mercoledì 31 dicembre 2014

Oroscopo!


Un mio caro amico, astrologo di professione, celebre per aver predetto che prima o poi tutti si deve andare in bagno nella vita, mi ha inviato l'oroscopo 2015 che vi giro:

Ariete
Il 2015 sarà un anno particolare per i nati in questo segno: dopo un primo momento di difficoltà, vi sarà un lungo periodo di riscatto legato all'entrata di Orione sotto l'influenza di Cassiopea, con Tachipirina a portata di mano. Rischiate un malanno se uscirete in moto con i capelli bagnati di notte a febbraio, senza casco. Attenzione ad agosto se deciderete di lasciare burro e salmone nel bagagliaio per tutto il pomeriggio. Previsti stati ansiosi guardando Psyco da soli al buio di notte con la porta d'ingresso aperta. 

Toro
Ottimo anno di incontri e soddisfazioni, specie se coadiuvati da un conto corrente e sei zeri. La salute non vi mancherà, a parte per coloro che ci lasceranno durante l'anno. Sforzatevi di comprendere un sardo afono che vi parla sottovoce durante un concerto degli AC-DC. Evitate di prendere raccordi contromano e di svelare il finale di romanzi gialli in libreria.

Gemelli
Il 2015 per i Gemelli sarà un anno di transazione specie per coloro che lavorano in Visa. Guardatevi da andare nel parcheggio di un autogrill alle tre di notte a bussare in cabina di camionisti sloveni per chiedere informazioni sulle date degli spettacoli futuri del Circo Medrano. In amore cercate di soddisfare il partner anche se milf. Nettuno allineandosi con Giove vi renderà capaci di affrontare situazioni complesse, tipo rimanere bloccato in ascensore dopo aver per scommessa trangugiato quattro etti di prugne lassative. Evitate di farvi arrestare per schiamazzi a Teheran.

Cancro
Amici del Cancro cercate nel 2015 di privilegiare gli affetti specie se siete salumieri. La salute potrà crearvi problemi, se al termine di un pranzo nuziale a Campobasso, vi sparerete una caponata con tre mozzarelle in carrozza. Evitate di lasciare aperto il tendone sul terrazzo durante il passaggio del ciclone Stafava. In amore eviterete contrasti se abbandonerete l'idea di uscire vestito da sommozzatore per recarvi al ricevimento dei futuri suoceri. Attenzione ad usare l'espradilles a Cortina nelle notti di febbraio. 

Leone
Gran bell'anno questo 2015 per i nati nel Leone, specie per coloro che hanno i genitori con residenza a Montecarlo. Un amico vi farà soffrire, probabilmente quello partecipante al corso di sodomia. Curate gli affanni dei vostri cari specie se li porterete ad agosto sul Gennargentu vestiti alla Nobile. Evitate il traffico, in particolare quello di armi e ricordate che a volte una piccola attenzione rivolta alla persona che amate è molto meglio che dargli della testa di cazzo in biblioteca, all'ora di punta! 

Vergine
Marte influirà positivamente sui maschi della Vergine, portando novità stratosferiche nella propria vita, a volte apparentemente negative tipo per coloro che scopriranno la propria compagna dirigere un corso pratico di blow job per aspiranti attrici neozelandesi. Il lavoro porterà soddisfazioni personali, soprattutto per i maschi che saranno impegnati nel corso di cui sopra. Attenzione a parcheggiare l'auto davanti all'ingresso del traforo del Monte Bianco. 

Bilancia
Cari amici della Bilancia non fasciatevi la testa in anticipo anche perché non saprete dove vi colpirà con esattezza la ringhiera che si sgancerà dal terzo piano, al vostro passaggio. Concedetevi delle pause dal lavoro specie se siete artificieri. Non alimentate discussioni e litigi sopratutto se l'altro è munito di roncola. Perseverate nei vostri progetti a meno che non vogliate costruire un camping in Piazza S.Pietro. A marzo Alfa Centauri si allineerà con Plutone, ma a voi non fregherà una mazza!

Scorpione
Equilibrio e nervi saldi, soprattutto se attraverserete il Grand Canyon sul filo con degli scarponi da alta montagna! In amore occorrerà per il 2015 molta disponibilità per gli Scorpioni che gestiscono una casa d'appuntamento. Fate attenzione nella seconda decade dell'anno ad infilare le dita in una presa mentre siete sotto la doccia. Curate le amicizie non invitando persone a casa dopo aver tracannato due litri d'infuso di passiflora. 

Sagittario 
Venere influirà sulla vostra vita per tutto il nuovo anno, donandovi soddisfazioni e successi. Otterrete traguardi insperati in amore, sul lavoro, in società. Soldi a palate arriveranno da insospettate eredità di zii emigrati in America, di cui non conoscevate neppure l'esistenza! Unica controindicazione: diffidate da astrologhi che non sapendo cosa cazzo scrivere, inventano palle clamorose.

Capricorno
Gli allevatori di mufloni del Capricorno devono evitare di stare accucciati dietro gli animali dopo che essi hanno pascolato tutto il giorno in un kiwiceto. La congiunzione astrale per voi migliore sarà "inoltre". Coltivate le arti, ricordandovi che non vanno annaffiate. Evitate in autunno di atterrare a Tel Aviv con una maglietta recante ritratto del califfo Abu Bakr al-Baghdadi. In amore nulla ostacolerà il raggiungimento di inaspettati traguardi, specie se avete perso la testa per un Hunter pezzato.

Acquario
Non sopravalutate nel 2015 i vostri hobby, specie l'eccessiva lunghezza dell'elastico se siete patiti di Bungee Jumping. Per i fanatici del culturismo consigliamo, specie in estate, di mettere le chiavi dell'auto al collo e non in tasca, visto l'impossibilità a recuperarle per l'abnorme cassa toracica. Giove entrando a contatto con lo Scorpione, si autodefinirà porco dal dolore. Evitate di lasciarvi andare alla vostra passione per i colori accesi e fosforescenti allorché in autunno andrete per funghi. Evitate frasi lunghe e discorsi prolissi se siete impiegati nella composizione dei messaggi sui pannelli autostradali. Diffidate da chi vi avvicina in piena notte travestito da Nerone, chiedendovi se avete d'accendere.

Pesci
Antares influirà positivamente sulla vostra vita nel 2015, donandovi la serenità necessaria per affrontare alcune prove che il nuovo anno vi proporrà soprattutto quando scoprirete che il vostro vicino è un cultore indiscusso del sadomaso nel momento in cui gli avrete appena chiesto consigli su come attrezzare la vostra taverna per far festa con gli amici. Ricordatevi nel ponte di Ferragosto di non addentare torroni per non far saltare il ponte dentale ed essere costretto al mare a fingere di imitare costantemente Gatto Silvestro, vincendo a mani basse il titolo di King degli Imbecilli 2015, tra la disperazione di moglie e suoceri, famosi intellettuali di area massonica. Marte vi consiglia di non partecipare al Master per Sommelier con una tesina sul Tavernello.

