchiatori, la delicatezza con cui omette di citare anche la loro professione. Strano, perché solitamente Salvini è piuttosto preciso e colorito nel definire chi alza le mani sugli altri. Per dire, quando tre persone picchiarono due coniugi per derubarli (coniugi sopravvissuti, al contrario di Stefano), lui scrisse su twitter: “Coniugi massacrati a Lanciano, in manette tre rumeni che stavano fuggendo. Grazie alle nostre Forze dell’Ordine, queste bestie devono marcire in galera! #tolleranzazero”. Insomma, i rumeni sono bestie che devono marcire in galera prima ancora di un processo e grazie agli eroi delle forze dell’ordine, due rappresentanti delle forze dell’ordine dopo una sentenza di primo grado che li condanna sono “qualcuno che se ha sbagliato è giusto che paghi”. Passiamo a “sono vicinissimo alla famiglia Cucchi”. Secondo la prossemica, la vicinanza di Salvini a Ilaria Cucchi è sempre stata più o meno quella tra il pianeta Terra e la protogalassia. Le era molto vicino quando dichiarava: “Mi sembra difficile pensare che ci siano stati poliziotti e carabinieri che abbiano pestato Cucchi per il gusto di pestare” o quando difendeva il povero carabiniere perché Ilaria aveva postato una sua foto al mare: “Quel post mi fa schifo. Un carabiniere non può andare al mare e mettere su facebook una sua foto in costume da bagno? Fa bene a querelarla”. Un po’ come gli stranieri che non possono sedersi su una panchina perché poi Salvini li fotografa e li mette sulla sua pagina, dando loro delle sanguisughe nullafacenti, insomma. E ancora, sempre tornando all’analisi della frase, si passa a “Ho invitato la sorella al Viminale”. Il suo concetto di vicinanza si consuma a favore di telecamera. Ilaria combatte contro l’omertà e le bugie mentre Salvini per 10 lunghi anni è dalla parte dei carabinieri, quando Ilaria vince, la foto ricordo con Ilaria – suggerisce il fido Morisi – fa bene alla propaganda. Infine, il passaggio capolavoro: “Questo testimonia che la droga fa male sempre e comunque”. Per Salvini, dunque, la morte di Cucchi a seguito del pestaggio dei carabinieri dimostra che la droga fa male. Se ne deduce quindi che se uno va in carcere per aver truffato l’assicuratore e un carabiniere lo riempie di botte, le truffe agli assicuratori facciano male. Un’intuizione, un guizzo, una logicità degni di un picchetto dei carabinieri.
Ve lo dico io cosa voleva dire con quella frase l’alunno Salvini: “Non è ancora detto che i carabinieri siano colpevoli, la Cucchi mi sta sulle balle, se suo fratello non si fosse drogato sarebbe ancora vivo”. Non è intelligente, ma si applica. Per sembrare quello che è: un miserabile.
Serra
L’amaca.
Le vite degli altri
di Michele Serra
Del comunismo si era detto - giustamente - che l'ideologia non può e non deve soprapporsi alla vita vera. Che le persone sono persone, con tutti i loro difetti, e non si può pretendere di piegarle a un ordine, per quanto virtuoso, che le irreggimenta e le mortifica.
E del capitalismo, di grazia, che cosa possiamo dire? Gli operai dell'Ilva, gli abitanti di Taranto, così come le moltitudini che in tutto il mondo sono soggette a sconquassi decisi solamente in base ai bilanci aziendali e agli interessi economici di pochi, non sono forse persone? I contadini africani e asiatici sradicati a migliaia dai loro piccoli poderi e sbattuti a vivacchiare di espedienti nelle megalopoli perché un fondo di investimento cinese o americano ha deciso che si deve tornare al latifondo, non sono persone pure loro? Non meriterebbero anche loro di decidere qualcosa, di essere protagonisti delle proprie vite? Forse c'è qualcuno che alza la mano e fa presente che si tratta di persone, nei grattacieli di vetro dove si fanno i conti e si decidono le vite degli altri, a migliaia di chilometri di distanza?
