Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
lunedì 30 aprile 2018
A fianco di Martina
Sono vicino a Martina il segretario reggente del PD, per l'aggressione subita da parte del Bomba, il quale fingendo, anzi: prendendo per il culo chicchessia parla, agisce e decide come se fosse segretario del partito pur avendo, mediante un'enorme smargiassata, rassegnato le dimissione, rivelatesi false come il renzismo intero.
Partiamo dalle origini: il Pifferaio ha scelto personalmente i candidati, proteggendoli tramite paracaduti creati ad hoc da quella legge vergognosa che chiamiamo Rosatellum, specchio del suo creatore.
Gli ha scelti mettendo a repentaglio la stessa identità del PD, ben sapendo che la batosta sarebbe stata epica, come la realtà ha confermato il 4 marzo. Aveva bisogno di questo, di una brigata di proni, pronti a tutto anche a sbugiardare la propria dignità.
E Martina eletto segretario reggente non ha retto la vergogna di passare come un fesso qualunque, di essere contraddetto da chi avrebbe dovuto restare in silenzio per due anni, sue parole.
"E' impossibile guidare un partito in queste condizioni" ha detto il povero Martina, lacerato da questi onnivori contenitori di fregnacce che altro non sono i servi dell'Ebetino di Rignano.
Siamo dunque a questo punto, ignobile come sono stati gli ultimi anni di padronanza del giglio magico. In più si constata la ripresa, nelle elezioni in Friuli, del Delinquente Naturale, lo scempio democratico per eccellenza.
Povera Italia: rapinata di ogni beltà, asserragliata da professionisti della poltrona, vive una stagione terribile, da libri di storia, assistendo impotente a questo valzer di omuncoli, nani e ballerine, assetati solo di potere, indifferenti ai disagi sociali, alle disparità, all'evasione sempre più preponderante.
Martina è il grido di chi vorrebbe uno stato democratico guidato da una Costituzione sempre più oltraggiata da briganti.
Siamo all'apoteosi del degrado; stanno rubando l'ultima argenteria, stanno svitando le viti degli infissi. Noi, al solito, assistiamo inermi all'ennesimo, finale, scempio democratico.
Similitudini
Dialoghi alti, ma molto alti...
Si scherza, naturalmente!
Questo filmato narra di un ipotetico dialogo calcistico in alto, molto in alto...
cliccate qui per vederlo
domenica 29 aprile 2018
Clap Clap Clap!
Articolo di Daniela
sabato 28 aprile 2018
venerdì 27 aprile 2018
Scusaci Giulio!
Caro Giulio,
purtroppo come ben saprai la verità sul tuo assassinio è ancora in alto mare, lambendo le coste egizie.
Ieri ad esempio è stato qui da noi è stato tutto un cinguettar di passerotti: Cipe, Cipe, Cipe!
Il Cipe infatti (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) di cui lo Spettinato (Luca Lotti) è segretario, ha dato il via libera all'enorme garanzia (che potrà arrivare a 18 miliardi di euro) per operazioni economiche in Kenya, Qatar e appunto Egitto, il paese dove qualcuno, diciamo ancora così, ti ha ammazzato.
Pensa Giulio che questa super garanzia è stata estesa non solo ad attività estere di progettazione e costruzione, ma anche alla vendita di armi. Si, di armi! Capisci ora perché dico che la verità sul tuo omicidio non arriverà probabilmente mai?
Lor signori hanno avuto una fretta innaturale a decidere questa mega assicurazione di stato, addirittura senza attendere il parere della Corte dei Conti! Ciò è comprensibile, dal punto di vista di chi ha fatto della politica un mestiere: potrebbe arrivare infatti al potere "qualcuno" che sbaglia congiuntivi, un illetterato, ma con in mente un chiaro concetto: dobbiamo smetterla di vendere armi!
Invece questi mercanti si sono dati da fare, tra un Cipe e l'altro, per garantire non solo la cantieristica navale, come introdusse al suo tempo il Bomba, ma pure la vendita di strumenti di morte, come ha ben pensato il governo sonnecchiante, ma non troppo, di Borotalco Gentiloni.
