sabato 31 ottobre 2020

Ciao grandissimo!



Quando da bambino lo vedevo armeggiare con i nuovi ritrovati che “Q” gli proponeva, sgranavo gli occhi estasiato, sapendo che Bond, e lui era il vero, unico, inarrivabile Bond, le avrebbe usate al meglio contro il nemico di turno. E che dire di Guglielmo da Baskerville ne Il Nome della Rosa, sapiente e dotto al punto da proseguire in abilità e maestria al meglio l’investigazione secondo i canoni del James di Fleming? Quando si trasformò nel padre di Indiana seppe condire al meglio ed in chiave umoristica un ruolo ostico che l’ombra di Harrison Ford avrebbe potuto offuscarne la maestria, e quando si impregnò di Jimmy Malone negli Intoccabili raggiunse, giustamente, le vette hollywoodiane della gloria da Oscar. Se ne va quindi uno dei più grandi attori della storia del cinema e lo saluto brindando al suo ultimo viaggio con il canonico Cocktail Martini “shaken, not stirred”
Ti sia soave la terra Sean. E grazie!

Trentasette


Trentasette, 37. No, non è la temperatura, per fortuna, è solo la risposta a chi blatera, incolpa, protesta, s’infervora, scalpita, s’impregna di cicalecci - ad esempio oggi sulla Gazza quel grande uomo, per come affrontò la malattia, di Sinisa Mihajlovic se ne è uscito con questo fascio-pensiero “niente mercato a caso, non siamo il governo...” a cui verrebbe da replicare “taci fascistone e fatti i tuoi schemi” - ma quel numero, quella cifra, quei trentasette miliardi di euro defraudati alla Sanità nei malefici anni dell’Era del Purtanesimo e poi nella similare Era del Ballismo del pietoso e oramai gnomo navigante a vista con la sua italia (semi)viva, rispondono eloquentemente al disagio tremebondo in cui stanno operando tutti gli eroi - sono ritornati eroi dopo che in estate gli avevano sfanculati allorché festeggiarono al Billionaire ed affini la morte di Covid e il ritorno alla pseudo normalità, in verità anomalia sociale dove pochi regnanti distribuiscono brioche a molti - del pianeta sanitario, sotto pressione per mancanza di personale, di strategie, di medici di base e il loro filtro essenziale, di posti letto, di ricerca, di sanità pubblica sventrata dagli amici delle cliniche alla Cazzaro con il duo comico Fontana-Gallera, inspiegabilmente ancora a dirigere la catastrofe lombarda. Ritornano in mente le dichiarazioni dei babbioni di turno “non abbiamo aumentato le tasse, abbiamo trovato i soldi necessari tagliando spese inutili”, le loro facce, quella del maxi ceronato, bisturato e pregiudicato, che tra una mignottata e l’altra sforbiciava per i suoi forzieri, o quella del rigidissimo bocconiano Monti che non si fermò davanti a nulla, e poi lui, il giullare farneticante oggi nello sproloquio maximo attaccante la sua stessa coalizione solo per evitare la giusta scivolata nell’abisso dell’anonimato. 
Trentasette miliardi rapinati al dignitosissimo pianeta della sanità pubblica: quando udirete le litanie attuali degli zombie presenzialisti, vedasi quell’idiota barbuto e ridanciano, protestanti solo per cercare allocchi infarciti e storditi di fake, ruminate quel numero e, in semplicità, accompagnateli spiritualmente, soavemente, sommessamente a fare in culo! Ops!

Già!


IL COMMENTO
Chiudere i vecchi, la nostra via virale al darwinismo etico

di Daniela Ranieri

Lo studio dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) condotto dal ricercatore Matteo Villa stima che, poiché l’82% dei morti per Covid ha più di 70 anni e il 94% più di 60, isolando solo le persone anziane si ridurrebbe drasticamente la mortalità, si libererebbero le terapie intensive e si eviterebbe un lockdown generale, paralizzante per la comunità e distruttivo per l’economia. Lo studio intravede dei problemi logistici (dove isolare gli anziani che vivono coi figli?), e ne adombra di comportamentali (accetterebbero di auto-isolarsi?), ma trascura del tutto quelli antropologici ed etici. Noi siamo un Paese di famiglie, unità sociali che in molti casi hanno permesso di sopperire alle lacune del welfare sotto i colpi della prima ondata. È vero che il contagio avviene per lo più in famiglia: persone che per tutta la primavera e l’estate hanno adottato mille accorgimenti sanitari sono venute in contatto con chi alla fine della clausura si è concesso una vita sociale più attiva, e il virus ha colpito laddove le distanze tra persone si restringono, ci si concede l’abbraccio e si cerca riparo. Come un mantra consolatorio (e falso), da marzo ci ripetiamo che “muoiono solo i vecchi”, più fragili e soggetti ad avere malattie pregresse. Questo stride con i diktat progressisti di una società improntata alla prevenzione e alla medicalizzazione, con cui si cerca di procrastinare la morte stanando ogni possibile malattia e consentendo attraverso i farmaci di allungare l’età media. Perciò la nostra società invecchia progressivamente: i 37 miliardi sottratti alla Sanità pubblica in 7 anni e i 5 milioni di poveri non compaiono nelle statistiche in cui finiscono triturate vite, biografie di anziani che magari, fossero stati più in salute, non sarebbero morti.

Il Covid ha annullato queste conquiste (o dogmi, a seconda di come si intende la dialettica tra scienza e natura), come fosse l’incarnazione di una Parca, o Moira, capace di recidere il filo che eroicamente la Medicina aveva tessuto per tenerci attaccati alla vita. Questo virus destinale ci ha “donato” una specie di fatalismo, sfociato nel vitalismo dell’estate e nel darwinismo etico che oggi ci fa pensare di poter sterilizzare le vite di un terzo o di un quarto degli italiani per non bloccare noi sani, pronti a goderci il rischio dell’infezione. Certo, la soluzione proposta nello studio è mossa dalla volontà di salvare il “sistema” proteggendo anzitutto i vecchi (cioè gli improduttivi); ma siamo sicuri che non sia invece l’altra faccia, il volto speculare dello stesso nichilismo? Al di là degli aspetti costituzionali (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”), in definitiva si tratterebbe di lasciare i nostri vecchi da soli di fronte alla paura e alla morte. Si vive tutta una vita per comprendere il senso del dolore e dell’amore: noi doneremmo a chi è arrivato all’ultimo tratto della vita un presente disinfettato, impaurito, con la consolazione di lasciar vivere noi e con la promessa di un futuro sanificato che sarebbe solo più vicino. Il freddo della morte sociale portato da questa separazione igienica non è meno rigido del freddo della morte biologica.

venerdì 30 ottobre 2020

Pensieraccio

 


Mi chiedo, sicuramente sbagliando, lo so non andrebbe neanche pensato: ma con oltre 25mila contagiati al giorno, non potrebbe il fato... lo so, è un pensieraccio! 

Ma pure costui è un eclatante ommemmerda!

Kedrion l'occulto

 


L'infiltrato Kedrion al Senato, fregandosene del problema pandemico, ha assestato da capogruppo del PD un colpo basso alla compagine governativa, con sullo sfondo il tanto caro amichetto, oramai alla canna del gas, reuccio senza più corona di italia (semi) viva.
Andrea Marcucci, la cui famiglia possiede il colosso degli emoderivati Kedrion, è il riassunto vivente di quanto l'Era del Ballismo abbia nuociuto al paese. 
Subito sbugiardato dallo Zinga, ci mancherebbe che così non fosse, ha tentato di allontanare da sé la vaga idea di interagire col Grullo ma, chiedendo a Conte se i ministri siano secondo lui all'altezza dell'incarico assegnatoli, induce molti, me compreso, a sospettare che dietro a ciò, vi sia il tentativo di fare un rimpasto, riesumando ad esempio la Bella Etruriana, stanca, pare, di non avere scorta e visibilità che competono ad un ministro.
L'infiltrato Kedrion ha toppato scegliendo un infausto momento per agevolare gli amici del Giullare oramai, per fortuna, anonimo, come se ad un concerto entrasse uno con la grancassa e fuori tempo iniziasse a sparare rimbombi ad minchiam.
L'infiltrato Kedrion ha di fatto inaugurato la stagione dei coltelli, il tentativo di esautorare l'acerrimo nemico del Pifferaio Insulso, quel Giuseppe Conte per cui quotidianamente elevo ringraziamenti all'Altissimo per lo scampato pericolo corso se, al suo posto, avessimo avuto a prendere decisioni inaudite, l'Egoriferito e perché no, pure il Cazzaro e Sora Cicoria!
God save the Premier!

giovedì 29 ottobre 2020

Non ne posso più!