Buon Anno!

martedì 30 dicembre 2014

Disfida Frecciarossa


Ho deciso di sfidare Selvaggia! 
La scrittrice ha pubblicato su Libero questo articolo:

Visto che un Frecciarossa sotto le feste tocca più o meno a tutti come il parente deluso da Renzi e il nipote diciottenne che alle 21.21 della vigilia si alza da tavola per raggiungere gli amici al bar, vado a riassumere i punti fondamentali previsti dall’esperienza.
a) Se non hai fatto i biglietti online e confidi nella macchinetta alla stazione, è bene che tu sappia che come prima cosa verrai assalito da un tizio appostato lì accanto il quale si offrirà di aiutarti nell’impresa. A quel punto, piuttosto ingenuamente e con aria seccata, tu replicherai che si tratta di fare un’andata per Cassino, non di hackerare il Pentagono. 
Rifiutato l’aiuto, sceglierai la meta e la classe. Qualora desiderassi scegliere anche i posti, sappi che se sceglierai il posto accanto a tuo figlio viaggerai in un posto singolo, se selezionerai il posto singolo probabilmente finirai in un salottino con dodici latitanti del cartello di Medellin e così via.
b) Al momento del pagamento sii consapevole del fatto che le macchinette hanno un'impostazione marcatamente mafiosa, per cui si paga come dicono loro, a seconda di come gli gira quel giorno. Nella fattispecie, alcuni giorni decidono che vogliono solo contanti, altri che non leggono la tua carta, altri che metti il bancomat e lo leggono come carta, altri che metti la carta e ti chiedono il pin, altri che vogliono i rubli, altri una fideiussione bancaria, altri pretendono che si presenti Alemanno con una valigetta.
c) Una volta su due il posto è occupato da un tizio che mentre vi dirigete verso di lui vi guarda col terrore con cui il testimone di un omicidio guarda il sicario avanzare nella sua direzione. A quel punto tirerete fuori il biglietto per verificare il posto, gli farete notare che è seduto al vostro posto e qui si va incontro a due situazioni tipo: o il tizio si alzerà irritato, farfugliando qualcosa di incomprensibile tipo «mi sposto mi sposto…tanto nella terra di mezzo ci incontriamo tutti» oppure vi offrirete di sedervi davanti a lui tanto è libero, solo che poi a Bologna salirà quello che ha il vostro posto e alla fine il tizio viaggerà in prima classe sul vostro sedile mentre voi a forza di slittare arriverete a Napoli legati al tetto del vagone ristorante.
d) Quando vi sedete di fretta per far passare gente con i trolley, togliete immediatamente la rivista Frecciarossa dal sedile. Se non lo fate subito ve ne dimenticherete e viaggerete tre ore con la rivista sotto il sedere. Questa è la ragione per cui molti clienti del frecciarossa scendono a Roma con l’imbarazzante scritta stampata sulle chiappe: «Sempre aperti a nuove esperienze di viaggio».
e) Il fattore cibo sul Frecciarossa è un’esperienza avvincente. In linea generale sappiate che nel bar un tramezzino costa all’etto circa il doppio di un etto di coca colombiana tagliata benissimo. Non ho ancora capito perché l’associazione consumatori si accorge se nella bolletta del gas ci vengono addebitati due centesimi in più del dovuto e non dice nulla del fatto che con il costo di un tubo di Pringles sui Frecciarossa si potrebbe risanare il Pil del Paese. In compenso, se viaggi in Executive, ti servono il pranzo ideato dallo chef Cracco. Splendida idea. Il punto è che con quello che costa viaggiare in executive, Cracco mi deve anche aspettare al binario e portarmi il trolley fino al taxi.
f) Quando avete finito di mangiare e vi accingete a buttare la carta nel piccolo contenitore di rifiuti sotto al finestrino, sappiate che alla chiusura emetterà gli stessi decibel di un jet che rompe il muro del suono, per cui avvisate i compagni di scompartimento perché quelli sopra gli ottanta potrebbero essere colti da angina prima della fermata Bologna centrale.
g) Il wifi del Frecciarossa funziona benissimo. Tra Roma Termini e Roma Tiburtina. Per il resto, cade più volte la linea wifi del Frecciarossa che quella di una telefonata intercontinentale tra Birmania e Lapponia. Oppure, se va, la velocità è tale che tenti di aprire Amazon a Firenze e a Napoli sei sull’homepage.

h) Nessuno ha mai capito cosa sia il pnr e perché chiedano solo le ultime due cifre ma solitamente il controllore dice «Grazie» e se ne va prima che uno finisca di pronunciarle, per cui il sospetto che il pnr non esista e che uno potrebbe dire tanto FG come SS e aggiungere pure un «Heil Hitler» senza che nessuno abbia da ridire, è sempre molto forte.

Questo invece è il mio pensiero su un ipotetico viaggio sul Frecciarossa. 
Giudicate voi! 