Tramite la Sace infatti (compagnia assicurativa a controllo pubblico della Cassa Depositi e Prestiti) lo stato garantisce per grandi commesse rivolte all'estero, vedi le due navi costruite per la Virgin al prezzo di quasi 2 miliardi di euro.
Ma con la delibera 34 del 2018 il Cipe ha ampliato la garanzia anche alle vendite del settore della Difesa, arrivando ad assicurare appunto un importo vicino ai 18 miliardi di euro, tra cui la vendita di 28 elicotteri militari al Qatar, grande amico del Pifferaio di Rignano.
Con l'Egitto i rapporti commerciali vanno sempre meglio ed Cipe ha deciso di garantire la costruzione di una centrale nel territorio in cui vive colui che ti uccise con inusitata violenza.
Ecco perché caro Giulio la verità è lontana, molto lontana. Tu intanto continua a riposare in pace!
Ciao Giulio!
Calcoli travagliati
giovedì 26 aprile 2018
Nella logica
Il valzer non è dunque finito e i promessi sposi, che don Rodrigo versione Puttaniere non vuol maritare, convoleranno la prossima settimana alle sospirate nozze.
La modalità?
Appare semplice: melina con il PD, il cui mastro birraio è impegnato a distruggerlo dall'interno, con relativo prolungamento della paziente attesa del Silente, sino a domenica prossima giornata di voto in Friuli Venezia Giulia per le regionali; conosciuti i risultati, probabilmente sarà netta la vittoria di Salvini, sfanculamento del Delinquente Naturale e via alla danze!
Semplice no?
Riapparizione
È riapparso nella sua Firenze il Menestrello Insipido con annessa bicicletta intento a domandare, tra il serio ed il faceto, la bontà del possibile accordo con il vil Movimento, da anni suo acerrimo nemico sol perché, unico nella giungla italica, rimarca la matrice centrodestrorsa della sua politica, un distillato ingiurioso verso quel senso di rivalsa, di equità ed equilibrio sociale tramandato dagli antichi padri nobili di quello che fu un partito di riferimento prima che la brigata gigliata l’affossasse. Con quella sua teatralità da saltimbanco, questo inetto dal sorriso attraente come una prolusione sulla carità del dott Bertone, che è anche cardinale, ha voluto dimostrare a se stesso e all’orbi che la sua linea, convessa come i ragionamenti intrisi di palle sfrenate di cui è portatore sano, sia l’unica vincente, ossia la distruzione completa del pensiero combattente ribaldi e brigantaggio, tra l’altro arte innata del suo mentore il Puttaniere, per una sciantosa, melliflua, inadeguata e scipida politica al servizio della tecno-rapto-finanzocrazia di cui questo sempliciotto è da un lustro fiero ambasciatore.
Recensione travagliata
mercoledì 25 aprile 2018
Risposta
Punto di vista
Pensierino
martedì 24 aprile 2018
L'incensazione
Mentre sorgono come funghi film, serie tv sui boss colombiani, El Chapo, ultimo della lunga serie Escobar, divinizzando questi demoni che dovrebbero invece cadere nel giusto oblio, ecco il film di Sorrentino sul Pregiudicato nostrano che, sia chiaro, non è da mettere in riferimento con i succitati, ma neppure necessiti di ulteriore incensamento.
Mettetela come volete ma un film in due parti creato da un regista di fama come Sorrentino è un lasciapassare per ulteriori scorribande di colui che non vuole lasciare assolutamente la presa, per scopi palesemente personali.
Se è vero, ed è vero, che l'ex presidente del consiglio pagò a suo tempo la mafia, il suo regno è quello dell'oblio, la sua condanna è il ridimensionamento dei suoi affari, delle leggi preparate a misura per evitargli la galera, la nascita di una giusta e sacrosanta legge sul conflitto di interesse, in gestazione da circa vent'anni.