Se almeno il signor ArcelorMittal esistesse davvero, e Arcelor fosse il suo nome (detto Arci dagli amici), lo si potrebbe affrontare di persona, guardandolo negli occhi: ma nemmeno lui esiste. Non è una persona, è un Consiglio di amministrazione, è un apparecchio fatto di numeri, con sede in Lussemburgo e l'anima in nessun posto. Si dica dunque del capitalismo, di qui in poi, la stessa precisa cosa che si diceva del comunismo: un sistema freddo, anonimo, che tratta gli uomini freddamente, da anonimi.
martedì 19 novembre 2019
Invasi all’insaputa
Nessuno se ne è accorto, impelagati come siamo a subire questo tempo cattivo e modificato dalla scelleratezza, regina delle nostre cervici. Nessuno ha evidenziato un evento di portata storica, distolti come eravamo nel vedere la processione a Venezia di avatar dei nostri politici, intenti a ricercar le cause del malfunzionamento del Mose, c’era anche Brunetta nell’acqua, facendo rischiare un corto. Insomma: i terrestri hanno ricevuto un testo scritto da extraterrestri e nessuno lo ha evidenziato! Cose da pazzi! Il testo della manovra economica italiana ha origini aliene, è appurato, certo, indiscutibile. Prova ne è che sono stati presentati 1500 emendamenti da parte della maggioranza: ben 921 dal PD e 435 dal M5S. Se non è una prova questa! Sono tra noi!
lunedì 18 novembre 2019
Tornano tra noi...
Sai che c’è caro Blog?
Sono un pochetto già esausto dell’oramai prossimo ripetersi di eventi, come le vicine festività natalizie insegnano: stanno già attrezzandosi i "solisti buoni" di una volta all'anno, ansimano i portatori sani delle nefaste frasi " contraccambio a te e famiglia", sono sgommanti i vacanzieri natalizi partenti solo per dirtelo appena il fato, la sventura, decida di farteli incontrare. M'accorgo di coabitare con molti presunti indesiderati, di dover forzatamente convivere con scelte e regole che quest’anno ritengo deleterie. Clima, povertà, differenze sociali, arrembaggio dei soliti noti, fesserie travestite da novità, squallidi figuri dediti all'accaparramento insalubre. E poi i politici: non li sopporto più, tutti, ma proprio tutti; li avete visti in processione con gli stivali, in laguna con la faccia da allocchi come se il Mose lo avessero ingegnato e costruito gli alieni?
Mi avvicino alle feste sognando una bicocca sprofondata nella neve senza telefono, senza connessione.
Sarò depresso? Può essere. Mi irrita infatti dover rivedere volti e visi abetizzati, wathsappare in modalità jinglebells, e poi i cuoricini, la neve, i gattini strenna, gli angioletti, le lucine, le scempiaggini zuccherose tipo "bontà vuol dire camminare insieme nella strada delle vita, appoggiandosi agli amici!"
Ma vaffanculo!
Tutto l'anno ci scanniamo, ignorandoci, chi si crede "arrivato" sfancula l'altro, sgomitiamo per un posto al sole, per un parcheggio, ci percuotiamo per sopravanzare l'altro, subitaneamente neo-inferiore; a dicembre come d'incanto sorgerà il solito e temibile "buonismo luccicante!"
Non la sopporto più questa stucchevolezza! Voglio godermi le feste lontano da miagolii ambrosoliamente sdolcinati, aborro il florilegio di sorrisi "alla Panicucci", detesto solo l'idea di dover sorridere a comando, per ricambiare fuffa e, l'ho già detto, apprendere itinerari, comprensivi anche di numero di gate, di vacanzieri-evidenziatori, emergenti dal nulla solo per raccontarti che raggiungeranno amene località di cui me ne frega una mastodontica cippa!