Contro le promesse

 


Quasi un voto avevo fatto, cioè evitare in futuro di parlarne, al solito, male, e neppure bene ci mancherebbe. Ma lui, e il personaggio dentro di lui che lo attanaglia, mi hanno portato a riparlarne, tanto è lo sdegno e lo sgomento per lo sproloquio appena compiuto, l'attacco al Dpcm compiuto dopo averlo appoggiato in fase di preparazione. Bipolarismo eclatante quello del Giullare, tentativo disperato di riemergere da quel 3,2% che parla meglio di qualsiasi altro discorso, con quel senso di anonimato futuro molto vicino, quasi materializzatosi nella melmosa italia (semi) viva. L'invito a non fare il populista rivolto al Premier è quanto di più gretto sia stato sfornato dal suo inquilino instabile, il facocero di egocentrismo che l'ha portato a questa triste condizione di inascoltato, tralasciato, compatito. Eclatante è anche lo smargiasso trasudante da quella certezza, per lui, che il Dpcm (da lui approvato) non sarà in grado di fermare il virus, e se lo dice lui che tempi addietro si specializzò maestosamente in virologia - tra l'altro con una regale tesi su la metodologia di abbattimento di un merdifero virus -, possiamo starne certi che sarà così. 

Emerge un sentimento non più di rabbia, ma di tristezza nel guardarlo dinoccolarsi in questa modalità che parrebbe dirci "ehi! ci sono anch'io!" ricordando le feste giovanili in cui lo sfigato di turno, ubriacandosi, iniziava ad infastidire sperando che qualcuno lo notasse, o nel bar di paese la presenza del solito imbolsito sproloquiante sulle sue scorribande gnoccaiole che non facevano scopa con la costante presenza nel locale fino a notte fonda, vano tentativo di combattere la solitudine, la noia, la prostrazione per desertificazione simile al Verdone che nell'agenda quasi intonsa aveva alla S - Stadio Olimpico e alla O - Olimpico Stadio. 

No, non è più tempo della gazzarra, delle risate, degli attacchi goliardici. Assisto, malinconicamente, al dibattere frenetico di un oramai datato e vetusto protagonista, ansimante e scodinzolante come un'anguilla in un bancone di Comacchio.

Ei fu, politicamente s'intende!      

Barbacetto

 

Capire la rivolta? Sono fascisti confusi: il Novecento è finito
di Gianni Barbacetto
Capire ogni rivolta: è l’impegno scritto nel Dna della cultura di sinistra, che guarda con interesse a ogni ribellione, anche la più anomala, e che istintivamente simpatizza e parteggia per ogni moto che contesti il potere. Magari dandosi poi il compito di “raddrizzarlo”, di correggerne gli errori, ridurne gli estremismi, esercitare la propria “egemonia”, assumerne la guida. È la dialettica movimenti/potere che fa parte della grande storia del Novecento. Ebbene: le rivolte di questi giorni per protestare contro le chiusure anti-pandemia ci segnalano, se ce ne fosse ancora bisogno, che il Novecento è proprio finito. A Milano, Torino, Roma, Napoli sono andate in scena rivolte innescate da movimenti compositi e contraddittori, che naturalmente sarà bene analizzare, studiare, conoscere. 

Ma quello che già siamo riusciti a capire – sempre pronti a correggerci se i fatti ci smentiranno – è che quei riots metropolitani non sono la spontanea discesa in piazza di una comprensibile e giusta ribellione contro il potere da parte dei senza-potere, dei fuori-dalla-storia che confusamente ma legittimamente cercano per una sera d’imporsi come protagonisti, se non della storia, almeno della cronaca e dello spettacolo d’arte varia dell’informazione italiana. No. Ci sarebbero buoni motivi di rivolta. Soprattutto al Nord, dove amministrazioni regionali incapaci e criminogene hanno oggettivamente aiutato la pandemia con un lungo elenco di errori. Hanno per anni indebolito la sanità pubblica e abbandonato i medici di base e i presidi territoriali; hanno lasciato aperto a febbraio il focolaio di Alzano e Nembro, hanno mandato a marzo gli infetti a contagiare gli ospiti delle residenze per anziani, hanno buttato soldi in un inutile ospedale in Fiera in cui ora spostano medici e infermieri sguarnendo ospedali più preparati; negli ultimi mesi non hanno fatto nulla per prepararsi alla prevedibilissima seconda ondata, non potenziando le Usca (i medici che curano a casa), lasciando allo sbando il sistema di tracciamento dei contagi, non rafforzando i trasporti pubblici in vista della riapertura delle scuole.

Ma i casseurs di Milano e delle altre città non pongono alcuno di questi problemi. Protestano contro le chiusure di bar e locali – necessarie e anzi tardive per non morire di Covid. Invocano la “libertà” di tenere tutto aperto e di girare senza mascherine. “Piove, governo ladro”: dove la pioggia è una pandemia mondiale in cui il governo italiano non è stato dei peggiori. Quale rivolta, quale disagio, quale ribellione portano in strada i ragazzi di Milano e delle altre città? Una melassa confusa in cui si mescolano negazionismo e no-mask, da una parte, e richiesta d’aiuti statali per gli ex liberistissimi gestori di bar e locali, che scoprono quello Stato che alcuni di loro (speriamo pochi, pochissimi!) dimenticavano quando si trattava di rilasciare lo scontrino fiscale. Tra i ragazzi degli scontri ci sono giovani delle periferie, ultrà delle curve, piccoli spacciatori, segnalati per rissa e piccoli reati, soldati semplici delle mafie. Sono i gruppi fascisti – diciamolo – gli apprendisti stregoni di queste sgangherate rivolte. Forza Nuova, Ultima Legione, Casapound, che cercano di rappresentare fasce di piccola borghesia impoverite e incattivite dalla crisi e poi dalla pandemia. I centri sociali di sinistra e gli antagonisti di area anarchica partecipano stando a guardare, nella speranza di capire ed egemonizzare la protesta – fermi allo scenario dei grandi conflitti del Novecento. 

Ma sono i fascisti – ripetiamolo – a convocare gli appuntamenti e a cercare di “Cavalcare la tigre” (è il titolo di un libro del fascista Julius Evola) di una protesta che è insieme terrapiattistica e sanfedista. Capire ogni rivolta, sì. Ma proprio per averla capita, conviene respingerla, abbandonando ogni ambiguità e ogni nostalgia per il Novecento.

Se lo dice lui!

 




Splendida Amaca


Antigone e Gassman
di Michele Serra
Vale la pena, ogni tanto, tentare la sintesi. Si rischia la semplificazione ma si evita di menare il can per l’aia. E la sintesi potrebbe essere questa. Molti italiani, probabilmente la maggioranza, già all’inizio della pandemia hanno capito che era meglio rispettare le regole (dovere e convenienza a volte coincidono) e lo hanno fatto. Parecchi altri, probabilmente una minoranza, no.
È soprattutto a causa di costoro che paghiamo tutti il prezzo, altissimo, della seconda ondata e della seconda imminente clausura. Le inadempienze di governo e Regioni incidono sicuramente, ma mai quanto il "libera tutti" autodecretato, a partire dall’estate, dall’Italia disobbediente per ignoranza e stupidità, magari anche per sfizio, non certo per audacia o sacrificio: non è Antigone il modello, è il Gassman del Sorpasso , che per sentire l’ebbrezza del vento in faccia ammazza gli altri, mica se stesso.
Si tratta di politici che devono il loro bottino di voti al culto del menefrego, masanielli da talk-show, filosofi maccheronici convinti che libertà sia sinonimo di affari miei, ordinari imbecilli e qualche cosciente mascalzone che conta di sopravvivere al macello (degli altri).
Il ristoratore, il gestore di cinema, il barista, il commerciante che hanno rispettato le regole sanitarie ora cadono sotto la stessa mannaia che altri meriterebbero. Il nostro Paese, del resto, è sede abituale del ricatto e della sopraffazione che minoranze gaglioffe esercitano su maggioranze inermi, chiamate a pagare anche per loro conto. Le mafie sono il volto efferato del fenomeno, gli evasori fiscali quello ordinario, ora ci sono anche i no-mask a esigere (da noi) il loro pizzo.

mercoledì 28 ottobre 2020

Ma guarda un po’!



Cazzarooo!!! Sora Cicoriaaa!!! Soloniiiii!!! Marchettari mediatici!!! Fascistoni!!! Che ne pensate??? Stesse scelte di Conte!! E ora??? Quale minestrina riscalderete??? Al solo pensiero che potevate esserci voi a decidere mi vengono le squame!! Rosicate stolti, rosicate!!

Bansky!