Ed invece questo film lo riporrà tra gli eroi del nostro tempo, affascinando giovani ed anziani, lo stereotipo di lui nascente ammalierà altri allocchi, trasformandolo, in parte lo è già, in modello vincente su norme e doveri sanciti dalla costituzione.
Come non ammirarlo quando evade? Come non invaghirsi mentre compra senatori, modifica leggi, accorciando prescrizioni, ideando legittimi impedimenti, creando parentele tra minorenni e zii egiziani?
Indomito, evitante critiche anche feroci, egli continua ad imperversare sui media di sua proprietà, mutando in nonno giocoso la sua micidiale arsura politica, l'applicazione della regola, purtroppo quasi sempre vera, decretante che ogni essere umano ha un prezzo sfanculante i sani principi, che l'arrivismo si concretizza attraverso amicizie, ricatti, soprusi, smancerie, falsità.
Ecco perché il film di Sorrentino risulta essere una marcia in più verso la beatificazione di un modus operandi che ristagnerà nella società per decenni e che solo una rinnovata opera culturale potrà, dopo un percorso ostico, rimodulare diritti e doveri nella nostra nazione strattonata dall'Era del Puttanesimo così indecorosamente.
Visivamente
lunedì 23 aprile 2018
Facciamo un po' di ordine
L'Amaca di Michele Serra ha dato il via ad una catena di commenti da Guiness!
Cercherò nel mio piccolo ed umile anfratto di fare un po' d'ordine in merito, partendo dalle origini.
Premetto che non voglio insegnare a chicchessia nulla; rimembro, scrivendo, come se fossi davanti ad un foglio di carta.
La Rivoluzione industriale ha nettamente classificato l'uomo, a volte senza ritegno, riponendolo in caste stile India, senza domandare pareri in merito a nessuno, neppure ai più reietti.
Nascendo il capitalismo, automaticamente, sono sorte classi sociali a servizio dei potenti, dei ricchi. Fino a quando l'industriale rischiava del suo, nessuno poteva accennare a questo squilibrio sociale, tutt'altro: il padrone dava da mangiare ai lavoratori, vi era rispetto, quasi santificazione nei riguardi di chi metteva soldi di famiglia, sul perché poi ne disponesse in simile quantità è altra materia che affronterò in altra sede, per una speculazione oserei dire nella norma, in chiave capitalistica.
Ma da quando le banche hanno spodestato antichi valori, di per sé opinabili, immergendo le attività lavorative dentro i meandri degli obbrobri finanziari, la degenerazione del sistema ha creato una serie allucinante di disparità: il divario vergognoso tra gli stipendi della classe dirigenziale e quella operaia, l'instabilità del lavoro, i facili licenziamenti, la chiusura di società ad hoc per l'arricchimento di pochi a scapito della moltitudine, la difficoltà della peculiarità sindacale a protezione dei lavoratori, dovuta alla perdita di potere perpetrata grazie ad infiltrazioni capitalistiche che ne hanno attenuato, addolcito l'operosità.
Ma la più diabolica delle azioni illegittime, da un punto di vista sociale, intraprese dalla finanza-rapto-tecno-capitalistica è la globalizzazione, autentica mannaia sui diritti del lavoratore, ridottosi a merce, a nullità, schiacciato da ondivaghe fobie insufflate ad hoc per terrorizzare le masse, appese ad un debole filo pronto a spezzarsi non appena il lucro calasse, rendendo non più sostenibile la voracità innata delle caste padronali attuali, in primis il mondo finanziario.
Da tutto questo si è ulteriormente divaricato il dislivello tra i ceti della società odierna: da una parte i ricchi sempre più ricchi, dall'altra tutti noi sempre più poveri, drammaticamente poveri.
E' lampante che in una società fondata su tali diseguaglianze, inebriata da messaggi mediatici tendenti a far credere che il benessere sia per tutti, la sfera culturale sia ben presto divenuta la più sofferente di tutte: leggere è divenuta un inciampo da eliminare frettolosamente, il Pensiero relegato ad una sorta di ostacolo sorto tra la felicità del subito e il futuro, mai come oggi messo in soffitta.