Salire sul Frecciarossa col biglietto comprato alle macchinette, è un esempio di quanto l’uomo debba faticare per ottenere un posto in Paradiso.
La prima paranoia che m’assale è il non apparire babbano, ossia colpito da canizie intellettuali a colui che mi segue nell'estenuante rito procacciatore. 
I movimenti dovranno apparire fluidi, nessun inceppo, nessun tentennamento che possa dar adito a chi è in attesa di avere davanti un fanalista in vacanza. 
Un consiglio: a volte questo tic mentale potrebbe farvi comprare un biglietto per Biseglie quando in realtà la vostra meta sarebbe dovuta essere Milano Centrale, ma non fateci caso. Chi è in attesa vi avrà però idealizzato come un novello Bill Gates e questo è l’importante! 
Ammettiamo che azzecchiate orario, treno e posto. L’altra ardua prova è il pagamento. Entrerete improvvisamente dentro un tunnel, infinito, tetro e umido costellato da facce sghignazzanti, codici, pin, password e denaro contante. Il totem illuminato che avrete davanti vi ordinerà come pagarlo, a seconda dell’ostro soffiante o meno a Papete. 
Disilludetevi! 
Non è vero assolutamente che le macchine non siano pensanti! Prova ne è quella che sta decidendo la vostra identità informatica, la sensazione d’impallo che per un amante dell’informatica vale una figuraccia come quella della distanza tra voi e il cesso aperto a scomparti degli autogrill avendo a fianco Rocco Siffredi minzionante con gittata pazzesca stando mezzo metro dietro a voi in linea d’aria!
Il Totem si è accorto della vostra impazienza ad ottenere l’agognato feticcio pro Frecciarossa. E vi farà penare. Avete moneta? Unica modalità di pagamento: Bancomat! E il Pin? Lo avete scritto nel foglietto che inopinatamente avete messo come spessore alle scarpe che sotterrate nella valigia, mai riuscirete a riavere! 
Ma c’è la memoria, giusto? Si, ci sarebbe il cassetto neuronale contenente i cinque numeri elargitori vostra ricchezza. Ma la macchina lo sa e con una serie di progressioni telematiche, di schiacciamento di tasti a cazzo & campana, di richiesta di elargizione da voi schivata come un’Audi lanciata a velocità supersonica in zona pedonale, riuscirà nello scopo di farvelo dimenticare! 
O almeno ad aver apprensione a digitarli. 
L’agitazione crescerà direttamente proporzionale alle voci che sentite dietro a voi. Sono ancora allo stato brado, sono attorno al più o al meno, ma un errore di battitura potrebbe farli convergere verso moti di protesta, di sbuffi da locomotiva a vapore della Transvesuviana del 1923. 
Quando comparirà la fatidica scritta che preannuncerà la stampa del tagliando, come d’incanto vi posizionerete palesemente in posa d’attesa, come dire ai vicini ora sono tutti cazzi suoi se ci metto del tempo!
Ma il saper che molto probabilmente il vostro posto a bordo sarà occupato da qualcun altro, vi riporta l’ansia persa allorché il vostro codice è risultato esatto. 
Come sarà l’imbelle? 
Che aspetto avrà? 
Sarà solo? Palestrato? Faccia da cagnaro? 
E se fosse il Libanese? O Tyson? 
La paura dello scontro vi porterà a leggere, rileggere per decine di volte il numero della carrozza ed il posto! La certezza dovrà essere assoluta, pena una figuraccia simile a quella che subireste se una milf vi abbracciasse al battesimo di vostro nipote. 
E’ il momento! Salite con il cuore in gola, scrutate la carrozza e dai posti vuoti siete già certi del fatto che il vostro è occupato da qualcuno! 
Gli arrivate di fronte e con aria quasi rimbambita fingete di scrutare i numeri che nel Frecciarossa che sicuramente sono stati posizionati da un esperto di giochi di ruolo del tipo caccia al tesoro. 
L’occupante "portoghese" dapprima non vi degnerà di uno sguardo anche se, data la vicinanza può già comprendere cosa avete mangiato la sera precedente. 
Sbuffando alzerà lo sguardo, alla Clint Eastwood e con fare spazientito vi guarderà come se aveste appena schiacciato una merda di un Siberian Husky. 
“Scusi questo dovrebbe essere il mio posto.”
“Non può sedersi in quello là libero?”

Una domanda di tal genere, renderebbe il Mahatma un Bruce Willis della prima ora. 
“Perché cazzo mi devo spostare io che quello è il mio posto?” vi urla la parte eroica di voi che normalmente risiede nella zona neuronale a fianco della timidezza che impalmandosi con l’educazione e la vostra atavica pace dei sensi, genera in realtà una smorfia di leggera disapprovazione con la successiva seduta in un posto non vostro. 
“E se adesso venisse il possessore del posto, che farò?”
Vi sentite spersi, perduti, perdenti. 
Avete perso un’occasione per alzare il vostro godimento personale. Come tonni in tonnara avete dato adito agli astanti che i forti prevaricheranno per sempre i tipi come voi. 
La vostra cervice, irritata con il vostro comportamento, vi oscurerà le voglie innate di lettura, ascolto musicale, gioco su Ipad. 
E per punizione scatenerà in voi la più brutta cosa che possiate immaginare: la voglia di defecare! 
Avete cappotto, valigia e ventiquattrore. Come vi alzerete per prendere la via della ritirata? 
Lascerete tutto lì? 
O prenderete la valigetta ed il cappotto? 
E se lo farete, che penserà il signore distinto che vi siede difronte? Che lo avete scambiato per Arsenio Lupin? 
La sudorazione incipiente vi riporterà bruscamente alla realtà: è tempo di cagar! 
Vi alzerete, prenderete il portafogli con far ladresco e lasciando in balia della carrozza ogni vostro altro avere, con passo da agente del Mossad vi dirigerete alla toilette, naturalmente occupata! Nell’attesa sentirete le risa che arriveranno dalla vostra coscienza ancora irritata per il comportamento precedente. 
Salirà la pressione, da dentro il gabinetto il silenzio vi farà presupporre che l’occupante possa o essere stato colpito da ictus o che stia facendo un Bartezzaghi con qualche difficoltà grammaticale, essendo di lingua madre turca. 
L’impellenza non vi permetterà la staticità, per cui i movimenti vi faranno apparire da chi ipoteticamente vi possa osservare, come un portatore di Parkinson. 
Attenderete, anche se i secondi appariranno come macigni. 
Non cercherete neppure di andare in un’altra carrozza, sicuramente occupata da un australe colpito da dissenteria dopo un enorme trangugio di anguria ghiacciata! 
La crapa però soffrirà anch’essa per il male arrecatovi e vi incuneerà un suggerimento:
”Ma hai spinto bene la porta?”  
Riproverete, con maggior Newton e come d’incanto il bagno si mostrerà a voi con tutta la sua solitudine. 
E qui scatterà un nuovo panico: manca la carta igienica! 
Siete provvisti solo di due scottex già usati! Nemmeno Carla Fracci potrebbe riuscire in una minima pulitura del posteriore! 
Vi gettate senza ritegno nell’impresa, anche se il fallimento sarà vicino come non mai! 
Finito e corandializzato i fazzolettini, non rimarrà che il lavabo per cercare di togliervi l’insano odore. Terrorizzato dal probabile fetore vi riaffaccerete in carrozza, vedendo che nulla parrà essere stato toccato. 
Continuerete il vostro tragitto, preoccupandovi per i tacchi rotti della figlia della signora due file indietro che le sta parlando come se stesse su un natante e l’infante sulla Rocca di Gibilterra! 

Sarete anche curiosi di scoprire se la musica a volume dieci del vostro vicino è un canto tribale romeno o un antico carme mesopotamico e certi che la vibrazione non sia abilitata perché rotta dall’uso prolungato del proprietario, dovuta all'abitudinaria introduzione  del cell dentro il pertugio anale a mo’ di godimento, godrete forse per un attimo del fatto che state viaggiando sul celeberrimo Frecciarossa!

Dixit


Notizie reali


Ci sono giornate come questa che comprendi cosa voglia dire Giornalismo, Metodo, Imprenditorialità e Gare Italiche.
Ringraziando il Destino per avermi fatto abbonare al Fatto Quotidiano, uno dei pochi quotidiani che impagina Notizie e non melassa per il potente di turno, scopro un articolo a firma Giorgio Meletti che paragonerei ad un dipinto sulla nostra attuale condizione nazionale.