Sono tra noi, sappiatelo! Si stanno preparando a modificare la normale interazione sociale. Restiamo saldi e vigilanti nell'attesa dell'Epifania (che al solito se li porterà tutti via!)
venerdì 15 novembre 2019
giovedì 14 novembre 2019
Grandissimo!!
giovedì 14/11/2019
Forza Ladri Vivi
di Marco Travaglio
Il problema è sempre un altro. Sull’evasione, una delle migliori trovate dei benaltristi è che limitare il contante non serve perché i “grandi evasori” se ne infischiano se la soglia del cash scende da 3 mila euro a mille. Peccato che l’evasione di 110-130 miliardi l’anno sia la somma delle grandi, medie e piccole evasioni; e quelle medie e piccole sono in gran parte di criminali che incassano in contanti dal pizzo, dallo spaccio, dalla prostituzione e devono riciclare il bottino con pagamenti legali per non destare sospetti. A questo punto il benaltrista ha pronto il piano B: le manette non servono, perché è molto più utile “incrociare i dati”. Peccato che i dati siano tutti lì a disposizione, ormai anche dai paradisi fiscali, infatti siamo pieni di organismi che li incrociano; il guaio è che, una volta scovati, gli evasori non vengono neppure indagati perché, per commettere reato, dovrebbero superare soglie così alte che non riuscirebbero a valicarle neppure se s’impegnano. E comunque la prescrizione è assicurata: l’accertamento arriva 3-4 anni dopo la dichiarazione infedele o fraudolenta, quando non c’è più tempo per fare indagini, udienza preliminare e tre gradi di giudizio. E, anche se si fa in tempo, le pene sono così irrisorie da diventare non un freno, ma un incentivo a evadere e frodare.
Ma ecco pronto il benaltrista col piano C: il carcere non serve perché è meglio “confiscare il maltolto”. Ora, a parte che l’una cosa non esclude l’altra, anzi vanno di pari passo, oggi lo Stato riesce a recuperare meno del 5% dell’evasione che accerta. E, se quasi tutte le evasioni restano sotto le soglie di non punibilità, le indagini non partono proprio, dunque non scatta neppure il sequestro preventivo, figurarsi la confisca finale. In ogni caso, anche se si arriva alla confisca, l’evasore può fingersi nullatenente e, se ha un’azienda, simulare perdite e bisogna ricominciare da capo per dimostrare che i soldi li nasconde, e poi scovarli. Tantopiù che, per i reati fiscali, le società non sono soggette alla legge 231 sulla responsabilità penale delle persone giuridiche. E non si rischia il sequestro “per sproporzione” (fra beni posseduti e redditi dichiarati). Ora, per la prima volta nella storia, il governo Conte rimedia a tutti questi buchi con un ventaglio di norme di raro buonsenso ed efficacia. I pagamenti cash consentiti passano da 3 mila a 2 mila euro nel 2020 e a mille nel 2021. Le soglie di impunità scendono. I massimi e i minimi di pena aumentano, così per i casi più gravi si va in galera sia prima (custodia cautelare) sia dopo la sentenza (espiazione pena) e, in più, si può intercettare.
La 231 si applica alle società anche per reati fiscali (con pene pecuniarie fino a 500 “quote”). E il sequestro per sproporzione vale anche per evasori e frodatori. In più, con la Spazzacorrotti in vigore da un anno, per tutti i reati (non solo fiscali) commessi dal 1° gennaio 2020 la prescrizione si bloccherà alla sentenza di primo grado: fra 3-4 anni, quando arriveranno i primi verdetti, nessuno avrà più speranza di farla franca allungando i tempi in appello e in Cassazione. Le anime in pena che, a corto di argomenti, vanno cercando l’“anima” del Conte 2 dovrebbe riconoscere che è una rivoluzione copernicana: morale (basta con l’iniquità di un sistema che costringe i poveri e gli onesti a mantenere con tasse altissime i ricchi e i ladri che non le pagano), sociale (si redistribuisce più equamente la ricchezza) e finanziaria (si recuperano risorse per le riforme sempre rinviate per mancanza di fondi). Infatti il Partito Trasversale degli Evasori (il primo in Italia: 11 milioni di elettori) sta scatenando i suoi partiti – centrodestra e Italia Viva – e giornaloni con raffiche di emendamenti e fake news.