Varietà

 E poi ci sono quelli che credono che le ambulanze girino a sirene spiegate ma vuote, solo per incutere terrore, poi.. poi ah sì ci sono quelli che credono che la chiusura dei ristoranti sia un attentato alle libertà personali, come l'impossibilità di farsi un aperitivo sfoggiando la nuova mise, e quelli che rivogliono vivere come prima, tanto Covid è un'invenzione di Bill Gates, e anche quelli che vorrebbero gli stadi di nuovo aperti e pieni, quelli che hanno evaso per una vita, sottopagando il personale col nero ed ora invocano gli aiuti di stato, e come non ricordare coloro che non riescono a star senza lo struscio affollato per depredare boutique strisciando la carta forsennatamente, e quelli che ammirano Salvini e le sue idee di libertà, con la tanto adulata lotta alle mascherine, che non servono a un cazzo, dicono, ma ora quasi quasi quelle di quello stilista che non proteggono 'na sega, costano un sacco ma sono tanto fighe, dai quelle si che le metto, e come dimenticare i voluttuosi del tuttovabenemadamalamarchesa, che tanto muoiono solo gli anziani, che la vita è breve e bisogna spassarsela e chissenefrega se a casa ho il nonno che sta bene e magari lo affosso portandogli Covid; e poi i boccheggianti di visibilità, gli adulatori dei gettoni di presenza mediatici e il loro "tuttologismo" che se li inviti a parlare di Covid o della riproduzione del gibbone tanto è uguale, non cambia nulla, pronti come sono ad adulare il padrone di turno, ossequiando la maggioritaria idea comune, che se vai dalla Perpetua di Retequattro è pro Cazzaro con Faraone, Mulé, e la bionda e splendida Maria Giovanna Maglie e i suoi cammei sproloquianti sul nulla, autentiche micce per diversamente pensanti che auspicano cieli e terre nuove e vaccinate, pulite dall'insalubre presenze dei neri sbarcati e prenditutto, e poi StrisciaMinzo e Capezzone, Capezzone, Capezzone!, e gli altri in ordine sparso sempre pronti a dir la loro su qualsiasi tematica, purché dopo se magni! E come dimenticarci di chi a dicembre è da sempre abituato a partir per lidi lontani per poi raccontar minuziosamente tutto ai poveretti stanzianti in casa nei pressi dell'albero addobbato, per gustarne la differenza sociale, lo status di danarosi? 

Su tutto quanto sopra s'avverte, sovrastante, lo stantuffo delle macchine respiratorie alle quali molti hanno attaccato la propria esistenza. Ma dai, non è vero, è tutto una balla, ci raccontano queste fregnacce per continuare a governarci spietatamente. 

Montesano docet, sob!     

      

Lettera a Selvaggia


Leggetela, soppesatela, divulgatela!

Ciao Selvaggia, mi permetto di darti del tu. Mi chiamo Raffaella, sono un medico rianimatore,  cioè uno dei tanti che silenziosamente vanno a lavorare tutte le mattine, che si infilano le tute anti-contagio dove si suda tanto , che mettono le maschere fp2 o fp3 che ti impediscono all'inizio di respirare in maniera ritmica, che infilano due /tre paia di guanti sterili, che mettono la visiera e se ti dice male e porti gli occhiali stai pur certa che si appannano, che se gli prude il naso non si possono grattare, che non bevono per paura che gli scappi di fare la pipì ( sai non è consentito espletare i propri bisogni fisiologici).

Sono una tra i tanti che tutti i giorni entrano nell'arena a combattere un nemico che conosciamo poco, di cui all'inizio avevamo il terrore ma con cui ora, attraverso gli occhi spaventati dei pazienti che si affidano a noi, riusciamo a convivere.

Sono una dei tanti a cui escono lacrime amare sotto la copertura, a cui si spezza la voce quando deve dire ad un paziente che deve intubarlo e quando questo inesorabilmente ti scongiura di risvegliarlo e tu glielo prometti, pur sapendo che la tua è una promessa difficile da mantenere, quando ti dicono di ricordare ai loro cari che lui li ha amati tanto, quando piangi in silenzio con loro quando gli fai fare l'ultima telefonata alla moglie.

Magari nella stessa giornata devi spronare alcuni pazienti, altri vanno supinati, altri hanno la febbre, altri hanno perso quello che si era guadagnato nei giorni precedenti...ma prima o poi, sai, arriva la fine di ogni giornata e io sono una dei tanti che si spoglia, che ammira i segni lasciati dalla maschera, che guarda i suoi capelli che fanno schifo, che fa i gargarismi con l'Amuchina, che ha la pelle secca, le unghie spezzate e magari puzza pure... e finalmente vai a casa.
Qui vai a farti una doccia, prima provi a salire sulla bilancia ( non si sa mai avessi perso qualche etto con quella sudata!!!!) ... e poi accendi la tv e senti un sacco di cazzate: i numeri dei morti di Covid sono falsati; c'è un potere occulto dittatoriale che ci vuole manovrare; le sirene delle ambulanze suonano a vuoto; i camion di Bergamo erano pieni di segatura; non vogliono far fare le autopsie perché si scoprirebbe tutto il disegno occulto.
Sai che ti dico Selvaggia? (peraltro ti confesso che non sempre condivido le tue idee)
Ebbene, ti dico che tutta quella gente che dice cazzate la manderei volentieri a cagare. Quella gente che magari prima cantava sul balcone per noi. Che poi chi gli ha mai chiesto di cantare sul balcone per noi?
E avvisali: i posti in terapia intensiva SONO FINITI!

Daje ai cretini!


Cretini sintomatici

di Marco Travaglio

Nell’Italia dei positivi asintomatici e dei cretini sintomatici, che chiedono le dimissioni di Conte perché la seconda ondata travolge il mondo e sfasciano le vetrine dei commercianti per solidarizzare con i commercianti, diventa geniale persino questa frase di Mattarella: “Il vero nemico è il virus, non dimentichiamolo: il responsabile di lutti, sofferenze, sacrifici, restrizioni è il virus”. Parrebbe un’ovvietà, come ci dice la cartina dell’Europa: un lazzaretto di Paesi che, per numero di contagi in rapporto agli abitanti, stanno quasi tutti come noi (Germania, Danimarca, Lussemburgo, Ungheria, Bulgaria) o peggio di noi (Spagna, Francia, Belgio, Regno Unito, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Croazia, Romania). Invece, dall’aria che tira, si direbbe che il nemico sia il governo. E solo quello italiano, anche se naviga a vista sui dati del giorno proprio come tutti gli altri governi del pianeta, chi meglio (pochi) e chi peggio (molti). La curva dei positivi è impetuosa e inarrestabile quasi dappertutto: per fortuna non corrisponde a quelle di morti e malati. Ma basta a stressare i sistemi sanitari, anche quelli meglio organizzati. La ricetta miracolosa non ce l’ha nessuno: le misure di Conte sono molto simili a quelle di Merkel, Macron, Sánchez eccetera.

Col raddoppio settimanale dei contagiati, che rendono impossibili i tracciamenti e premono sui pronto soccorso e gli ospedali anche se non ne hanno bisogno, e con i malati che riempiono sempre più i reparti Covid e le terapie intensive, c’è poco da fare. Anche se il governo fosse stato perfetto, le Regioni avessero usato i fondi e i mezzi inviati dal governo e nessuna avesse riaperto le discoteche d’estate, il sistema reggerebbe magari due-tre settimane in più: ma poi collasserebbe ugualmente sotto il peso inesorabile dei numeri. Si può discutere – e l’abbiamo fatto – su ristoranti, bar, cinema e teatri. Ma ora è fondamentale far funzionare la cura per risparmiarci un altro lockdown totale (quelli locali sono inevitabili). Quindi ben venga il ritorno della conferenza stampa della Protezione civile per spiegarci come leggere i dati. E ben vengano le banalità di Mattarella che, tra analfabeti di ritorno e di andata, sono slogan rivoluzionari: il nemico è il virus, non Conte, i Dpcm, le ambulanze. La pandemia è un fatto fisiologico e inarrestabile, almeno fino al vaccino, o alla cura, o all’immunità di gregge. Nell’attesa si può solo frenarla per evitare il collasso, ancora lontano ma non impossibile. Senza panico né isterie, ma anche senza balle negazioniste. Chi non ci crede prenda carta e penna, riempia una pagina di aste, poi scriva cento volte le seguenti frasi: “Il virus esiste”, “Il nemico è il virus” e “Sono un coglione”.

Dal cuore

 


martedì 27 ottobre 2020

Da non credere!



E poi quando gli danno dell’imbecille s’incazza pure!

Amarissima probabilità



Preparativi per la simpatica (come trascorrere una serata con Porro) festa di Halloween alla Casa Bianca. Al centro la maestosa zucca vuota biondastra inspiegabilmente messa a governare la nazione e ahimè ancora in corsa per la rielezione, tradotto l’entrata di tutto globo dentro il più atroce degli scherzetti!

Wow!