Riassumo:

Tiscali ieri ha fatto Boom in Borsa. Apparentemente la società di Renato Soru, europarlamentare e segretario regionale sardo del... PD, potrebbe essere stata premiata dal fatto di essere riuscita a ristrutturare con le banche, l'enorme debito di circa 140 milioni di euro. 

Apparentemente.

Il valore delle azioni Tiscali ieri è passato da 88 a 101 milioni di euro. 

Non ė stato sicuramente il debito a determinare la crescita azionaria. C'è dell'altro: il 24 dicembre (24 dicembre a borse chiuse) la Consip (società statale che si occupa di accentrare i contratti al fine apparente di ridurre le spese (ahahaahah)) comunica segretamente ai concorrenti che Tiscali ha vinto il bando di fornitura per sette anni di tutti i servizi di telecomunicazioni allo Stato. La notizia non ė stata resa di dominio pubblico, solo Tiscali, Fastweb, British Telecom, Telecom Italia, Vodafone e Wind lo vengono a sapere, assieme a tutti i loro "amichetti"
Tiscali ha vinto la gara con un ribasso sul prezzo base del..... del.... del.... 89%!!!!!

Cioè sulla base del contratto precedente lo Stato ha dato un valore di 2,4 miliardi, Tiscali ha vinto offrendo 265 milioni.
Al secondo posto British Telecom con 423 milioni, al terzo Fastweb con 715 milioni, quarta Telecom Italia con 746 milioni.
Ora emergono alcuni aspetti: nel precedente contratto fatto ai tempi in cui regnava spudoratamente il Depravato, abbiamo pagato oro quello che ora è stato quotato da quasi tutti con un valore più o meno accettabile.
Tiscali di Soru ad esempio per il collegamento Internet a 10 megabit di un qualsiasi punto informatico dello Stato, percepirà la tariffa di 30 euro mensili.
Fastweb per lo stesso servizio ha offerto 323 euro.
Sapete quanto ne pagavamo nel contratto precedente? 
746 euro al mese!!!

Il problema allora dove sta?

Essendo un contratto in cui al primo arrivato viene assegnato il 52% del valore totale e ai tre piazzati dietro il 16% cadauno ma ai prezzi del vincente, come potranno British Telecom, Fastweb e Telecom accettare tali tariffe quando hanno clienti che attualmente stanno pagando lo stesso servizio a cifre molto più costose??
Se rifiuteranno il contratto la gara andrà rifatta.

Intanto però questa notizia, che doveva rimaner segreta, ha rigonfiato portafogli dei soliti noti, amichetti sempre presenti a queste feste crasse, sulla pelle dei poveri coglioni come me, con la mano già pronta a stappare per festeggiare la fine e l'inizio di non si sa che cazzo cosa!

lunedì 29 dicembre 2014

Siamo seri!



Stop al buonismo!


Eviti di parlare dei soliti problemi perché si suol dire che a Natale siamo tutti più buoni.

Poi succede che un traghetto con oltre 400 persone a bordo s'incendia nel mare Adriatico in tempesta e vieni a sapere che la nave ha cambiato già tre volte nome. Ti domandi come sia possibile che nel garage del traghetto con 18 camion trasportanti olio di oliva, infiammabile, non vi sia un sistema antincendio tale che, al primo rivolo di fumo, il tutto non sia stato sommerso da una sana schiuma blocca fiamme. 

Ti chiedi se sia possibile ancora che gli armatori si scambino navi, rinominandole, come se fossero barchette di carta e come sia infine approvato dalle cosiddette autorità questa frenetica corsa al ribasso per acchiappare poveracci che in nome del risparmio, salpano dentro a ipotetiche tombe marine e perché pur sapendo che le previsioni tendono ad un mare incazzato come non mai, alcuni viaggi non possano venir annullati? 

E ti domandi se non sia il caso di bloccare il tutto, obbligando le compagnie a sottostare ad un tariffario minimo, come per gli avvocati, sotto la cui soglia nessuno può scendere per poter garantire un minimo di sicurezza, un discorso questo che estenderei anche alla compagnie aeree le quali facendoti viaggiare a 15 euro, come potranno mai sottostare anch'esse agli innumerevoli controlli?

Infine ti chiedi la solita italica domanda: chi deve controllare, controlla o fa incetta di regalini?
E' per questo che, mettendo da parte il buonismo natalizio, ti sgorga dal cuore una strenna di vaffanculo rivolta a tutti coloro che permettono ancora episodi del genere!
Buon proseguimento!

lunedì 22 dicembre 2014

Discorso alla Spelonca


Il grandissimo Papa Francesco ha parlato alla Curia Romana, ovvero la spelonca dove si annidano ancora coloro che della propria posizione hanno fatto uno scudo, un'occasione per vivere nel bisso, tra monsignori in carriera, cardinali di carriera, arsura di gradi, colori e visibilità.

Ha parlato come solo un grande Papa sa fare.
Questo è il suo discorso integrale. Prendetevi 5 minuti ed assaporatelo! 

Cari fratelli,

Al termine dell’Avvento ci incontriamo per i tradizionali saluti. Tra qualche giorno avremo la gioia di celebrare il Natale del Signore; l’evento di Dio che si fa uomo per salvare gli uomini; la manifestazione dell’amore di Dio che non si limita a darci qualcosa o a inviarci qualche messaggio o taluni messaggeri ma dona a noi sé stesso; il mistero di Dio che prende su di sé la nostra condizione umana e i nostri peccati per rivelarci la sua Vita divina, la sua grazia immensa e il suo perdono gratuito. E’ l’appuntamento con Dio che nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza dell’umiltà. Infatti, il Natale è anche la festa della luce che non viene accolta dalla gente “eletta” ma dalla gente povera e semplice che aspettava la salvezza del Signore.

Innanzitutto, vorrei augurare a tutti voi - collaboratori, fratelli e sorelle, Rappresentanti pontifici sparsi per il mondo - e a tutti i vostri cari un santo Natale e un felice Anno Nuovo. Desidero ringraziarvi cordialmente, per il vostro impegno quotidiano al servizio della Santa Sede, della Chiesa Cattolica, delle Chiese particolari e del Successore di Pietro.

Essendo noi persone e non numeri o soltanto denominazioni, ricordo in maniera particolare coloro che, durante questo anno, hanno terminato il loro servizio per raggiunti limiti di età o per aver assunto altri ruoli oppure perché sono stati chiamati alla Casa del Padre. Anche a tutti loro e ai loro famigliari va il mio pensiero e gratitudine.

Desidero insieme a voi elevare al Signore un vivo e sentito ringraziamento per l’anno che ci sta lasciando, per gli eventi vissuti e per tutto il bene che Egli ha voluto generosamente compiere attraverso il servizio della Santa Sede, chiedendogli umilmente perdono per le mancanze commesse “in pensieri, parole, opere e omissioni”.