Forza Italia Viva non si premura neppure di dare un minimo di coerenza alle balle che racconta. Ettore Rosato, già celebre per aver dato i natali alla peggior legge elettorale della storia, riesce a sostenere restando serio che, nell’ordine: “le manette non sono strumenti per combattere l’evasione” (peccato che siano in vigore in tutto il mondo fuorché in Italia); “servono solo a spaventare chi vuole investire in Italia” (Rosato è convinto che chi investe in Italia lo faccia per evadere il fisco e si spaventi se anche l’Italia mette in carcere gli evasori come il suo paese d’origine); “siamo il partito no tax” (quindi incostituzionale ed eversivo, visto che l’art. 53 della Costituzione recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”); “le manette per chi ruba ci sono già” (falso: in Italia i detenuti per reati fiscali sono poche decine, contro i 7 mila della Germania e le decine di migliaia degli Usa); “siamo contrari alle manette per chi commette degli errori” (siccome il carcere è previsto per chi occulta 200 mila euro all’anno evadendone almeno 100 mila, per Rosato chi nasconde al fisco fino a 199.999 euro e ne evade fino a 99.999 è uno sbadato). Finora i renziani dicevano: “Le manette non servono, servono multe salate e sequestri e confische dal maltolto”. Ma ora casca l’asino: vogliono cancellare dalla legge di Bilancio sia le manette agli evasori (cioè le pene più alte e le soglie più basse), sia la confisca dei beni per sproporzione, sia le multe alle società frodatrici. Cioè tornare alle norme attuali, quelle che garantiscono ogni anno il saccheggio legalizzato di 110-130 miliardi. Negli anni 80, un deputato attaccò in aula un pippone su una fumosissima riforma del Codice penale, finché il presidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro lo fulminò: “Onorevole, se ci dice quale processo vuole aggiustare e quale amico vuole salvare, facciamo prima”. Oggi, a questi manigoldi, non c’è neppure bisogno di domandarlo: lo sappiamo benissimo.
Gnorri
mercoledì 13 novembre 2019
Panzanatibus
Rieccoli! Ebbri dal latinorum, sviati dall'incenso, dagli altari rigirati, sono tornati per dare dell'eretico al grande segno dei tempi Francesco!
Rancorosi come non mai, questi catacombali esseri insulsi han trovato ragione per esprimere un dissenso direttamente proporzionale alla loro debacle spirituale, al circense metodo, una visione di fede particolare, premiante e rassicurante chi degli onori e dei privilegi ne ha fatto ragione di vita, insomma: gli auto salvati, i chiudenti il recinto, sfanculanti la centesima pecora smarrita.
Prendetevi un attimo e leggete qui di seguito la loro letterina:
Noi sottoscritti chierici, studiosi e intellettuali
cattolici, protestiamo e condanniamo gli atti sacrileghi e superstiziosi
commessi da Papa Francesco, il Successore di Pietro, durante il recente Sinodo
sull’Amazzonia tenutosi a Roma.
Questi atti sacrileghi sono i seguenti:
Questi atti sacrileghi sono i seguenti:
- Il 4 ottobre Papa Francesco ha
partecipato ad un atto di adorazione idolatrica della dea pagana Pachamama.
- Ha permesso che questo culto
avesse luogo nei Giardini Vaticani, profanando così la vicinanza delle
tombe dei martiri e della chiesa dell'Apostolo Pietro.
- Ha partecipato a questo atto di
adorazione idolatrica benedicendo un’immagine lignea della Pachamama.
- Il 7 ottobre, l’idolo della Pachamama
è stato posto di fronte all’altare maggiore di San Pietro e poi portato in
processione nella Sala del Sinodo. Papa Francesco ha recitato preghiere
durante una cerimonia che ha coinvolto questa immagine e poi si è unito a
questa processione.
- Quando le immagini in legno di
questa divinità pagana sono state rimosse dalla chiesa di Santa Maria in
Traspontina, dove erano state collocate sacrilegamente, e gettate nel
Tevere da alcuni cattolici oltraggiati da questa profanazione della
chiesa, Papa Francesco, il 25 ottobre, si è scusato per la loro rimozione,
e una nuova immagine di legno della Pachamama è stata restituita
alla chiesa .
In tal modo è incominciata un’ulteriore profanazione.
- Il 27 ottobre, nella Messa
conclusiva del Sinodo, ha ricevuto una ciotola usata nel culto idolatrico
della Pachamama e l’ha collocata sull’altare.