Keccèdinuovo

 

M'aggrotto sdegnosamente a sentire i pareri dei milioni di virologi italiani in merito al ritorno forzuto del Bastardo, non essendo medico e quindi in balia del parere degli altri. Cerco fari in questa notte malefica e, seguendo le disposizioni nautiche - una volta mi fecero vedere in video l'entrata del porto di Rotterdam con centinaia di puntini impazziti e mi spiegarono che il segreto stava nell'agire solo su una ed una sola nave, tralasciando le altre - e quindi ne ho scelto uno, solo uno, nella persona del professor Galli. Mi sono lockdawnato perfettamente rispetto agli altri, impermeabilizzato, insonorizzato, riesco a sorridere, ed è un grande premio celeste, nell'udire gnomi mediatici farfugliare gramigna solo per un modesto gettone di presenza. Sono d'accordissimo con il recente Dpcm del Premier Conte, a patto che arrivino veramente le risorse per chi dovrà subire l'ennesima serrata, perché credo che di questi tempi "assembramento" sia da evitare al pari di una chiacchierata con Porro o con la Chirico. Mi lavo le mani con una frequenza simile a quella che effettuerei se mi svegliassi misteriosamente dentro un ricettacolo alla casapound per intenderci, vivo monasticamente senza concedermi il piacere di una cena con amici ed i giorni sono molto simili al "Ricomincio da capo" con Bill Murray.
Lo faccio fondamentalmente perché sono un coniglio ed i racconti di mia moglie medico - distillati solo per un 10% - mi hanno insufflato quell'adeguata fobia utile a rendere difficile la vita al Bastardo ringalluzzito. E poi per gli altri, mia moglie (l’ha già preso al fronte dove opera e per fortuna in modo lieve) mia madre, mio fratello, i suoceri, gli amici, i colleghi etc come il prontuario di educazione civica imporrebbe. Ma ancora non riesco a digerire "Elli", si quei due, la strana coppia che mi sta tanto, troppo e forsennatamente sui coglioni.

Il primo, l'herpes del ragionamento, l'agghiaccio della ragione, il simposio dell'inettitudine, la personificazione dell'idiozia latente: anche ieri - non lo voglio neppure nominare per il massimo dispregio che gli riservo - ha riunito i suoi luogotenenti, pure governatori, intimandogli di attaccare a testa bassa sul Dpcm appena sfornato, con un'insensatezza, un bignami di rancore, di livore, di rosicamento unico nel suo genere. A lui e a quelli come lui non frega una mazza dei ventimila contagi al giorno, neppure il centinaio di morti pro die. No, il punto focale è sempre il solito, in condominio con Sora Cicoria: abbattere questo governo, agognando di subentrandovi loro, con le loro lucide idee, i buoni proponimenti in parte derivanti dal quel pelatone assassino di nefasta memoria.
Guardando Report, le due puntate le trovate su Rai Play, ci si accorge di come i metodi, oramai ancestrali, dell'Era del Puttanesimo non siano affatto terminati, che gli affaracci son vivi e vegeti, gli energumeni del satollismo pure.

E poi c'è l'altro quello dell'italiasemiviva, ieri era dato al 3,2% pochi decimali sopra all'incoronato prossimo sindaco di Roma, dice lui.
Ma ho fatto un voto al riguardo e non dirò nulla sulle ultime saltimbalcate. Tanto ormai, e per fortuna, non serve più a nulla parlarne.
Ed infine, visto il pandemico che è in noi, avrei un altro faro che volentieri dirigo verso quanti vorrebbero convincermi dell'inadeguatezza, della stoltezza, dell'insensatezza, del pregno d'errore ruotante attorno alle attuali e tragiche vicende: sono le ultime sei parole di una canzone del 1976 di tale Francesco Guccini, l'Avvelenata.
Besos!

lunedì 26 ottobre 2020

Piagnistei

 

Via, forza! Seconda ondata! Fatevi sotto voi tutti mascherati tra la povera gente, dai! iniziate col piagnisteo o voi che negli anni passati ci avete costantemente derubato! 

No, state tranquilli, nessuno vi identificherà, c'è infatti l'altro Immuni che vi permette, cari rapto-privilegiati, di occultare pedissequamente, costantemente, gran parte dei vostri ricavi, corroborati magari anche da una spolverata di "nero" nei confronti dei poveri dipendenti. E adesso siate pronti ad infiltrarvi nel piagnisteo globale, giusto e sacrosanto per chi ha speso per mettersi in regola e nel contempo paga i giusti tributi alla collettività, nel gnégné collettivo invocante aiuti. 

Non conosceremo mai i vostri volti, le vostre maschere alla Diabolik, non risalterete nella confusione generale, a sera vi coricherete satolli e paciosi, convinti che metterlo nello stoppino alla collettività riesca a darvi quella soddisfazione tipica degli sfangatori di lungo corso quali siete, rifocillati in tempi addietro dagli obbrobriosi condoni, rinvigoriti da sodali economi agevolanti le fuoriuscite delle vostre ricchezze verso i paradisi fiscali. 

Non sapremo mai se, Dio non voglia, caduti nelle spire del Bastardo Covid, abbiate approfittato della sanità pubblica, recandovi in qualche Pronto Soccorso per il quale nulla avete speso per partecipare alle enormi spese comuni, se vi ha infastidito l'eventuale attesa, la scocciatura del numero assegnatovi, le lungaggini per ottenere un ricovero, un tampone, un consiglio. Rimarremo all'oscuro di queste vergogne, spero infatti che anche solo per un attimo possiate avvertire il disagio di non aver contribuito al perfezionamento del sistema, oppure s'incunei in voi la certezza che se aveste deciso a tempo debito di pagare i balzelli forse, chissà, le strutture sarebbero potute essere anche migliori. Non fa nulla cari predatori, non preoccupatevi, i coglioni che pagano anche per voi ci sono, e sono tanti. Continuate nella vostra folle corsa, nel sentirvi più furbi, maneggioni, esentasse. Perseverate nell'inganno, nella malevola azione affondante i principi di civiltà. E già che siete, iniziate a frignare, pur se l'emissione dello scontrino rimane cosa per voi inspiegabile, per le vostre imprese, per i vostri ristorantoni, per gli immensi locali sempre pregni di apericene dichiaranti nel 730 rutti e quisquilie per allocchi. 

Piangete, lamentatevi, colpite al cuore i tanti eunuchi della ragione. Non so come, non so dove e neanche perché, ma sono altresì convinto che alla fine l'onestà vincerà. Su tutto e tutti, anche sui finti piagnoni come voi.       

Plutocarlo

 



Carlo si chiama, ma preferisco Pluto, essendo un plutocrate di eccellenza. Pluto Bonomi che il destino ha voluto a capo di Confindustria, liofilizza e bignama tutto quello che non andrebbe fatto per mantenere la pace sociale. Il ribaldo infatti ha pensato bene di usare la frusta e approfittare della situazione attuale per proporre ad esempio ai metalmeccanici un aumento di 40 euro lordi spalmabili in tre anni, quasi dovesse battere il record da Guiness di maggior numero di vaffanculo ricevuti nell'arco di ventiquattr'ore (per la cronaca pare davvero esservi riuscito, stracciando il precedente di Byron Moreno arbitro di Corea Italia)
Ieri nel bel mezzo degli annunci di restrizioni, Pluto si è fatto sentire accusando il governo di operare alla cazzo&campana, avvertendoci pure che il Pil scenderà a percentuali post belliche e che il danno per l'economia è già di oltre 216 miliardi, come dire "Conte quando arriveranno i soldi europei, non farli neppure transitare da Palazzo Chigi, e inviaceli in via dell'Astronomia, please!" che è il luogo ove Pluto opera con scriteriata e malsana visione della realtà.
Pluto Bonomi si dimentica sempre di anteporre ai suoi ragionamenti "ad minchiam", due risposte molto importanti :

1- a quale classe appartengano i Diabolik che normalmente evadono ogni anno oltre 120 miliardi di tasse.

2- Che cosa egli abbia fatto per sanzionare, arringare, redarguire, una percentuale piuttosto alta dei suoi adepti che nel primo lockdown hanno usufruito di cassa integrazione per 2,7 miliardi senza averne i requisiti.
Se Pluto non chiarisce questi due aspetti può tranquillamente continuare a dire quel che vuole e sarà sempre aria fritta, mangime per allocchi, flatulenze in hangar prove motori di Boeing. Fuffa insomma.

domenica 25 ottobre 2020

Ci risiamo!


Non capisco questo risentimento generale, di parte, quasi lobbistico, difronte alle nuove decisioni contenute nel Dpcm. Cosa avrebbe dovuto fare Conte dinnanzi ai 20mila contagiati al giorno e, soprattutto, alle informazioni ricevute dal comitato sanitario, dove vi sono alcuni dei 60 milioni di virologi presenti in Italia, che prevedono tra una ventina di giorni il triplo dei morti di oggi? Chiudere le agenzie immobiliari? Le erboristerie? Vietare il gioco degli scacchi? È stra-chiaro che non ci voleva il ritorno del Bastardo! È lapalissiano che sarebbe stato meglio non ritrovarcelo tra i maroni! Ma è ritornato, sempre più mefitico. E allora si deve necessariamente agire, chiudendo i luoghi più a rischio contagio. Se devo muovere un appunto al governo è quello di aver fatto poco nell’organizzazione sanitaria per affrontare la nuova ondata. 
Quello che è vergognoso invece è assistere alle manifestazioni fasciste che protestano contro le nuove chiusure a causa dell’eclatante ignoranza atavica. Sarebbe auspicabile che si aggiungesse alle chiusure già decise, anche la cessazione perpetua di aggregazioni anticostituzionali alla forza nuova. Per il bene di tutti.