E partendo proprio da questa richiesta di perdono, vorrei che questo nostro incontro e le riflessioni che condividerò con voi diventassero, per tutti noi, un sostegno e uno stimolo a un vero esame di coscienza per preparare il nostro cuore al Santo Natale.

Pensando a questo nostro incontro mi è venuta in mente l’immagine della Chiesa come il Corpo mistico di Gesù Cristo. È un’espressione che, come ebbe a spiegare il Papa Pio XII, «scaturisce e quasi germoglia da ciò che viene frequentemente esposto nella Sacra Scrittura e nei Santi Padri»[1]. Al riguardo san Paolo scrisse: «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo» (1 Cor 12,12)[2].

In questo senso il Concilio Vaticano II ci ricorda che «nella struttura del corpo mistico di Cristo vige una diversità di membri e di uffici. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce la varietà dei suoi doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei ministeri (cfr. 1 Cor 12,1-11)»[3]. Perciò «Cristo e la Chiesa formano il “Cristo totale” - Christus totus -. La Chiesa è una con Cristo»[4].

E’ bello pensare alla Curia Romana come a un piccolo modello della Chiesa, cioè come a un “corpo” che cerca seriamente e quotidianamente di essere più vivo, più sano, più armonioso e più unito in sé stesso e con Cristo.

In realtà, la Curia Romana è un corpo complesso, composto da tanti Dicasteri, Consigli, Uffici, Tribunali, Commissioni e da numerosi elementi che non hanno tutti il medesimo compito, ma sono coordinati per un funzionamento efficace, edificante, disciplinato ed esemplare, nonostante le diversità culturali, linguistiche e nazionali dei suoi membri[5].

Comunque, essendo la Curia un corpo dinamico, essa non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi. Difatti, la Curia - come la Chiesa - non può vivere senza avere un rapporto vitale, personale, autentico e saldo con Cristo[6]. Un membro della Curia che non si alimenta quotidianamente con quel Cibo diventerà un burocrate (un formalista, un funzionalista, un mero impiegato): un tralcio che si secca e pian piano muore e viene gettato lontano. La preghiera quotidiana, la partecipazione assidua ai Sacramenti, in modo particolare all’Eucaristia e alla riconciliazione, il contatto quotidiano con la parola di Dio e la spiritualità tradotta in carità vissuta sono l’alimento vitale per ciascuno di noi. Che sia chiaro a tutti noi che senza di Lui non potremo fare nulla (cfr Gv 15, 8).

Di conseguenza, il rapporto vivo con Dio alimenta e rafforza anche la comunione con gli altri, cioè tanto più siamo intimamente congiunti a Dio tanto più siamo uniti tra di noi perché lo Spirito di Dio unisce e lo spirito del maligno divide.

La Curia è chiamata a migliorarsi, a migliorarsi sempre e a crescere in comunione, santità e sapienza per realizzare pienamente la sua missione[7]. Eppure essa, come ogni corpo, come ogni corpo umano, è esposta anche alle malattie, al malfunzionamento, all’infermità. E qui vorrei menzionare alcune di queste probabili malattie, malattie curiali. Sono malattie più abituali nella nostra vita di Curia. Sono malattie e tentazioni che indeboliscono il nostro servizio al Signore. Credo che ci aiuterà il “catalogo” delle malattie - sulla strada dei Padri del deserto, che facevano quei cataloghi - di cui parliamo oggi: ci aiuterà a prepararci al Sacramento della Riconciliazione, che sarà un bel passo di tutti noi per prepararci al Natale.

1. La malattia del sentirsi “immortale”, “immune” o addirittura “indispensabile” trascurando i necessari e abituali controlli. Una Curia che non si autocritica, che non si aggiorna, che non cerca di migliorarsi è un corpo infermo. Un’ordinaria visita ai cimiteri ci potrebbe aiutare a vedere i nomi di tante persone, delle quale alcuni forse pensavano di essere immortali, immuni e indispensabili! È la malattia del ricco stolto del Vangelo che pensava di vivere eternamente (cfrLc 12, 13-21) e anche di coloro che si trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al servizio di tutti. Essa deriva spesso dalla patologia del potere, dal “complesso degli Eletti”, dal narcisismo che guarda appassionatamente la propria immagine e non vede l’immagine di Dio impressa sul volto degli altri, specialmente dei più deboli e bisognosi[8]. L’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori e di dire con tutto il cuore: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17, 10).

2. Un’altra: La malattia del “martalismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, “la parte migliore”: il sedersi sotto i piedi di Gesù (cfr Lc 10,38-42). Per questo Gesù ha chiamato i suoi discepoli a “riposarsi un po’” (cfr Mc 6,31) perché trascurare il necessario riposo porta allo stress e all’agitazione. Il tempo del riposo, per chi ha portato a termine la propria missione, è necessario, doveroso e va vissuto seriamente: nel trascorrere un po’ di tempo con i famigliari e nel rispettare le ferie come momenti di ricarica spirituale e fisica; occorre imparare ciò che insegna il Qoèlet che «c’è un tempo per ogni cosa» (3,1-15).

3. C’è anche la malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale: ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra e un “duro collo” (At 7,51-60); di coloro che, strada facendo, perdono la serenità interiore, la vivacità e l’audacia e si nascondono sotto le carte diventando “macchine di pratiche” e non “uomini di Dio” (cfr Eb 3,12). È pericoloso perdere la sensibilità umana necessaria per farci piangere con coloro che piangono e gioire con coloro che gioiscono! È la malattia di coloro che perdono “i sentimenti di Gesù” (cfr Fil 2,5-11) perché il loro cuore, con il passare del tempo, si indurisce e diventa incapace di amare incondizionatamente il Padre e il prossimo (cfr Mt 22,34-40). Essere cristiano, infatti, significa «avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5), sentimenti di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità[9].

4. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo. Quando l'apostolo pianifica tutto minuziosamente e crede che facendo una perfetta pianificazione le cose effettivamente progrediscano, diventando così un contabile o un commercialista. Preparare tutto bene è necessario, ma senza mai cadere nella tentazione di voler rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo, che rimane sempre più grande, più generosa di ogni umana pianificazione (cfr Gv 3,8). Si cade in questa malattia perché «è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo… - addomesticare lo Spirito Santo! - … Egli è freschezza, fantasia, novità»[10].

5. La malattia del cattivo coordinamento. Quando i membri perdono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità e la sua temperanza, diventando un’orchestra che produce chiasso, perché le sue membra non collaborano e non vivono lo spirito di comunione e di squadra. Quando il piede dice al braccio: “non ho bisogno di te”, o la mano alla testa: “comando io”, causando così disagio e scandalo.