Alcuni segnali, a conferma di quanto sopra, crescendo a dismisura, si sono trasformati in boe segnaletiche su quanto la via maestra, ammesso che ve ne sia una, si stia perdendo quasi ovunque: la ricerca dell'eterna giovinezza, la fobia dell'invecchiamento, l'inoperosità come orrore di vita, la riluttanza verso la cultura del riposo quale arma per una crescita personale, il rincorrere falsi miti, il gusto per gli accadimenti violenti, il proliferare di idioti nel web, la spazzatura mediatica trasformata in via maestra, il sollazzarsi sulle disgrazie altrui, la solidarietà trasformata in nemico da abbattere da chi del razzismo ne ha fatto un'arma elettorale, l'obnubilamento sulla fine temporale della vita, i rapporti interpersonali rivolti quasi unicamente a finalità sessuale, il mutismo da uso forsennato della tecnologia, la ricerca di emersione a scapito di consimili, l'incensazione di cosiddetti eroi che si sciolgono più repentinamente del ghiaccio in un forno acceso, gli obbiettivi accecanti i veri valori dell'umanità, l'osanna verso ribaldi travestiti da saccenti.
Tutto questo vagare al buio senza riferimenti, ha provocato e provocherà lo sconquassante allontanamento generazionale dalla cultura, intesa come arte accompagnante spiriti liberi nel difficile ed ostico cammino della vita, unica arma in mano a chiunque per rifiutare tentativi di affossamento cerebrale, molto utili ai pochi briganti assurti a timonieri di scafi solo in apparenza dorati. Lo sfrigolio nel leggere Proust, Shakespeare, Manzoni, nel porsi davanti ad un quadro di Raffaello, di Leonardo, ad una scultura di Michelangelo, quello sfrigolio è alito vitale, sottoponente l'individuo al padre di tutti i quesiti: perché accettare soprusi, disparità, imposizioni dai miei simili senza neppure tentare una sana, onesta, dovuta ribellione?
domenica 22 aprile 2018
Diatriba
Michele Serra alcuni giorni fa ha scritto nella sua rubrica L'Amaca, questo articolo:
Apriti cielo!
Sono piombati su Serra strali e commenti al vetriolo.
Oggi Michele Serra risponde così alle critiche:
Dico la mia: è chiaro che se tutti, già da anni lontani, avessero potuto accedere alla cultura, oggi, ma anche ieri e l'altro ieri, sarebbero avvenute molteplici rivoluzioni; perché l'ignorante, lo sgobbatore, il sottomesso avrebbe trovato risorse mentali atte a soverchiare il sistema capitalistico ancora in auge, per una dignitosa rivalutazione di se stesso.
E' chiaro che una manovra simultanea negli anni '80 ha sempre più rimbambito milioni di persone attraverso un soffocamento mediatico innalzante rutti, peti, tette e culi, per un imbarbarimento di massa utile a chi, per oltre un ventennio, ha svilito la nazione a colpi di ribalderie eclatanti.
E' chiaro che la miglior gioventù, che è tutta la gioventù, viva un momento molto difficile a causa dell'abbandono sia parentale, vedi le innumerevoli rincorse all'eterna giovinezza, l'arsura,la ricerca della scappatella quale simbolo di esistenza, grida nel deserto che vorrebbe gli ultra quarantenni oramai fuori dal giro, che sociale, alias l'esclusione dal mondo del lavoro per colpa di chi, come da progetto, ansima a rimanerne nel giro pur oramai arrivato a scadenza.
E' chiaro tutto, forse no. Perché l'obnubilamento è arte e aiuto a chi vuole la differenziazione delle masse.
Una foto
Ma chi sarà quel signore ridanciano con davanti il Papa innovatore? Forse un oste, si in Radiofreccia ha fatto anche quello, o un cantautore, come negarlo, sicuramente un poeta, un grande ed irraggiungibile poeta. Questi due Francesco potrebbero realmente risollevare il mondo! Senza neppure una leva!
sabato 21 aprile 2018
Poesia anonima
L'ho ritrovata in un bosco.
Non si conosce l'autore... vi era solo una foto...