Lo stesso Papa Francesco ha confermato
che queste immagini in legno sono idoli pagani. Nelle sue scuse per la
rimozione di questi idoli da una chiesa Cattolica, li ha chiamati
specificamente Pachamama ,
nome di una falsa dea della madre terra secondo una credenza religiosa pagana
del Sud America.
Svariate caratteristiche di queste
cerimonie sono state condannate come idolatriche o sacrileghe dal cardinale
Walter Brandmüller, dal cardinale Gerhard Müller, dal cardinale Jorge Urosa
Savino, dall’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, dal vescovo Athanasius Schneider,
dal vescovo José Luis Azcona Hermoso, dal vescovo Rudolf Voderholzer e dal
vescovo Marian
Eleganti . Infine, anche il cardinale Raymond Burke ha
dato la stessa interpretazione in un’intervista.
Questa partecipazione all’idolatria è
stata preceduta dalla dichiarazione intitolata “Documento sulla Fraternità
Umana”, firmata da Papa Francesco e Ahmad Al-Tayyeb, il Grande Imam della
Moschea di Al-Azhar, il 4 Febbraio 2019 .
Questa dichiarazione affermava:
“Il pluralismo e la diversità di religioni,
colore, sesso, razza e linguaggio sono voluti da Dio nella Sua saggezza,
attraverso la quale ha creato gli esseri umani. Questa saggezza divina è la
fonte da cui discende il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere
diversi”.
Il coinvolgimento di Papa Francesco
nelle cerimonie idolatriche indica che egli intendeva dare a questa
affermazione un senso eterodosso, il quale consente che l’adorazione pagana di
idoli venga considerata un bene voluto da Dio in senso positivo.
Inoltre, nonostante egli abbia
informato privatamente il vescovo Athanasius Schneider che “Tu [il Vescovo]
puoi dire che la frase in questione sulla diversità delle religioni vuole
significare la volontà permissiva di Dio ...”
, Francesco non ha mai corretto in questo senso l'affermazione di Abu Dhabi.
Nel suo successivo discorso nell’udienza pubblica del 3 aprile 2019, Francesco,
rispondendo alla domanda “Perché Dio permette che ci siano tante religioni?”,
al riguardo ha fatto riferimento alla “volontà permissiva di Dio” come spiegato
dalla teologia Scolastica, ma ha dato al concetto un significato positivo,
dichiarando che “Dio ha voluto permetterlo” perché, nonostante “ci siano tante
religioni” esse “guardano pur sempre al cielo, guardano a Dio” (enfasi
nostra) . Non c’è il minimo riferimento al concetto che Dio
permetta l'esistenza di false religioni, allo stesso modo in cui permette
l'esistenza del male in generale. Anzi, la chiara implicazione è che Dio
permette l’esistenza di “tante religioni” perché sono buone in quanto “guardano
pur sempre al Cielo, guardano a Dio”.
Peggio ancora, Papa Francesco da allora
ha confermato la mai smentita dichiarazione di Abu Dhabi istituendo un “comitato
interreligioso” , poi ufficialmente chiamato “Alto Comitato”
(“Higher
Committee”) , con sede negli Emirati Arabi Uniti, per
promuovere gli “obiettivi” del documento; e promuovendo una direttiva del
Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso indirizzata ai direttori di
tutti gli Istituti superiori di istruzione cattolici, e indirettamente a tutti
professori universitari cattolici, chiedendo loro di dare “la più ampia
diffusione possibile” al documento, compresa la sua affermazione, mai corretta,
che Dio vuole la “diversità delle religioni” proprio come vuole la diversità
di colore, sesso, razza e lingua.
L’autorizzazione ad adorare chiunque o
qualsiasi cosa diversa dall’unico vero Dio, la Santissima Trinità, è una
violazione del Primo Comandamento. Certamente ogni partecipazione a qualsiasi
forma di venerazione degli idoli è condannata da questo Comandamento ed è un
peccato oggettivamente grave, indipendentemente dalla colpevolezza soggettiva,
che solo Dio può giudicare.