Sfiatatoi

 


Giornalismo serio

Quando uno è Giornalista, riesce in libertà ad esprimere la propria opinione anche in contrasto con chi, normalmente, ne ha il suo appoggio.

Ma la notte no
di Marco Travaglio
Ci auguriamo vivamente che il nuovo Dpcm centri il bersaglio: frenare l’aumento dei contagi e sfiatare l’assedio agli ospedali limitando la circolazione dei cittadini e gli incontri ravvicinati. Ma alcune misure, più che di una riflessione sui dati, sembrano il frutto delle pressioni isteriche del Pd, che non tocca palla e vuol piantare una bandierina, e degli sgovernatori falliti, ansiosi di coprire le proprie vergogne. Infatti qualcuno ha diffuso una bozza nel pomeriggio, per forzare la mano a Conte, come se non bastassero gli appelli (a Mattarella!) di scienziati apocalittici, ma digiuni della materia (fisici nucleari, vulcanologi e astronomi che scambiano i positivi per malati e i dati parziali dei tamponi per il totale degli infetti). Ragionare sui dati certi e coi nervi saldi è da temerari, presi come siamo fra gli opposti isterismi dei negazionisti e dei catastrofisti. Ma, accanto ai sacrosanti limiti ai trasporti, la bozza è affetta da almeno tre incongruenze che ci permettiamo di segnalare.
1) Il contagio galoppa soprattutto di giorno, sui mezzi pubblici che portano gli studenti alle/dalle scuole e i lavoratori ai/dai luoghi di impiego: che senso ha concentrare i divieti nelle ore serali, quando c’è molta meno gente in giro, complici i primi freddi? La movida, peraltro ormai concentrata nei weekend, l’hanno già spenta le Regioni col coprifuoco notturno e i sindaci chiudendo o transennando le piazze e le vie più affollate dai ragazzi tiratardi.
2) L’altro contesto-principe dei contagi sono le famiglie nel chiuso delle loro abitazioni, con gli studenti e i lavoratori che rincasano la sera e infettano genitori e nonni: che senso ha farli rientrare tutti in anticipo, allungando le ore di convivenza fra le mura domestiche?
3) Se lo scopo è tenere le persone il più possibile in spazi controllati e rispettosi del distanziamento, che senso ha chiudere alle 18 i ristoranti e i bar (già dimezzati dalla paura e comunque ligi ai protocolli anti-Covid), spingendo chi li frequentava ad andare a zonzo o a chiudersi in casa fin dall’ora di cena, per feste private con gli amici o serate in famiglia (con gravi rischi per gli anziani); o anche prima, visto che si chiudono tout court gli altri ritrovi distanziati come piscine, palestre, teatri e cinema?
Finora ogni Dpcm era apparso necessario e razionale. Questo, varato senza neppure attendere gli esiti degli ultimi due, sembra fatto per dire di aver fatto qualcosa, o per non fare ciò che andrebbe fatto: anzitutto il lockdown per 15-20 giorni nelle metropoli fuori controllo, come Milano e Napoli, che da sole totalizzano 2306 e 980 positivi: un sesto di quelli di tutta Italia. Sono il nuovo Lodigiano e la nuova Val Seriana, ma si fa finta di nulla.

sabato 24 ottobre 2020

Stolti chiarenti




Ad esempio



Può essere governatore uno che mette la mano davanti alla bocca per coprire il labiale, pur avendo la mascherina??? Dai non scherziamo!

Quando ci vuole...


No, non è un paese sottosviluppato quello che ha emesso il documento “Triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorse!” È la regina dei “cifacciamoicazzinostri” per antonomasia, l’essenza dell’antipatia, la Lavatrice di sporchi denari frutto di mefitici affari, ancor più del tempio di satana Ior di marcinkunsiana memoria. Il regno della multinazionale che insegnò alle giovani donne africane a non allattare per poter rifilar loro il latte materno surrogato in busta, si proprio lei, la tanto decantata Svizzera. Dall’alto della loro ottusità ecco il decalogo pro medici sfanculante Ippocrate e quel giuramento granitico esigente sempre, e per sempre, l’azione sanitaria pro vita, mai indirizzabile verso la signora nera con falce. Ma questi cioccolatai incarogniti dallo sterco demoniaco ammassato nei loro straripanti forzieri, a pagina 5 del documento istruiscono chiaramente che, in caso di situazioni emergenziali, non dovranno accedere alle terapie intensive gli ultrottantacinquenni, anche se freschi e sani come un pesce, e i settantacinquenni con gravi patologie come cirrosi, insufficienza renale cronica etc. etc. 
Essere la sede internazionale della Croce Rossa pare non sia servita ad un cazzo - mi scuso per il francesismo ma quando ci vuole ci vuole!- Ho avuto la fortuna di conoscere anziani ultra ottantenni più giovani di tanti giovani già anziani. E il pensiero che, pur avendone mezzi e risorse, questo rutto incastonato tra i monti abbia deciso di lasciarli soli verso il dirupo finale, m’infervora al tal punto da indirizzare alle zucche vuote governanti questo pulviscolo culturale, il primo mattutino, improcrastinabile, sfavillante, sonoro, nestleliano vaffanculo! Ops!

venerdì 23 ottobre 2020

Spacchettando

 


L'ho aspettato come il bravo bambino attende Babbo Natale, l'evento infatti lo richiedeva. Ho atteso la mezzanotte e quando finalmente l'Olimpo del Rock ha dischiuso le amate porte, è arrivata tra noi l'ennesima prova dell'unicità di quel ragazzo per sempre del New Jersey, Bruce Frederick Joseph e della sua amatissima, irripetibile, squassante, monumentale E Street Band.
E' sempre lui, graniticamente lui, inconfondibilmente lui, con la maturità di un settantenne giovane a ricordarci che i canoni, i confini, le sensazioni della sua musica travalicano ed irridono gli attuali rumori alla martello pneumatico che alcuni considerano musica, con annessi testi di una diarroicità inusuale.

E come attorno all'albero illuminato nella magica notte il bimbo scopre di non aver ricevuto un solo sontuoso dono, ecco arrivare il documentario "Bruce Springsteen's Letter to You" (solo su Apple TV, basta abbonarsi, 4,99 euro al mese e puoi smettere di pagare quando si vuole) a commuovere oltremodo i già provati cuori inondati dalla magiche note del Boss. L'ho già quasi assaporato tutto, racconta di come si ritrovarono insieme nella tenuta di Bruce per creare questo ennesimo capolavoro, immagini in bianco e nero che confondono il tempo, facendoti ritrovare uno Springsteen ragazzino, un Little Steven quasi irriconoscibile. Ad un certo punto, la commozione raggiunge vette paragonabili ad un post gol del Cigno di Utrecht: la pandemia non era ancora arrivata, il Boss aveva in progetto di iniziare l'ennesimo tour nell'estate di quest'anno e, sorridendo esclama "San Siro! Inziamo da San Siro, con quattro date!" e tutta la E Street Band ad applaudire confermando che si, San Siro sarebbe stato il luogo adatto per dar fuoco alle polveri! E subito dopo ecco scoccare l'apprezzamento sulla musicalità inarrivabile degli italiani, la foto della madre Adele anch'ella di queste lande.

Ci vorrà tempo per leggere i testi, gustare dei riff, corroborarsi con le note di Letter to You. Quello che è chiaro già fin d'ora è che il Boss sia tornato. E già questo basta (non Ebbasta per carità!) e avanza per confortarci ed irrobustirci lungo l'insostituibile sentiero tracciatoci da Messer Rock!
God save the Boss!

giovedì 22 ottobre 2020

I Tromboni sfiatati

 

Sicuramente ve li ricordate, non dubito in merito: i Tromboni che inanellavano scempiaggini degne dei migliori maestri per quel rivolo di visibilità necessario al loro mantenimento psichico, peraltro molto instabile da lustri. Si, si! Proprio loro i difensori delle pseudo libertà, nel reale schiavitù consumistiche degenerate da anni di imbruttimento mediatico, invocanti le discoteche aperte, gli abbracci, le movide con le favolose apericene, già di per sé dal nome motivo di detenzione in centri riabilitativi in decorosi regimi rivoluzionari che di questi tempi a me piacciono tanto - e non mi frullate con discorsi democratici che da tempo immemore sto contemplando l'effetto che fa, visto che graniticamente il tecno-rapto-pluto-finanziario sistema che pochi eroi stan cercando di abbattere, si è abilmente mascherato con abiti di fasulla libertà di pensiero e, soprattutto, d'azione - e poi la Sardegna, la Sardegna oasi di divertimento da parte di chi vorrebbe farci credere dogmaticamente che solo in quei dorati, briatoriani, splendidi locali a portata di tasca di molti, ma pochi contandoci tutti, riccastri impomatati si degusti l'unico, sano e riconosciuto universalmente modo di trascorrere in gioia i momenti di svago - e qui parte il primo vaffanculo della giornata- ed infine lui, l'architrave della Fuffa, il Simposio dell'inettitudine, lo Smargiasso incardinatosi nelle nostre lande, il Barbuto Ozioso e nullapensantesenonfregnacce, sì, all'anagrafe Cazzaro Verde, con quella inanità conclamata, l'effluvio del vuoto a perdere, l'acclarata tenia del Pensiero utile, il Filosofo abile nell'abbattere quel poco di valido accatastato dal passato nel granaio comune. 

