sabato 9 agosto 2025

L'Amaca

 

Il crollo di una diga
di MICHELE SERRA
Questa è un’Amaca “aperta”: lascio ai lettori, del tutto liberamente, il diritto di stabilire se è il delirio di un vecchioreazionario o il grido di dolore di un irriducibile democratico. Fate voi. Finita la premessa, ecco lo svolgimento.
Io la tiktoker che entra nel Consiglio comunale di Napoli per il suo siparietto sgrammaticato, la vorrei allontanata dai gendarmi. La vorrei scacciata dagli dèi, mentre la folgore la sfiora. La vorrei soccorsa da sorelle e fratelli (che sono il contrario esatto dei followers) che le dicano: perché ti esponi alla vergogna? Vieni, copriti, esita, che la nudità della tua ignoranza non è una colpa, ma sicuramente neppure un merito.
Non è un argine, è la diga intera dell’incertezza, del pudore, del dubbio su se stessi a essersi sbriciolata. Scende a valle, terrificante, l’onda distruttiva della presunzione di massa, che neppure il più savio dei savi può più arginare: l’umiltà è virtù di minoranza. Aprire bocca solo per aprirla, fotografarsi solo perché si esiste, credersi all’altezza di qualunque governo, autorevolezza, potere, solo perché ci si alza al mattino. Non chiedersi mai, mai, mai: sarò capace? Sarò in grado? Sarà all’altezza?
Gongolare di se stessi. Essere ridicoli e sentirsi potenti. Essere schiavi e sentirsi padroni. È questa la tragedia della società di massa. E ad ogni buon conto, in attesa degli sviluppi, bravo Calenda che ha sospeso il suo consigliere fellone che ha aperto le porte della polis a questa sciagurata.

Nessun commento:

Posta un commento