6. C’è anche la malattia dell’“alzheimer spirituale”: ossia la dimenticanza della “storia della salvezza”, della storia personale con il Signore, del «primo amore» (Ap 2,4). Si tratta di un declino progressivo delle facoltà spirituali che in un più o meno lungo intervallo di tempo causa gravi handicap alla persona facendola diventare incapace di svolgere alcuna attività autonoma, vivendo uno stato di assoluta dipendenza dalle sue vedute spesso immaginarie. Lo vediamo in coloro che hanno perso la memoria del loro incontro con il Signore; in coloro che non fanno il senso deuteronomico della vita; in coloro che dipendono completamente dal loro presente, dalle loro passioni, capricci e manie; in coloro che costruiscono intorno a sé dei muri e delle abitudini diventando, sempre di più, schiavi degli idoli che hanno scolpito con le loro stesse mani.

7. La malattia della rivalità e della vanagloria[11]. Quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita, dimenticando le parole di San Paolo: «Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,1-4). È la malattia che ci porta a essere uomini e donne falsi e a vivere un falso “misticismo” e un falso “quietismo”. Lo stesso San Paolo li definisce «nemici della Croce di Cristo» perché «si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra» (Fil 3,19).

8. La malattia della schizofrenia esistenziale. E’ la malattia di coloro che vivono una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare. Una malattia che colpisce spesso coloro che, abbandonando il sevizio pastorale, si limitano alle faccende burocratiche, perdendo così il contatto con la realtà, con le persone concrete. Creano così un loro mondo parallelo, dove mettono da parte tutto ciò che insegnano severamente agli altri e iniziano a vivere una vita nascosta e sovente dissoluta. La conversione è alquanto urgente e indispensabile per questa gravissima malattia (cfr Lc 15,11-32).

9. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi. Di questa malattia ho già parlato tante volte ma mai abbastanza. E’ una malattia grave, che inizia semplicemente, magari solo per fare due chiacchiere e si impadronisce della persona facendola diventare “seminatrice di zizzania” (come satana), e in tanti casi “omicida a sangue freddo” della fama dei propri colleghi e confratelli. È la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle. San Paolo ci ammonisce: «Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri» (Fil 2,14-18). Fratelli, guardiamoci dal terrorismo delle chiacchiere!

10. La malattia di divinizzare i capi: è la malattia di coloro che corteggiano i Superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza. Sono vittime del carrierismo e dell’opportunismo, onorano le persone e non Dio (cfr Mt 23,8-12). Sono persone che vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare. Persone meschine, infelici e ispirate solo dal proprio fatale egoismo (cfr Gal 5,16-25). Questa malattia potrebbe colpire anche i Superiori quando corteggiano alcuni loro collaboratori per ottenere la loro sottomissione, lealtà e dipendenza psicologica, ma il risultato finale è una vera complicità.

11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri. Quando ognuno pensa solo a sé stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. Quando il più esperto non mette la sua conoscenza al servizio dei colleghi meno esperti. Quando si viene a conoscenza di qualcosa e la si tiene per sé invece di condividerla positivamente con gli altri. Quando, per gelosia o per scaltrezza, si prova gioia nel vedere l’altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo.

12. La malattia della faccia funerea. Ossia delle persone burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri – soprattutto quelli ritenuti inferiori – con rigidità, durezza e arroganza. In realtà, la severità teatrale e il pessimismo sterile[12] sono spesso sintomi di paura e di insicurezza di sé. L’apostolo deve sforzarsi di essere una persona cortese, serena, entusiasta e allegra che trasmette gioia ovunque si trova. Un cuore pieno di Dio è un cuore felice che irradia e contagia con la gioia tutti coloro che sono intorno a sé: lo si vede subito! Non perdiamo dunque quello spirito gioioso, pieno di humor, e persino autoironico, che ci rende persone amabili, anche nelle situazioni difficili[13]. Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo! Ci farà molto bene recitare spesso la preghiera di san Thomas More[14]: io la prego tutti i giorni, mi fa bene.

13.La malattia dell’accumulare: quando l’apostolo cerca di colmare un vuoto esistenziale nel suo cuore accumulando beni materiali, non per necessità, ma solo per sentirsi al sicuro. In realtà, nulla di materiale potremo portare con noi perché “il sudario non ha tasche” e tutti i nostri tesori terreni - anche se sono regali - non potranno mai riempire quel vuoto, anzi lo renderanno sempre più esigente e più profondo. A queste persone il Signore ripete: «Tu dici: sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo ... Sii dunque zelante e convertiti» (Ap 3,17-19). L’accumulo appesantisce solamente e rallenta il cammino inesorabilmente! E penso a un aneddoto: un tempo, i gesuiti spagnoli descrivevano la Compagnia di Gesù come la “cavalleria leggera della Chiesa”. Ricordo il trasloco di un giovane gesuita che, mentre caricava su di un camion i suoi tanti averi: bagagli, libri, oggetti e regali, si sentì dire, con un saggio sorriso, da un vecchio gesuita che lo stava ad osservare: questa sarebbe la “cavalleria leggera della Chiesa?”. I nostri traslochi sono un segno di questa malattia.

14.La malattia dei circoli chiusi, dove l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso. Anche questa malattia inizia sempre da buone intenzioni ma con il passare del tempo schiavizza i membri diventando un cancro che minaccia l’armonia del Corpo e causa tanto male – scandali – specialmente ai nostri fratelli più piccoli. L’autodistruzione o il “fuoco amico” dei commilitoni è il pericolo più subdolo[15]. È il male che colpisce dal di dentro[16]; e, come dice Cristo, «ogni regno diviso in se stesso va in rovina» (Lc 11,17).

15.E l’ultima: la malattia del profitto mondano, degli esibizionismi[17], quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere, e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri. è la malattia delle persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per tale scopo sono capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri, perfino sui giornali e sulle riviste. Naturalmente per esibirsi e dimostrarsi più capaci degli altri. Anche questa malattia fa molto male al Corpo perché porta le persone a giustificare l’uso di qualsiasi mezzo pur di raggiungere tale scopo, spesso in nome della giustizia e della trasparenza! E qui mi viene in mente il ricordo di un sacerdote che chiamava i giornalisti per raccontare loro - e inventare - delle cose private e riservate dei suoi confratelli e parrocchiani. Per lui contava solo vedersi sulle prime pagine, perché così si sentiva “potente e avvincente”, causando tanto male agli altri e alla Chiesa. Poverino!

Fratelli, tali malattie e tali tentazioni sono naturalmente un pericolo per ogni cristiano e per ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale, e possono colpire sia a livello individuale sia comunitario.