Ricordo con defecata i Facci, le Chirico, le matrone ingioiellate, i vassalli a gettone sperticarsi a cercar di convincere che quel fetido ed invisibile Bastardo smaniante di riprodursi dentro di noi scriteriatamente al punto molte volte di morirne assieme, altro non era che un ricordo, un mezzo per agevolare il predominio politico dell'attuale compagine maggioritaria, come Sora Cicoria da molto va cianciando. E noi creduloni della malora abbiamo tentennato, supportati da alcuni luminari di 'sta minchia, che andavano gorgogliando fetecchie annuncianti la sepoltura della palla infinitesimale grigiorossa con arpioni in dotazione per scassarci fisico e mente. 

Ed invece il virus è tornato, checché ne dicano gli imbecilli alla Montesano, ad accalappiare la salute di tanti di noi, a frastornarci gli umori, rendendo instabili le coscienze, ingigantendo fobie e tremori primordiali, portando il futuro in un piano sempre più instabile, scolorendo certezze e baluardi ritenuti da sempre compagni di viaggi immarcescibili.

Manca il cammeo, l'apoteosi vibrante sfinteri, no! Abbiamo anche quello: tornando al Cazzaro e al suo "volerci vedere chiaro per capire" riguardo al mini coprifuoco che il duo comico meneghino ha deciso di instaurare, quale buffetto al grave stato in cui è caduta Milano. Non voleva lo scellerato dare l'impressione di ledere quella libertà di cui sopra, quell'orgoglio menefreghista tipico degli Houdini dei 49milionidisoldinostri! Avrebbe voluto frenare, derapare, miniaturizzare quell'ordinanza dal terribile nome di Coprifuoco (sapevate che questo nome discende dal medioevo, quando nei paesi alla sera si chiudevano i portoni e si spegnevano i fuochi spargendogli sopra la cenere a "coprire il fuoco"), in verità minuscolo e probabilmente inefficace, perché Giovelogorro sbeffeggiante mascherine e comportamenti timorosi verso la pandemia, non voleva acconsentire di piegar il capo alla tragedia, ai numeri tramortenti, all'agghiaccio dei defunti in aumento. 

Persino Fontana, il suo araldo sconsideratamente portato al Governatorato lombardo, lo ha sfanculato, riducendolo a gnomo inefficace. Ed è questa l'unica positività che molto c'aggrada.         

Sontuosa Daniela!


Salvini sfugge (sempre) alle decisioni impopolari

di Daniela Ranieri

Oggi vogliamo cimentarci nell’impresa di applicare la categoria del logos, che è principio raziocinante e ordinatore, all’essere e all’apparire di Matteo Salvini. Dalla sintesi delle sue mosse negli ultimi 10 mesi sortisce quanto segue: questo è un governo di inetti che non ci sta proteggendo dal virus portato dai cinesi e quindi bisogna chiudere tutto; il coronavirus è un’invenzione di Conte, di Speranza e delle case farmaceutiche al fine di instaurare la dittatura sanitaria: bisogna riaprire tutto; gli immigrati portano il virus, e questo è inaccettabile perché il virus ci uccide; io difensore dei popoli contro le élite allarmiste mi ribello, organizzando due manifestazioni, il 2 giugno e il 4 luglio, portando in piazza migliaia di patrioti e prestandomi alla mattanza dei selfie senza mascherina, perché sono un uomo vero, come Briatore, Trump e Bolsonaro; questo governo dittatoriale ha fatto fallire le imprese: bisogna tenere tutto aperto, perché il virus non fa danni; ai miei figli non metto la museruola, per i bambini la mascherina è una tortura, altra cosa è tenerli chiusi con centinaia di adulti su una barca a 45 gradi per giorni e costringerli a fare i bisogni nell’unico bagno disponibile, perché in questo modo si difende il Paese anche dal virus, che, ricordiamolo, fa danni.

Partendo da queste basi epistemologiche, sono più intelligibili le sue ultime mosse. Il suo “governatore” Fontana, raccolta l’invocazione dei 12 sindaci dei capoluoghi lombardi, annuncia un blandissimo coprifuoco, dalle 23 alle 5 del mattino, per evitare che il virus venga diffuso dai più noti superspreader nottambuli (tassisti, metronotte, fornai, pusher, prostitute, etc.), misura che data l’impennata dei contagi incontra il parere favorevole di governo e Cts. Siccome è ragionevole, Salvini la blocca. “Devo capire – dice - perché a me piace capire le cose”, del resto come s’è visto il logos è suo prezioso alleato. Poi l’ordinanza passa, e ci mancherebbe che un semplice segretario di partito bloccasse una misura che è materia concorrente tra Stato e Regione, benché questa sia guidata da un suo inadeguatissimo stuntman (volete la controprova? Si sarebbe forse azzardato a contestare la stessa misura annunciata da Zaia?). Chiaramente, Salvini non aveva intenzione di far valere un inesistente potere di interdizione, ma di segnalarsi al suo mondo, quello diciamo culturale (no mask) e quello confindustriale che da marzo scalpita per aprire tutto (in questo, c’è da dire, in totale sintonia coi sindaci ripartisti e nonsifermisti di centrosinistra Sala e Gori). Sembra incredibile che uno che ha passato l’estate a baciare rosari, formaggi e anziani, che faceva comizi-focolaio e andava in giro febbricitante abbia ancora il coraggio di parlare di epidemiologia (“Io non posso accettare osservazioni da chi dava del coglione a quello che diceva di andarci piano con le discoteche”, è la sintesi come sempre efficace di Bersani). Ancora il 5 ottobre era contrario alla proroga dello stato d’emergenza, rivelatosi infatti del tutto inutile, minacciando di mobilitare i “governatori” leghisti in chissà quale forma di protesta plateale (roghi di mascherine in piazza Cordusio?).

Salvini si è fatto andare bene Fontana quando questi è stato beccato a comprare i camici dalla ditta del cognato coi soldi nostri; quando gli è stato scoperto un conto di 5 milioni in Svizzera, che però doveva stare in Italia in quanto scudato, e che era pilotato dalle Bahamas; per la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, che ha fatto sì che dalla Val Seriana il virus si prendesse Bergamo e galoppasse fino a Milano; quando firmava le ordinanze col suo assessore alla Non Salute Gallera per mandare i malati di Covid nelle Rsa, decimando una quasi intera generazione di lombardi. Mentre le terapie intensive si riempiono, la cosa buffa, ma logica nel senso sopra esposto, è che Salvini non vuole prendersi la responsabilità di scelte “impopolari” (peccato, stava facendo così bene finora) che vorrebbe invece si prendesse il governo, l’odiato Stato italiano: così ragiona un fiero autonomista-federalista.

Ci siamo!

 



Commento di Mancuso

 

Nel nome del prossimo
Papa Francesco chiede una legge sulle unioni civili

di Vito Mancuso

Quelle poche parole di papa Francesco rese note ieri, emblematicamente contenute non nell’ufficialità di un documento ma nella spontaneità di un documentario, e che in un istante hanno fatto il giro del mondo, rappresentano una grande vittoria dell’amore e della ragione. «Le persone omosessuali», ha detto, «hanno il diritto di essere in una famiglia.
Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo.
Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili.
In questo modo sono coperti legalmente».
Queste parole rappresentano una vittoria dell’amore perché riconoscono il diritto nativo di ogni essere umano all’amore integrale, intendendo con “integrale” la possibilità di esplicitare tutte le dimensioni che una vera storia d’amore comporta e richiede, cioè sentimenti, unione fisica e riconoscimento pubblico.
Anzi, è proprio quest’ultimo aspetto a costituire il motivo di fondo per cui oggi ancora ci si sposa, visto che non ci si sposa più per fare l’amore, non più per fare figli, non più per vivere insieme; chi oggi si sposa lo fa per dichiarare al mondo, nero su bianco, che quella persona è una cosa sola con lui (o con lei) da ogni punto di vista, istituzioni comprese. Da questa pienezza dell’amore il Papa ha dichiarato che le persone omosessuali non devono più essere escluse.
Così dicendo egli ha preso atto di un processo inarrestabile che si va compiendo a livello planetario riconoscendo la pari dignità dell’amore omosessuale; ed è in questo senso che le sue parole rappresentano anche una vittoria della ragione. Per il Papa non deve essere stato facile pronunciarle e prima ancora concepirle. Ma l’averlo fatto denota apertura mentale, coraggio personale, discernimento spirituale e capacità di profezia. Si tratta infatti di leggere i “segni dei tempi”, come esorta il Vangelo, e il segno inequivocabile del nostro tempo è la necessità di andare oltre le chiusure dottrinali del passato per fare in modo che l’amore, da mero enunciato, diventi vita concreta per tutti. Si sta mettendo in atto quanto annunciava Gesù: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”, il che vale anche per quel tipo di sabato che si chiama “dottrina”: essa è stata fatta per gli esseri umani, e non gli esseri umani per essere schiacciati dal suo dettato.