San Paolo insegnò alla Chiesa primitiva
che il sacrificio offerto agli idoli pagani non era offerto a Dio ma piuttosto
ai demòni quando disse nella sua Prima Lettera ai Corinzi:
“Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata
agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? No, ma dico che i
sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che
voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice del Signore e
il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla
mensa dei demòni”
(1 Cor. 10, 19-21).
Con queste azioni Papa Francesco è
incorso nella reprimenda emanata dal Secondo Concilio di Nicea:
“Molti pastori hanno distrutto la mia vigna, hanno
contaminato il mio territorio. Poichè seguirono uomini empi e, confidando nelle
loro proprie follie, calunniarono la santa Chiesa, che Cristo nostro Dio ha
preso per Sua sposa, e non riuscirono a distinguere il santo dal profano,
affermando che le icone di nostro Signore e dei Suoi santi non fossero diverse
dalle immagini lignee di idoli satanici”.
Con immenso dolore e profondo amore per
la Cattedra di Pietro, imploriamo Dio Onnipotente di risparmiare ai membri
colpevoli della Sua Chiesa sulla terra, la punizione che meritano per questi
terribili peccati.
Chiediamo rispettosamente a Papa
Francesco di pentirsi pubblicamente e senza ambiguità, di questi peccati
oggettivamente gravi e di tutte le trasgressioni pubbliche che ha commesso
contro Dio e la vera religione, e di riparare questi oltraggi.
Chiediamo rispettosamente a tutti i
vescovi della Chiesa Cattolica di rivolgere una correzione fraterna a Papa
Francesco per questi scandali, e di ammonire i loro greggi che, in base a
quanto affermato dall’insegnamento della fede Cattolica divinamente rivelato,
se seguiranno il suo esempio nell’offesa contro il Primo Comandamento,
rischiano la dannazione eterna.
9 Novembre 2019
In Festo dedicationis Basilicae
Lateranensis
“Terribilis est locus iste: hic domus Dei est et porta caeli; et vocabitur aula Dei”
“Terribilis est locus iste: hic domus Dei est et porta caeli; et vocabitur aula Dei”
Ecco qui la loro accusa al Pastore, al Vescovo di Roma!
Gli adoratori del "paonazzo", gli smanianti calze porpora, i fedeli osservanti chissà quali principi, i dediti alla dissoluzione dei precetti di amore e di carità, si scagliano contro il Papa con un'inusitata e rancorosa violenza, accusando il Sommo Pontefice addirittura di idolatria!
Non dovremmo neppure commentare tali baggianate. Lo faccio solo per evidenziare come la perdita di quei cazzo, chiedo scusa, di princìpi ineludibili, paraventi per le scorribande pro loro, per l'abbassamento dell'ego bistrattato da parole pesanti quali povertà, accoglienza, condivisione, porti questi diversamente credenti a rosicare fuori da ogni logica, ad appartarsi sgomenti in attesa che tornino a luccicare anelli e croci d'oro, mitrie sfavillanti per principesche manifestazioni di potere terreno in altari con spalle girate ai diversi che siamo noi.
Vi elenco infine i firmatari di questa goliardica iniziativa. Nomi sconosciuti affioranti dalla melma del nonsenso di quella fede praticata da pochi, per il distacco da molti.
Dr Gerard J.M. van den Aardweg, The Netherlands
Dr Robert Adams, medical physician in Emergency &
Family Medicine
Donna F. Bethell, J.D.
Tom Bethell, senior editor of The American
Spectator and book author
Dr Biagio Buonomo, PhD in Ancient Christianity History
and former culture columnist (1990-2013) for L'Osservatore Romano
François Billot de Lochner, President of Liberté politique,
France
Rev. Deacon Andrew Carter B.Sc. (Hons.) ARCS DipPFS Leader,
Marriage & Family Life Commission, Diocese of Portsmouth, England
Mr. Robert Cassidy, STL
Dr Michael Cawley, PhD, Psychologist, Former University
Instructor, Pennsylvania, USA
Dr Erick Chastain, PhD, Postdoctoral Research Associate,
Department of Psychiatry, University of Wisconsin-Madison
Fr Linus F Clovis
Lynn Colgan Cohen, M.A., O.F.S.