A Silvio
Quel tempo della tua vita immorale,
Quando gnocca splendea
Tra i tuoi spudorati intenti ,
E tu, ricco e generoso, il mistificar
Di realtà agognavi?
Sonavan le dorate
Stanze del Nazareno,
Al tuo proverbiale incanto,
Allor che di caccia femminea
Sedevi, assai intento
Di quel certo divenir che in mente bramavi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menarlo tutto il giorno.
Io gli studi in balle e artifici
Talor lasciando e la sudata arte,
Ove il tempo mio con Verdini
E di me si ergeva la miglior parte,
D'in su i coglioni del fratel partitello
Porgea gli orecchi al suon del tuo borsello,
Ed all’impostura veloce
Che percorrea l’arcoriana magione.
Miravo il forziere strapieno,
Le mummie dorate e i corti,
E quinci il sbaggianar a destra, e quindi a manca.
Lingua servil non dice
Quel ch'io sentiva appieno.
Che pensieri soavi,
Che speranze negli ori, o Silvio mio!
Quale allor ci scorreva via
La borsa e il tuo delinquenziale stato!
Quando soverchiammi di cotanta tua arsura ,
Un rimbotto mi geme
Acerbo e motivato,
E tornami a doler di mia penuria.
O impostura, o impostura,
Perchè non doni poi
Quel che preagisci allor? Perchè di tanto
non copri i figli tuoi?
Tu pria che Mubarak inaridisse il vero,
Da fetuso e torvo ingannavi la nazione a spinta,
Godendo del mistificar che spargevi
Con tutti i compari tuoi;
Non ti scaldava il core
La pietà di chi con te non gode,
ma la gioia mia, dell’Etruriana e dello Spettinato;
Che dall’accordo uscimmo festanti e giulivi
Scaldando persino a Brunetta il core.
Adesso che t’affranti il dolore non è poco
La grillina mannaia non tace: forse è finita
lo prediggono i fati
E il tremolar della ricchezza. Ahi come passato sei,
Caro compagno dell'età mia froda,
Mio indimenticato faro!
Questo è quel mondo? Questi
I precetti, l’onore, il finto rottamar dei vetusti
Onde cotanto perdemmo assieme?
Questa la vittoria di coloro che credemmo dementi?
All'apparir del vero
Tu, misero, sfracellasti: tu sommo nano
La politica morte ed una cella ignuda
Mostravi di lontano.
venerdì 20 aprile 2018
La sovte
La sovte, sorte per noi comuni mortali, a volte si sbenda e schiaffeggia impercettibilmente pure i nostri "badroni" facenti parte di quella galassia magnificente, lucente, lontana anni luce dai problemi del popolino, genuflesso per gli agii e gli ozi di lor signori. Prendete il rampollo di casa Agnelli, impegnato da sempre a spostare masse d'aria appaganti la sua, di diritto, centralità. Tralascio le sue avventure maldestre perché di regola cerco di non giudicare nessuno, e mi concentro invece sull'incidente accadutogli recentemente mentre era a bordo della sua Ferrari, colorata secondo i suoi desideri e conseguentemente pezzo unico.
Lapo si è fermato al ciglio di una strada, aprendo la portiera in modalità riccastro, ossia ponendola quasi ad angolo retto; nel frattempo sopraggiungeva un'utilitaria guidata da un comune cittadino che gliela ha quasi divelta, arrecando un danno di circa trentamila euro, bazzecole per uno come lui e per la sua dinastia, sempre pronta da lustri, appena la produzione calava e cala, ad usufruire degli ammortizzatori sociali, spedendo di conseguenza migliaia di lavoratori in cassa integrazione.
Per di più oggi, grazie a Marchionne alla FCA, la famiglia principe italiana non paga più neppure le tasse in queste terre da sempre generose con loro.