È noto quanto le parole di Gesù scandalizzassero le élite sacerdotali del tempo, allo stesso modo queste parole di Francesco piovono come una bomba sul mondo cattolico. Nello Stato pontificio l’omosessualità era un reato perseguibile penalmente, Pio V nel 1568 istituì la pena capitale con la bolla Horrendum illud scelus (“Quell’orrendo delitto”). Tutti i papi recenti hanno ribadito l’esplicita condanna, consacrata così dal Catechismo: “Gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita.
Non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati” (art. 2357). Alla luce di questo testo penso sia chiara la novità esplosiva delle parole di Francesco secondo cui le persone omosessuali «hanno diritto a una famiglia».

Il travaglio non riguarda solo la Chiesa cattolica. Il Dalai Lama nel 2006 riaffermava così la disapprovazione buddhista: «Una coppia gay è venuta a trovarmi cercando il mio appoggio e la mia benedizione. Ho dovuto spiegare loro i nostri insegnamenti. Una donna mi ha presentato un’altra donna come sua moglie: sconcertante!». Qualche anno dopo però, nel 2014, aveva un approccio del tutto diverso: «Se due persone, una coppia, sentono veramente che quel modo è più fonte di soddisfazione, e se entrambi sono pienamente d’accordo, allora va bene».
All’inizio del pontificato Francesco rispose a un giornalista: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?». Oggi sappiamo che quella risposta non era una battuta per cavarsi d’impaccio di fronte a una domanda scomoda, perché in piena coerenza personale la prospettiva viene ribadita: per la massima autorità della Chiesa cattolica di fronte all’amore omosessuale non c’è più il giudizio, ma il riconoscimento della pienezza dei diritti. La maturità di una società civile si misura sulla possibilità data a ciascun cittadino di realizzare il diritto nativo all’amore integrale. Papa Francesco ha insegnato che anche la maturità della comunità cristiana si misura sulla capacità di accoglienza di tutti i figli di Dio così come sono venuti al mondo, nessuno escluso.

martedì 20 ottobre 2020

Beep!

 

C'è qualcosa di obnubilato che ruota attorno alla Famigliola Telepass che pochi giornali portano alla ribalta, vuoi per piaggeria o per interesse, visto le molteplici campagne pubblicitarie profuse sui cosiddetti Giornaloni - che poi a pensarci bene che senso ha reclamizzare l'autostrada visto che uno non può sceglierne un'altra a prezzo inferiore - vedasi Repubblica dei riccastri sabaudi.
Anzitutto Aspi (Autostrade) modifica il suo tasso interno di rendimento lordo (Tir), probabilmente perché in affanno, portandolo dal 10,21% comunicato dopo la tragedia del ponte Morandi, cercando quindi di comunicare a noi utenti "non vi state a credere con le autostrade non ci si guadagna una mazza", al 13,71% come comunicato recentemente ad Art (Autorità di Regolazione dei Trasporti)
Art scudiscia Aspi nella relazione con queste glaciali parole:
“Da stime elaborate dagli uffici dell’Autorità, risulterebbe un Tir (Tasso interno di rendimento) degli azionisti superiore al 40% e, contestualmente, alcune criticità circa gli indici annuali relativi alla sostenibilità del debito. In particolare (…) si rileva che: la politica adottata dal concessionario per la distribuzione dei dividendi fa registrare ingenti tassi di rendimento per gli azionisti e un continuo ricorso all’indebitamento, che ammonta a oltre 16 miliardi di euro tra il 2020 e il 2038, (…) apparentemente finalizzato ad assicurare l’erogazione dei dividendi (…) piuttosto che il rafforzamento patrimoniale della società”.
Quindi i Signori del Casello continuano imperterriti a dividersi dividendi alla faccia nostra ed a indebitare Aspi.
Beeep! Levateceli di torno per favore e cercate di recuperare parte del colossale malloppo!
Beep!

Marco e l'uomo per bene

 

Il corpo estraneo
di Marco Travaglio
Si attendeva con ansia un segnale di riscatto della magistratura, dopo gli ultimi scandali culminati nel più sfacciato, ma non certo più grave: il caso Palamara. E quel segnale è arrivato: Piercamillo Davigo cacciato dal Csm. 

Il simbolo vivente dei valori costituzionali di autonomia e indipendenza della magistratura, il pm di Mani Pulite e poi il giudice di appello e di Cassazione che da 40 anni non piega la schiena e non tira indietro la gamba dinanzi alle pressioni e alle minacce del Potere di ogni tipo e colore, è fuori dall’organo di autogoverno. E già era bizzarro che vi fosse entrato, due anni fa, col record di preferenze: ma era chiaro che quel corpo estraneo, al primo pretesto utile, sarebbe stato vomitato fuori dalla casta politico-togata che infesta il finto “autogoverno” sempre più eterodiretto. 

Ora il pretesto è arrivato: il compimento dei 70 anni, cioè il raggiungimento della pensione. Che però vale per la sua attività di magistrato, non certo per quella di consigliere del Csm.In passato diversi membri laici andarono in pensione (da avvocati o da docenti universitari) e nessuno si sognò di cacciarli dal Csm per raggiunti limiti di età. Se i Costituenti e i legislatori avessero voluto fare un’eccezione per i togati, l’avrebbero introdotta come causa di ineleggibilità e incandidabilità, come quella che esclude i magistrati over 66 dai concorsi per gli incarichi direttivi perché non garantiscono almeno 4 anni di funzioni. Invece i 2.552 colleghi (su 8.010) che nel 2018 elessero Davigo al Csm sapevano benissimo che, a metà mandato, sarebbe andato in pensione da giudice, ma lo votarono lo stesso perché era scontato che durasse in carica fino al termine della consiliatura. Davigo però è un uomo controcorrente: il partito degli imputati, degli impuniti e dei garantisti pelosi lo considera “giustizialista”. 

Dunque è finito o rimasto nel mirino dei colleghi invidiosi della sua popolarità, della sua credibilità e del suo rigore morale. Tra quelli che ieri gli hanno votato contro, anche con voltafaccia imbarazzanti, oltre a un inspiegabile e sconcertante Nino Di Matteo, ci sono i correntocrati della destra e della sinistra giudiziaria che per anni hanno inciuciato e fatto carriera con i vari Palamara, collaborando a brutalizzare e/o punire altri cani sciolti (De Magistris, Forleo, Nuzzi, Apicella, Verasani, Robledo, Woodcock) e a coprire i porti delle nebbie e delle sabbie. Ed erano pronti a tutto, persino a calpestare l’articolo 104 della Costituzione (“I membri del Csm durano in carica 4 anni”), pur di liberarsi di lui. Un giorno si accorgeranno di non aver colpito Davigo, ma l’idea stessa di Magistratura, come non riuscirebbero a fare neppure mille Palamara. E forse, di nascosto, si vergogneranno.

Occasione cialtronesca!

 



Tic Tac Tic Tac ...

 



domenica 18 ottobre 2020

Uno Scalfari inedito e dirompente

 

Una chiave che apra la porta del tempo
di Eugenio Scalfari
Fino ad oggi la mia vita di vecchio giornalista e scrittore è andata avanti, durante il weekend, commentando i fatti politici, economici e perfino filosofici della settimana. Tornerò ancora a questo modo di proseguire il mestiere, ma sono anche tentato di cambiare l’approccio fin qui adottato. Sono un supervecchio, l’ho già detto e ridetto più volte ai miei lettori ed amici. Credo perciò che sia più opportuno esaminare il vivere, il crescere, l’invecchiare piuttosto che intrattenersi con i fatti della giornata. Talvolta continuerò a parlarne e a commentarli, ma ora vorrei dedicarmi alla vita. Non la vita mia che vale quel che vale, ma quella più generale: il vivere, il pensare, il conoscere, l’amare, l’odiare e insomma la vita e la morte che significano occuparsi della propria specie.
La specie umana vive da molti millenni, da quando nacque con l’influenza di alcuni animali: il cavallo, il falco, il pescecane, la scimmia, l’aquila, il serpente e tanti altri che le scienze enumerano.
A noi conviene soprattutto riconoscere il noi stesso.
Siamo tra le specie esistenti da milioni di anni. Nel corso di questo vivere ci sono stati molti cambiamenti ma la radice continua ad essere unitaria e una vita ricevuta dalla luce riflessa e a noi trasmessa, che proviene dal sole e da uno dei suoi più interessanti pianeti che vivono alla sua luce. La chiamiamo stella, viaggia da millenni circondata da astri minori che spesso scompaiono. Talvolta sono scomparse transitorie che si chiamano eclissi, ma questi sono fenomeni secondari. Il principale è il tramonto che determina la nostra vita. Il sole non è di nessuno e nessuno lo può guardare se non tramonta. I tramonti: quando il giorno muor… tramontate son le Pleiadi (Deduke men a selanna kai Pleiades mesai de nuktes…).