Occorre chiarire che è solo lo Spirito Santo - l’anima del Corpo Mistico di Cristo, come afferma il Credo Niceno-Costantinopolitano: «Credo... nello Spirito Santo, Signore e vivificatore» - a guarire ogni infermità. È lo Spirito Santo che sostiene ogni sincero sforzo di purificazione e ogni buona volontà di conversione. È Lui a farci capire che ogni membro partecipa alla santificazione del corpo e al suo indebolimento. È Lui il promotore dell’armonia[18]: “Ipse harmonia est”, dice san Basilio. Sant’Agostino ci dice: «Finché una parte aderisce al corpo, la sua guarigione non è disperata; ciò che invece fu reciso, non può né curarsi né guarirsi»[19].

La guarigione è anche frutto della consapevolezza della malattia e della decisione personale e comunitaria di curarsi sopportando pazientemente e con perseveranza la cura[20].

Dunque, siamo chiamati - in questo tempo di Natale e per tutto il tempo del nostro servizio e della nostra esistenza - a vivere «secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità» (Ef 4,15-16).

Cari fratelli!
Una volta ho letto che i sacerdoti sono come gli aerei: fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro. È una frase molto simpatica ma anche molto vera, perché delinea l’importanza e la delicatezza del nostro servizio sacerdotale e quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che “cade” a tutto il corpo della Chiesa.
Dunque, per non cadere in questi giorni in cui ci prepariamo alla Confessione, chiediamo alla Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, di sanare le ferite del peccato che ognuno di noi porta nel suo cuore e di sostenere la Chiesa e la Curia affinché siano sane e risanatrici; sante e santificatrici, a gloria del suo Figlio e per la salvezza nostra e del mondo intero. Chiediamo a Lei di farci amare la Chiesa come l’ha amata Cristo, suo figlio e nostro Signore, e di avere il coraggio di riconoscerci peccatori e bisognosi della sua Misericordia e di non aver paura di abbandonare la nostra mano tra le sue mani materne.

Tanti auguri di un santo Natale a tutti voi, alle vostre famiglie e ai vostri collaboratori. E, per favore, non dimenticate di pregare per me! Grazie di cuore!


[1] Egli afferma che la Chiesa, essendo mysticum Corpus Christi, «richiede anche una moltitudine di membri, i quali siano talmente tra loro connessi da aiutarsi a vicenda. E come nel nostro mortale organismo, quando un membro soffre, gli altri risentono del suo dolore e vengono in suo aiuto, così nella Chiesa i singoli membri non vivono ciascuno per sé, ma porgono anche aiuto agli altri, offrendosi scambievolmente collaborazione, sia per mutuo conforto sia per un sempre maggiore sviluppo di tutto il Corpo … un Corpo costituito non da una qualsiasi congerie di membra, ma deve essere fornito di organi, ossia di membra che non abbiano tutte il medesimo compito, ma siano debitamente coordinate; così la Chiesa, per questo specialmente deve chiamarsi corpo, perché risulta da una retta disposizione e coerente unione di membra fra loro diverse» (Enc. Mystici Corporis, Parte Prima: AAS 35 [1943], 200).
[2] Cfr Rm 12,5: «Così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri».
[3] Cost. dogm. Lumen gentium, 7.
[4] Da ricordare che “il paragone della Chiesa con il corpo illumina l'intimo legame tra la Chiesa e Cristo. Essa non è soltanto radunata attorno a Lui; è unificata in Lui, nel suo Corpo. Tre aspetti della Chiesa-Corpo di Cristo vanno sottolineati in modo particolare: l'unità di tutte le membra tra di loro in forza della loro unione a Cristo; Cristo Capo del corpo; la Chiesa, Sposa di Cristo” Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, N. 789 e 795.
[5] Cfr. Evangelii Gaudium, 130-131.
[6] Gesù più volte aveva fatto conoscere l’unione che i fedeli debbono avere con Lui: “ Come il tralcio non può portar frutto da sé stesso se non rimane unito alla vite, così neanche voi, se non rimarrete uniti in Me. Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15, 4-5).
[7] Cfr. Pastor Bounus Art. 1 e CIC can. 360.
[8] Cfr. Evangelii Gaudium, 197-201.
[9]Benedetto XVI Udienza Generale, 01 Giugno 2005.
[10] Francesco, Omelia Santa Messa in Turchia, 30 novembre 2014.
[11] Cfr. Evangelii Gaudium, 95-96.
[12] Ibid, 84-86.
[13] Ibid, 2.
[14] Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla. Donami, Signore, un'anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto. Dammi un'anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama "io". Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po' di gioia e farne parte anche agli altri. Amen.
[15] Evangelii Gaudium, 88.
[16] Il Beato Paolo VI riferendosi alla situazione della Chiesa affermò di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio», OMELIA DI PAOLO VI, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Giovedì, 29 giugno 1972. Cfr. Evangelii Gaudium, 98-101.
[17] Cfr. Evangelii Gaudium: No alla mondanità spirituale, N. 93-97.
[18] “Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vita, suscita i differenti carismi che arricchiscono il Popolo di Dio e, soprattutto, crea l’unità tra i credenti: di molti fa un corpo solo, il Corpo di Cristo… Lo Spirito Santo fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore” (Francesco, Omelia Santa Messa in Turchia, 30 novembre 2014).
[19] August. Serm., CXXXVII, 1; Migne, P. L., XXXVIII, 754.
[20] Cfr. Evangelii Gaudium, Pastorale in conversione, n. 25-33. 

Comunicazione


Cari amici,
Sarò sul vostro Paese attorno le 03:43 arrivando dalla Svizzera e vi confesso il mio timore per le eventuali sanzioni che potrei accumulare per via delle emissioni naturali delle mie compagne di viaggio, alquanto costipate vista l'età!

La Fedora e la Katia infatti soffrono da decenni di aerofagia dovuta ai tuberi di cui sono golose. Sapendo infatti che da voi chi inquina veramente la sfanga sempre al contrario dei comuni mortali che invece sono tartassati senza amore, ho molta apprensione in merito. 

Inoltre mi preoccupa la vostra situazione politica dove chi a parole è dalla parte degli onesti, a cui mancano diritti e leggi che salvaguardino la loro instabile condizione, è invece schierato con i potenti al punto di scrivere sotto dettatura leggi sul lavoro che saranno un domani tagliole di posti e presagio di licenziamenti per aumentare ancora il sopruso economico che ingrassa sempre più imprenditori dediti all'arricchimento (ora capite il perché del colore del mio abito!)


Vorrei portare letame a molti di loro, ma non posso per la convenzione stipulata a suo tempo con i giocattolai riuniti!
Sappiate aspettarmi in serenità, cercate di vivere il periodo egregiamente alla faccia di chi è stragonfio sin d'ora di ogni ben di Dio! Evitate di preparare cibi per le mie amiche che possano creare moti intestinali, visto che in fondo sulla slitta ci sono io!

A presto!

Vostro per sempre, Babbo Natale!

sabato 20 dicembre 2014

In attesa..