Ma la sorte sbendata ogni tanto si ricorda di assestare un piccolo buffetto pure a loro, dinastica stirpe da sempre rimpinguata con nostri soldoni. Per il danno siamo sicuri che Lapo non batterà ciglio: sono circa quattro cassintegrati in più! Che volete che sia!
giovedì 19 aprile 2018
Stomachevole
Invece di confonderci sui voli pindarici della Casellati, al tempo sostenitrice della parentela tra Ruby e Mubarak, occorrerebbe destarci dall'oblio, mediaticamente provocato ad hoc, vedasi il nuovo Grande Fratello, per soffermarci su quanto avvenuto a Rapallo, dove una tredicenne, alias frequentatrice di scuole medie, ha inviato foto osé al suo fidanzatino anch'egli tredicenne, il quale le pretendeva quale pegno d'amore, per poi postarle ad amichetti che li hanno trasformate in virali, alla mercé del web.
Non mi ritengo un criticone, né un moraleggiante irto di ovvietà; rimango però basito dinnanzi a questo mercificare di beltà, di primi vagiti d'amore, d'invaghimenti fanciulleschi infangati dalla filosofia di una società, che siamo tutti noi, stravolta nel bene più prezioso, abiura di concetti fondamentali il vivere insieme.
Se siamo, perché dentro a questo mercanteggiare, sminuzzare, triturare valori ci siamo dentro tutti, ma proprio tutti, arrivati fin qui ciò significa che il fondo del barile non esiste, la caduta morale non s'arresterà, gli infingardi spadroneggeranno sempre più, il confine tra bellezza e vomitevole a breve scomparirà a scapito della prima, la sinergia famiglia-scuola è già da tempo ricordo sbiadito, l'educazione un'acclarata perdita di tempo, il sociale un palliativo da sparare in vena ogniqualvolta si dubiti sulla stabilità mentale di chicchessia, il gracchiare di squali indomiti travestiti da opinionisti, da sguatteri senza dignità vegetanti in programmi televisivi deleteri, viene trasformato in dolce nota musicale orecchiabile à la page, le sacerdotesse del nulla scatenanti diatribe "figa-tronista-battibecco-amante" protendono a divenire miti accalappianti coscienze da sempre in transumanza, il mutismo assassinante dialoghi pregni di sogni per una calata solitaria nel dorato regno Smarthphone, appagante l'ego oramai sminuito allo stato larvale, assiso sul trono dell'Essenza, matrice e cuore trascinante una società, che siamo noi, tutti noi, verso il baratro dell'Ineluttabile, anticamera della fatiscenza finale da cui probabilmente non ci risolleveremo più, mai più.
Ragogna stampa
Consultazioni travagliate
mercoledì 18 aprile 2018
Commenti Ranieri
mercoledì 18/04/2018
DI TUTTO DI PIÙ
Mamma Rai s’inventa il Giornalismo Costruttivo
di Daniela Ranieri
Siamo venuti fortunosamente in possesso di una circolare di Rai Academy – che è, copiamo pari pari, “un sistema di formazione continua che accompagna le persone di Rai (sic) verso la trasformazione dell’Azienda in Media Company digitale di Servizio Pubblico”, qualunque cosa ciò significhi – che ci ha molto colpito. Da oggi autori, giornalisti, programmisti registi e addetti stampa, insomma le persone di Rai che lavorano al progresso culturale del Paese, potranno formarsi non solo attraverso corsi classici, tipo “consultare le agenzie di stampa” o “apprendere il corretto utilizzo della voce e le tecniche di comportamento davanti alla telecamera”, ma anche del modulo di (tenetevi forte) “Constructive journalism”. Proprio così: giornalismo costruttivo.