Il sole è appena uscito di vista alla fine della giornata, il cielo ha stinto il suo rosso nel blu. “Mi illumino di immenso”: qualcuno l’ha detto, Cole Porter l’ha scritto con le note musicali e Ella Fitzgerald l’ha cantato insieme a Louis. Vuoi un consiglio? Accenditi una sigaretta, hai accanto una vodka ghiacciata e la finestra aperta sul mare. Il mare di Matisse dietro le palme dell’Avenue de la Méditerranée. Io non c’è quando il disco suona con la polvere di stelle e la loro ombra. L’anima ha fotografato tutto e l’ha consegnato alla Memoria, ma la Memoria fugge a nascondersi nella soffitta sulle cima dei tetti; non è soffitta ma rifugio di rondini e colombi. Memoria è vestita da principessa: un velo di raso sulle spalle e cento pieghe nel manto abitato dai fatti accaduti che il tempo attraversa. Io si illumina di immenso.
“ Abat jour che diffondi la luce blu” e la luna scompare dietro la nuvola d’argento vestita. Batte il tempo, il tempo, il tempo e lo sentiamo battere nel cervello e nel cuore.

Dio è il tempo oppure il tempo è Dio? “Passa tutto, tutte le cose attraverso di me”. Ma per capire il dentro e il fuori devi avere la chiave che apre quella porta. Non è facile usarla perché è fatta di nomi e ogni nome contiene un rebus. I nomi sono tanti ma ne basteranno alcuni: Malte Laurids Brigge, Abelone, Alfonso Quijada che poi diventerà Don Chisciotte della Mancia, Gregor Samsa, Bernardo Soares, Zarathustra e l’immaginario villaggio di Macondo dove tutto è finzione e verità. Ma ricordatevi anche di Ignacio Sanchez Mejias che morì a las cinco de la tarde tra l’odore dei gigli e della canfora. Ma Dio è il tempo o il tempo è Dio?
*** Noi non sappiamo quando il tempo è cominciato e non sappiamo quando finirà. Forse c’è stato sempre e sempre ci sarà. Gli animali non lo percepiscono e i vegetali neppure e neppure i sassi, le rocce, le montagne, la sabbia, il mare. Però tutti siamo marcati dal tempo, ognuno a suo modo, con la durata e con la morte e con quanto accade dentro e fuori di loro. Noi riusciamo a misurarlo con gli strumenti che abbiamo inventato. In teoria sappiamo che corre inarrestabile tra il presente e il futuro, ma nuove ricerchedelle scienze affermano che lo si può far scorrere anche dal presente al passato o farlo girare intorno a se stesso con un percorso circolare. Ciò che ancora è ignoto riguarda che cosa accade scorrendo dal presente al passato: noi restiamo come siamo ora, oppure ridiventiamo bambini, neonati e addirittura usciamo dalla vita perché non siamo mai venuti al mondo? Personalmente mi auguro che sia così ma se invece restiamo come siamo ora, allora il Dio tempo sarebbe una divinità imperfetta. Dunque il tempo a ritroso non può esistere senza cancellare la nostra esistenza altrimenti la divinità sarebbe imperfetta. Questo è un enigma molto difficile ed io sto studiando per risolverlo. I pensieri senza il tempo non ci sarebbero e il tempo senza pensieri sarebbe vuoto, anzi riempito dagli altri perché il tempo è mio e tu hai il tuo e se i tuoi pensieri invadono il mio io divento un plagiato, un servo, uno schiavo. Io comunque sono stupito per come sono stato fatto: sono dominato dai sogni, vivo nel sogno e nell’immaginazione e quello che sogno lo immagino, è la mia verità. Sono un personaggio inventato ad a mia volta immagino un personaggio. M’affaccio alla finestra e vedo il me stesso sulla strada bagnata dalla fitta pioggia che cade dal cielo. Lampeggiante. Quel me stesso io l’ho inventato ed a me l’ha inventato l’Autore dandomi voce, fattezze, pensieri e desideri. L’Autore ha dovuto mettere dentro di me anche Narciso. Poteva fare diversamente? No, non poteva. Senza la presenza di quel giovane che era di se stesso innamorato, nessuno può vivere e nessuno può esistere, l’Autore per primo. La questione è di capire se il suo Narciso è normale o dirompente. Secondo me tutto dipende da come è fatto il Narciso dell’Autore. Se è normale anche il tuo lo sarà, ma se è dirompente forse lo sarai anche tu. Forse l’Autore mi concepirà come privo di Narciso per farmi vivere come uno schiavo che lui domina, burattinaio con un pupazzo in mano.
E se il pupazzo burattino rompesse i fili che lo rendono schiavo e conquistasse la sua indipendenza rispetto all’Autore? Questo accade e l’opera dell’Autore può dimostrarsi splendida oppure sconclusionata.
Questo saranno gli spettatori dello spettacolo a giudicarlo. Ed ora once upon a time. Grazie e addio.

*** Capita spesso che la mia memoria scappi via da me.
Quando questo avviene io cado in una sorta di letargo, non ho alcun pensiero, non sento alcun bisogno, ma non sono solo, sono con l’Altro che con me convive.
“Ma tu chi sei?”, gli ho più volte domandato. E lui ha risposto: “Sono il tuo Io che si guarda”. “Stai dicendo che l’Io è diviso in due?”. “Certo, io guardo te che sei me stesso. Siamo tutti fatti così, noi uomini: abbiamo tutti un Io che si vede vivere, si vede agire, si sente soffrire o godere”. Però ci sono momenti in cui non mi sento guardato. E verosimilmente avviene quando sei al massimo della felicità o della sofferenza o dell’emozione. Quando tocchiamo col dito il cielo o l’inferno cessiamo di guardarci, siamo un organismo pervaso dalla vita, ma quando quell’urlo di dolore o quella sorprendente emozione o quell’orgasmo di sofferenza o di piacere si attenuano, allora l’Io ricomincia a guardarsi e l’Altro che con me convive ricomincia a porsi domande.
Mi è venuto in mente un sentimento che la mia età e il mio passato ampiamente giustifica, la melanconia: è il rimpianto di una vita non vissuta, un’assenza, un bivio del quale avevo scelto un sentiero anziché l’altro. Certo poteva cambiare, ma la vena melanconica non sarebbe scomparsa: avrebbe dovuto percorrere contemporaneamente i vari sentieri della vita, ma questo era molto difficile e forse impossibile. E poi a lui piaceva la malinconia anzi ne era innamorato. Per immaginare una pluri-vita dove lussuria, castità, malinconia, vivano insieme occorre uno spirito che ti invada, un linguaggio che ti esprima, una poesia dell’anima che emerga dalla caverna del tuo inconscio. Quando questo sentimento mi fu presente avvenne che mi capitò un vecchio libro d’un poeta che mi è sempre molto piaciuto: Gabriele D’Annunzio, ed ecco come mi sono imbattuto in uno dei suoi libri sentimentali: «Come ci dissetammo! Quante volte ci dissetammo! E tanto era soave il dissetarsi che desiderammo l’ardente sete. Al par di noi chi seppe distinguere il sapore d’ogni frutto e la maturità dal suo colore?
distinguere d’ogni acqua la freschezza e ritrovar la sua più fredda vena?
e regolar le labbra al vario bere e il sorso modular come una nota?
Ma la melancolia venne e s’assise in mezzo a noi tra gli oleandri, muta guatando noi con le pupille fise.

Ed Erigone ch’ebbe conosciuta la taciturna amica del pensiero chinò la fronte come chi saluta e poi visse la Notte e il suo mistero.
Un’altra era con noi, ma restò muta tra gli oleandri lungo il bianco mare».

Cari lettori ed amici l’articolo che avete letto questa mattina spero sia stato di vostro gradimento. È il primo di quelli che seguiranno in questa chiave letteraria. Debbo confessarvi che la mia tarda età mi induce molto a rivisitare la poetica di trenta o quarant’anni fa ed anche più. A quell’epoca ero preso molto dalla politica e in qualche modo lo sono ancora. L’incontro di pochi giorni fa con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato molto interessante per un futuro che riesca finalmente ad uscire dai malanni di quest’epoca pestilenziale e a portare l’Italia e l’Europa verso mete opportune, moderne e culturalmente affascinanti. Ci incontreremo ancora su questi sentieri le prossime settimane. Grazie.