Dr Colin H. Jory, MA, PhD, Historian, Canberra,
Australia
Rev Edward B. Connolly, Pastor Emeritus, St. Joseph Parish
St. Vincent de Paul Parish, Girardville PA
Prof. Roberto de Mattei, Former Professor of the History of
Christianity, European University of Rome, former Vice President of the
National Research Council (CNR)
José Florencio Domínguez, philologist and translator
Deacon Nick Donnelly, MA Catholic Pastoral &
Educational Studies (Spiritual Formation), England
Fr Thomas Edward Dorn, pastor of Holy Redeemer Parish in New
Bremen OH in the Archdiocese of Cincinnati
Fr Stefan Dreher FSSP, Stuttgart, Germany
Dr Michael B. Ewbank, PhD in Philosophy, Loras College,
retired, USA
Fr Jerome Fasano, Pastor, St John the Baptist Church,
Front Royal, Virginia, USA
Dr James Fennessy, MA, MSW, JD, LCSW, Matawan, New
Jersey, USA
Christopher A. Ferrara, J.D., Founding President of the
American Catholic Lawyers’ Association
Fr Jay Finelli, Tiverton, RI, USA
Prof. Michele Gaslini, Professor of Public Law, University
of Udine, Italy
Dr Linda M. Gourash, M.D.
Dr Maria Guarini STB, Pontificia Università Seraphicum,
Rome; editor of the website Chiesa e postconcilio
Fr Brian W. Harrison, OS, STD, associate professor of
theology of the Pontifical Catholic University of Puerto Rico (retired),
Scholar-in-Residence, Oblates of Wisdom Study Center, St. Louis, Missouri, USA
Sarah Henderson DCHS MA (RE & Catechetics) BA
(Mus)
Prof. Robert Hickson PhD, Retired Professor of Literature
and of Strategic-Cultural Studies
Dr Maike Hickson PhD, Writer and Journalist
Prof., Dr.rer.pol., Dr.rer.nat.
Rudolf Hilfer,
Professor of Theoretical Physics at Universität Stuttgart
Fr John Hunwicke, Former Senior Research Fellow, Pusey House,
Oxford
Fr Edward J. Kelty, OS, JCD, Defensor Vinculi, SRNC rota
romana 2001-19, Former Judicial Vicar, Archdiocese of Ferrara, Judge,
Archdiocese of Ferrara
Dr Ivo Kerže, prof. phil.
Dr Thomas Klibengajtis, former Assistant Professor of
Catholic Systematic Theology, Institute of Catholic Theology, Technical
University Dresden, Germany
Dr Peter A. Kwasniewski, PhD, USA
Dr John Lamont, DPhil (Oxon.)
Fr Patrick Magee, FLHF a Franciscan of Our Lady of the
Holy Family, canonical hermit in the Diocese of Fall River, Massachusetts
Dr Carlo Manetti, jurist and lecturer, Italy
Dr Christopher Manion, PhD, KM, Humanae Vitae Coalition,
Front Royal, Virginia, USA
Antonio Marcantonio, MA
Michael J. Matt, Editor, The Remnant, USA
Jean-Pierre Maugendre, general delegate, Renaissance
catholique, France
Msgr John F. McCarthy, JCD, STD, retired professor of moral
theology, Pontifical Lateran University
Prof. Brian M. McCall, Orpha and Maurice Merrill Professor
in Law, Editor-in-Chief Catholic Family News
Patricia McKeever, B.Ed. M.Th., Editor, Catholic Truth,
Scotland
Mary Angela McMenamin, MA in Biblical Theology from John
Paul the Great Catholic University
Fr Cor Mennen, lecturer canon law at the diocesan
Seminary of ‘s-Hertogenbosch and member of the cathedral chapter
Rev Michael Menner, Pastor
Dr Stéphane Mercier, Ph.D., S.T.B., former research fellow
and lecturer at the University of Louvain
David Moss, President, Association of Hebrew
Catholics, St. Louis, Missouri
Dr Claude E Newbury, M.B. B.Ch., D.T.M & H., D.P.H.,
D.O.H., M.F.G.P., D.C.H., D.A., M. Prax Med.