Trattasi, si spiega con solennità, di “un approccio alla professione giornalistica centrato sul mettere maggiormente in luce soluzioni rispetto agli aspetti negativi e problematici delle storie raccontate”. Siamo in grado di anticipare la probabile obiezione: non sarà, questo giornalismo costruttivo, una sonora buffonata anche un po’ degradante della professione, del genere stolido-ottimista che andava di moda 4 anni fa, simile anche nella dicitura a quel “giornalismo di rinnovamento” che l’appena insediata ministra Madia disse di preferire a quello normale (di non rinnovamento), rifiutandosi di rispondere a un cronista troppo critico che a suo avviso non ne rispettava i criteri? No, affatto: il giornalismo costruttivo Rai è “un modo di pensare e affrontare le questioni presenti nel contesto sociale attraverso storie stimolanti che mettano in luce soluzioni piuttosto che focalizzarsi su problemi e traumi” (era ora: l’inviato nelle periferie dovrà imparare a guidare bus, bruciare immondizia e a riparare buche invece di star lì ad evidenziare i disservizi), e di “scrivere le notizie concentrandosi su narrative e angoli di osservazione diversi, non mettendo in secondo piano gli aspetti positivi”. Un esempio: la persona di Rai deve fare un servizio sull’inchiesta Consip, in cui sono coinvolti il ministro renziano Lotti, il babbo renziano Tiziano, l’imprenditore Romeo, i vertici ex renziani di Consip e due generaloni dei carabinieri. Noi, insipienti di giornalismo costruttivo, metteremmo in luce gli aspetti negativi della storia, tipo avere avuto un Capo del governo il cui padre, il cui socio-ministro e i cui amici trafficavano con gente che faceva affari col governo; la persona di Rai formata all’Accademy per trasformare il servizio pubblico in Media Company digitale no, non scherziamo; guardarebbe la cosa da una angolo di osservazione diverso, e di conseguenza, nel frangente attuale, metterebbe in luce l’aspetto positivo di non avere un governo.
Sdoganamento primaverile
E' arrivata la bella stagione e con essa una serie di ritrovate consuetudini, ad iniziare dall'abituale "caduta delle calze", squillo di tromba femmineo annunciante le sgargianti giornate primaverili che a noi (non parlo in plurale maiestatis ma cercando complicità da consimili, oppositori alla linea), fieri ambasciatori dell'adipe, induce a ricorrere alla classica serie di accorgimenti utili per mascherare le bisbocce in seno a messer Inverno, le stravaccate in divano, le avviluppanti oziosità ben protette e giustificate da freddo e gelo.
E inizio dalla camicia la quale, lasciando la ristrettezza che la cintola sempre più traforata impone, finalmente esce nella libertà ambientale, camuffando ad arte gli anelli "in baghis" rimembranti Saturno, assembramenti crassi ed immoti frutto di bulimie irresponsabili, di master in "struttologia applicata", di nefandezze gastronomiche indecorose.
Ansimo però non solo nel salire pochi gradini, ma nel veder scoprire membra adornate artisticamente con disegni tendenti al verde cobalto, al blu profondo, osannanti amori, languori storici, latinismi, croci celtiche, rigurgiti di forze antiche, nomi di amori forse anche trascinati nel tempo per non far scadere l'eterno segno cutaneo: polpacci, avambracci, spalle, pance, colli, caviglie già abbronzate e tatuate m'insufflano quell'ansia tipica del minatore che avverte la montagna scuotersi, mi fanno in prima istanza rimpiangere cappotti, sciarpe, maglioni XXL, coprenti gli errori sul desco. Avverto l'approssimarsi della calura, la messa in mostra dei budini flottanti con cui da sempre convivo, il rimorso per non aver frequentato palestre, saune, piscine, la ripicca delle insalate abbandonate in frigo per abbracci calorosi in calorie, abiuranti precetti restrittivi l'arte gastronomica, da sempre condivisi ma quasi mai rispettati.
Entrando nella mostra dei corpi che la primavera acconsente con il suo frizzante sfrigolio, m'accorgo di essere straniero in patria, non potendo che occultare le mie inezie, gli errori pacchiani da sempre compiuti con gli arti inferiori afflosciati sulla sedia; con la camicia fuori affronterò con meno tremore il ludibrio popolare presagendo, con annessa sudorazione in ascella, l'istante in cui per necessità e godimento dovrò liberarmi di tutto per andar, felice, da Nettuno ad assaporar il marino, sballottando il crasso fluttuante che è in me.
