Che estate, Bat-Renzi: sventa attentati mentre canta con Jerry Calà
DI DANIELA RANIERI
Dopo Ferragosto, mentre le due superpotenze mondiali si sfilettano l’Ucraina, dove la Nato (e la Ue al suo servizio) ha miseramente perso la guerra, il più grande giornale italiano pubblica nella seconda pagina di politica italiana una notizia bomba: “Le estati di Renzi”. E non stiamo parlando solo di questa estate, quando, dopo “una settimana in Corsica a luglio con Agnese”, lo si è visto “con la famiglia a Capri, a cantare con tanto di tamburello insieme tra gli altri a Jerry Calà, all’Anema e core”, come testimonia un video “poi diventato virale”; ma delle estati di fuoco di quando teneva le redini della nazione nel grande scacchiere internazionale.
Per esempio nel 2016, quando, in partenza per la Sardegna, sventò un attacco terroristico con la sola forza del Badedas: “Alle 6 del mattino il telefono del premier squilla: sono i vertici dei servizi segreti. ‘Presidente, dove si trova?’. ‘Appena uscito dalla doccia’. ‘Tra 10 minuti siamo da lei’. Risultò che un presunto kamikaze aveva scritto su Facebook che proprio quell’11 agosto si sarebbe fatto saltare in aria. “E che fa?”, freme il cronista. Matteo ricorda la concitazione di quegli attimi: “Abbiamo poche ore per prenderlo. Qualcuno mi propone di lanciare un allarme a reti unificate al Paese, altrimenti, mi dicono ‘daranno la colpa a te’. È una scelta delicata. Ma non ha senso impaurire 60 milioni di italiani solo per pararsi la coscienza. Dico ai vertici delle forze dell’ordine: raddoppiamo la vigilanza e troviamolo. Ore drammatiche, incollati al telefono. Poi la svolta: viene catturato… Arrivo al mare la sera, e con i ragazzi faccio finta di nulla”. Batman non avrebbe saputo fare di meglio.
Come dimenticare, poi, l’estate del Papeete, quando lui, da statista qual è, mise da parte i dissapori col M5S e favorì il Conte-2 col Pd. “Chiamo Dario Franceschini e divento il fautore del governo giallorosso. Con le elezioni, Salvini avrebbe ottenuto un’ampia maggioranza sovranista per governare e poi eleggere il presidente della Repubblica nel 2022. Roba pericolosa”.
“Una mossa del cavallo”, osserva il cronista, facendogli un po’ di pubblicità all’omonimo libro. Matteo, schivo com’è, non si crogiola nella gloria e accoglie la successiva provocazione dell’intervistatore: “Lei, da premier, è il leader che ha fatto più bilaterali con il presidente della Russia”. Matteo afferma che Putin è “uno straordinario negoziatore”, che “usa un tono di voce monocorde” ed è “un professionista” (come in un sogno ci sovvengono le immagini di quando, ai vertici internazionali, Matteo sembrava imitare la camminata da Kgb, col braccio sinistro semi-fermo e il destro oscillante).
Naturalmente il cronista, che è un giornalista del Corriere e quindi non è tenuto a saperlo, non fa alcun accenno al fatto che nel 2015 il governo Renzi mandò alla Russia di Putin 94 blindati Lince violando l’embargo (vedi Il Rottamato. Antropologia di Matteo Renzi, PaperFirst). Gli preme sapere un’altra cosa: “Con Obama, che volle lei e sua moglie Agnese all’ultima cena di Stato da presidente Usa, vi sentite ancora?”. Ah, Barack: “L’ho visto l’ultima volta qualche mese fa. Eravamo ospiti a una conferenza internazionale in Asia”, e qui si toccano vertici di manuelfantonismo siderali, manca solo il cargo battente bandiera liberiana.
Non manca invece un accenno all’ostracismo di cui è vittima sui media, in particolare su Mediaset, che l’ha “cancellato dal palinsesto” dacché ha criticato Pier Silvio. In effetti non si capisce perché un politico di tale levatura non possa raccontare queste cose a Verissimo, ospite di Silvia Toffanin. Intanto, perché no, l’intervista potrebbe diventare una rubrica fissa sui maggiori quotidiani italiani: “Gli autunni di Matteo Renzi”, “I solstizi d’inverno di Matteo Renzi”, “I cenoni di capodanno di Matteo Renzi”, anche se scrivendolo ci accorgiamo che è già così: manca solo l’intestazione.
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