Prof. Giorgio Nicolini, writer, Director of “Tele Maria”
Fr John O'Neill, STB, Dip TST, Priest of the Diocese
of Parramatta, member of Australian Society of Authors
Fr Guy Pagès, Archdiocese of Paris, France
Prof. Paolo Pasqualucci, Professor of Philosophy (retired),
University of Perugia, Italy
Fr Dean P. Perri, Diocese of Providence, Our Lady of
Loreto Church
Dr Brian Charles Phillips, MD
Dr Mary Elizabeth Phillips, MD
Dr Robert Phillips, Professor (emeritus) Philosophy:
Oxford University, Wesleyan University, University of Connecticut
Prof. Claudio Pierantoni, Professor of Medieval Philosophy,
University of Chile; former Professor of Church History and Patrology at the
Pontifical Catholic University of Chile
Prof. Enrico Maria Radaelli, Professor of Aesthetic Philosophy and
Director of the Department of Aesthetic Philosophy of the International
Science and Commonsense Association (ISCA), Rome, Italy
Dr Carlo Regazzoni, Philosopher of Culture, Therwill,
Switzerland
Prof. John Rist, Professor emeritus of Classics and
Philosophy, University of Toronto
Dr Ivan M. Rodriguez, PhD
Fr Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez, Pastor, Diocesan Catholic Priest,
Caracas, Venezuela.
John F. Salza, Esq.
Fr Timothy Sauppé, S.T.L., pastor of St. Mary’s
(Westville, IL.) and St. Isaac Jogues (Georgetown, IL.)
Fr John Saward, Priest of the Archdiocese of
Birmingham, England
Prof. Dr Josef Seifert, Director of the Dietrich von
Hildebrand Institute of Philosophy, at the Gustav Siewerth Akademie,
Bierbronnen, Germany
Mary Shivanandan, Author and consultant
Dr Cristina Siccardi, Church Historian and author
Dr Anna M. Silvas, senior research adjunct, University
of New England NSW Australia.
Jeanne Smits, journalist, writer, France
Dr Stephen Sniegoski, PhD, historian and book author
Dr Zlatko Šram, PhD, Croatian Center for Applied
Social Research
Henry Sire, Church historian and book author,
England
Robert J. Siscoe, author
Abbé Guillaume de Tanoüarn, Doctor of Literature
Rev Glen Tattersall, Parish Priest, Parish of St. John
Henry Newman, Australia
Gloria, Princess of Thurn und Taxis, Regensburg, Germany
Prof. Giovanni Turco, associate professor of Philosophy of
Public Law, University of Udine, Italy
Fr Frank Unterhalt, Pastor, Archdiocese of Paderborn,
Germany
José Antonio Ureta, author
Adrie A.M. van der Hoeven, MSc, physicist
Dr Gerd J. Weisensee, Msc, Switzerland
Dr Elizabeth C. Wilhelmsen, Ph.D. in Hispanic Literature,
University of Nebraska-Lincoln, retired
Willy Wimmer, Secretary of State, Ministry of
Defense, (ret.), Germany
Prof. em. Dr Hubert Windisch, priest and theologian, Germany
Mo Woltering, MTS, Headmaster, Holy Family Academy,
Manassas, Virginia, USA
Miguel Ángel Yáñez, editor of Adelante la Fe
Archbishop Carlo Maria Viganò
Prof. Dr. Heinz Sproll – University of Augsburg
Edgardo J. Cruz Ramos, President Una Voce Puerto Rico
Rev. Fr. Felice Prosperi
Prof.Growuo Guys PhD
Rev. Nicholas Fleming STL
Drs. N.A.L. van der Sluis pr., Pastoorparochie Maria, Moeder van de
Kerk Bisdom ‘s-Hertogenbosch
Rev. Fr Alfredo Maria Morselli
Marco Paganelli, Journalist and writer
Deacon Eugene G. McGuirk, B.A, M.A., M.B.A.
Dr. Lee Fratantuono, AB, AM, PhD
Rev. Fr. Paolo D'Angona, Diocese of Roermond,
Netherlands Sembra una superba supercazzola con vari duchi, marchesi e contesse Vien dal Mare!
Spunta tra gli altri pure no-no-no! Viganò!!! Il nettare del rancore!!!
Una prece, amici. Una prece per codesti calzini paonazzi!
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