Passato però questo breve, fino ad ora, lasso temporale in "adipose depression", giungerà al solito, lo spero, come i frutti del ciliegio e del pesco, la rabbonente, placida, serena constatazione che alla fin fine, senza alcun ritegno ed ombra, il "chicazzosenefrega" vincerà perpetuamente, al solito, su tutto e tutti, compreso i diversamente palestrati e tatuati!
Vamos!
martedì 17 aprile 2018
Mumble mumble
martedì 17/04/2018
Qualcuno osa sfidare la lobby della sanità?
Fate una prova: fingete di avere una spalla rotta e dover fare un intervento chirurgico per istallare una protesi. Ipotizziamo di essere in una Regione “virtuosa” come la Toscana: secondo le linee guida regionali (quasi identiche in ogni Regione), a ciascun paziente in attesa di un intervento viene dato un codice di priorità che varia da A1per i casi più gravi che necessitano intervento immediato fino a D per quelli che possono attendere.
Se avete la spalla rotta e la situazione è grave ma non gravissima vi assegneranno il codice B, massimo 60 giorni di attesa per l’operazione. Ma tale attesa è solo teorica, e nella realtà questo tempo non è mai rispettato: in una Regione “virtuosa” come la Toscana, per esempio, si prevede una attesa di almeno 1 anno e 2 mesi per questo tipo di interventi, sei volte quanto previsto dalla normativa regionale. Ma c’è una scappatoia: pagare. Se infatti siete disposti a spendere 23 mila euro (questo il costo di una operazione protesica di spalla al Careggi), lo stesso medico che vi ha visitato nello stesso ospedale pubblico dove siete in visita vi può operare quando volete, entro otto giorni dalla visita.
Questo sistema, disciplinato da ultimo dalla legge 189 del 2012, si chiama “intra-moenia” e consente l’esercizio di attività libero professionale intramuraria da medici di ospedali pubblici trasformando, così, il luogo pubblico in una clinica privata a disposizione del professionista.
Secondo la normativa vigente il paziente, in questo caso, deve pagare interamente l’equipe medica, il personale anche infermieristico di supporto, i costi pro-quota per l’ammortamento e la manutenzione delle apparecchiature nonché assicurare la copertura di tutti i costi diretti e indiretti sostenuti dalle aziende. Il medico e l’ospedale che ospita tale attività guadagnano sul paziente facendo leva sul suo stato di bisogno: il professionista sarà libero di farsi remunerare come un collega di una clinica privata e l’ospedale potrà chiudere i bilanci in attivo grazie al significativo contributo del paziente. Questo sistema pone una serie di problematiche giuridiche, economiche e, soprattutto, etiche.
Secondo il XX Rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato (Tdm) pubblicato a fine dicembre, le liste d’attesa negli ospedali pubblici si allungano sempre di più con attese medie di 13 mesi per una mammografia, un anno per una colonscopia, stesso periodo per una visita oncologica o neurologica.
A trarre un vantaggio diretto da questo stato di cose sono proprio i medici che esercitano la libera professione negli ospedali oltre agli stessi ospedali perché spesso il paziente, sconfortato dai lunghi tempi per un esame o un intervento, procedono in “intra-moenia” ricorrendo a prestiti e debiti pur di potersi operare.
Il meccanismo è perverso perché si basa su un doppio ruolo affidato dalla legge alla stessa persona: da un lato c’è il medico in quanto dirigente pubblico dell’ospedale che dovrebbe assicurare il rispetto delle linee guida regionali e che avrebbe come obiettivo per la propria performance la riduzione delle liste d’attesa; dall’altro c’è lo stesso medico in quanto libero professionista che ha interesse a tenere lunghe le attese così da incentivare i pazienti a ricorrere a lui privatamente. Si tratta di un meccanismo favorito dallo Stato stesso che, in tal modo, grazie al costo dell’intra-moenia, può coprire taluni costi del servizio sanitario.
È proprio in ciò la perversione di fondo di tale sistema che avvantaggia una specifica lobby a danno della tutela della salute dei cittadini.
È un punto che varrebbe la pena essere inserito nel programma del prossimo governo: ma chi governerà avrà la forza di fare gli interessi della comunità?