Mi sforzo di non pensarci.
Manca circa un mese e ogni giorno che passa è sempre più difficile, quasi impossibile, resistere.
Assisto impassibile ad uno stravolgimento della Costituzione e me ne sto silente, quasi insensibile all'usurpazione di ruoli, della scomparsa dai sacri luoghi della figura sempre ammirata ed indispensabile di Madama Imparzialità.

In pratica è come se vedessi una partita di calcio con l'arbitro che indossa una delle due maglie in campo, senza protestare, senza urlare, senza cercare di fermare lo scempio! 

Devo stare buono, calmo, mansueto, pacifico. 
Ed attendere.
I giorni campali potrebbero essere il 15 o il 17 o addirittura il 31 gennaio 2015. 

Se ne dovrebbe andare. 

Ho ancora qualche ritrosia in merito. Potrebbe essere tutto un gioco per smuovere le componenti politiche. 

Potrebbe. 

Potrebbe però essere vero che decida di dimettersi, perdendo di conseguenza ogni baluardo alle critiche, alle relative offese, per tutto quello che a mio parere ha combinato, indebolendo la nazione. 

Insomma, tra una ventina di giorni potrò finalmente dire ciò che penso, rischiando al massimo una quereluccia di quelle che, grazie ai tempi epici, svaniscono nel nulla. 

Tic-tac, Tic-tac, Tic-tac, Tic-tac, Tic-tac

Non ci resta che attendere...

venerdì 19 dicembre 2014

Gnam Gnam!



Certo che sapere di essere in mano ad una decina di mega multinazionali che detengono il 70% di tutto quello che ruota attorno all'alimentazione della sacca ricca del pianeta, non ci aiuta di certo a digerire. 
Marchi come la temibile Nestlè, l'effervescente Coca Cola o la sconosciuta Mondelez gestiscono la tavola di chi paga, creando 1,4 miliardi di ciccioni e 900 milioni di affamati, dal portafogli vuoto.
Dati questi che emergono da un'inchiesta di Repubblica dal titolo appunto "I padroni del cibo".

Per quanto si tenti di mangiare sano la tenaglia di questi depositi di strutto monetario pare non dare scampo a nessuno a parte il caso di chi, decidendo di mangiare del suo, riesce ad isolarsi beatamente. 
Il problema maggiore di questa becera situazione ė che gli orchi di cui sopra sono portati per natura a crescere ogni anno in fatturato, spidocchiando su un qualche ingrediente, riducendo qualità al cibo, fregandosene del rischio tumorale o di altre diavolerie derivanti dai composti a detta loro alimentari, avendo come religione unica il dio moneta portatore di grande potere e nefaste conseguenze.

La foto mostra la spartizione di marchi e restituisce una sensazione di impotenza, quasi non fossimo di questo pianeta e titolari come loro di acqua ed ingredienti naturali, rendendoci burattini seduti a mensa con il tovagliolo appeso al collo, le posate in mano, in attesa dei prodotti di questa decina di spelonche di lucro di cui dobbiamo tristemente fidarci, pur sapendo di avere finalità e speranze completamente dissimili.

giovedì 18 dicembre 2014

Ciao!


Saluto una grande donna, fiera della sua età, esempio di correttezza e grande professionalità. Un'inarrivabile attrice di un'epoca tanto lontana dai moderni stereotipi di bellezza, da sembrare oramai fiaba. 
Ti sia soffice la terra, Virna!


Uh!


Prrrrrrrr!!!


Dieci milioni di persone hanno goduto dell'arte di Roberto Benigni su Rai Uno. Dieci miioni di assetati dì novità, di voglia di volare con mente e soprattutto cuore sulle macerie frutto di un preciso programma di rimbambimento collettivo attuato per oltre un ventennio da una lobby potente, un mix di briganti dediti ad usure e truffe, capitanati da un Ribaldo Puttaniere, spudoratamente arricchitosi sulle nostre spalle. 

Al di là che Benigni abbia raccontato una fiaba, seppur bella, o la sconvolgente Novità dell'entrata di Dio nella storia umana, resta il dato incontrovertibile della necessità di dieci milioni di utenti di librarsi in aria sopra il grigiore del quotidiano intriso di mafie romane e non, Irpef ed affini, alla faccia dei Ballarò (1 e 2), delle squallide D'Urso, del sangue sgorgante dai modellini vespasiani di tarda serata, della necrofilia imperante e dei tronisti del pomeriggio litiganti tra mazze e corna, per i quali forse un giorno grazie ai Benigni silenti attorno a noi, potremmo organizzare un'epica e collettiva pernacchia di liberazione!

lunedì 15 dicembre 2014

Con che coraggio!


Fareste ristrutturare casa vostra da Anemone?
Chiamereste Er Cecato per farvi da amministratore del condominio?
Affidereste i vostri risparmi al Condannato?

E allora perchè?


Con che coraggio chiediamo di candidarci ad ospitare le Olimpiadi del 2024 nel nostro paese?
Come reagiranno gli altri stati? 
Roma 2024?

Dovremmo nasconderci, sparire dalla vista degli altri. Guidati da una delle classi politiche più corrotte del globo, abbiamo il coraggio di candidarci, di esporci per il solito infagocitamento squallido di risorse. 
Dopo i Mondiali del 90 con stadi fatti a prezzi decuplicati ed ora già distrutti, vedi Torino costruito con Aqua Marcia dalla Famiglia che in apparenza è regale ed in verità onnivora e succhiatrice di patrie risorse, dopo i Mondiali di nuoto con piscine ancora da completare, dopo Expo 2015 che si rivelerà un'ennesima e sconfinata corsa alla voracità dei nostri indecenti squali, cerchiamo di rialzare la testa con un'ennesima voglia di ladrare. 
Si! La verità è questa: non ce ne frega un cazzo dello sport e dello spirito olimpico! 

A noi interessa...


MAGNA' !!!!

Siamo i campioni olimpici dell'intrallazzo, del sordido accordo, dell'innalzamento dei costi, siamo oberati da mafie, da famelici squali che sono annidati dentro le istituzioni, dentro le municipalizzate. 
Abbiamo milioni di vampiri nascosti in società di comodo, abbiamo imprenditori dediti alla truffa costante, allo scambio di enormi masse di denaro in virtù esclusivo di un arricchimento per pochi, mentre i soliti coglioni vengono accarezzati con 80 luridi euro tra tasse che scompaiono per riapparire sotto altro nome e politici che a parole, solo a parole fingono di partecipare alla richiesta di sacrifici per tutti, quando in realtà hanno i loro lauti guadagni intonsi. 
Siamo devastati da manovre scellerate, da usure legalizzate, da aumenti di costi ignobili e certificati da chi, invece di controllare, acchiappa il sordido bottino elargito da squallidi briganti. 
Siamo l'Italia del secondo milennio.
E ci vergogniamo di questa esposizione mediatica che provocherà risa di stampo tedesco, albionico e di tutto l'orbe! 

Se caso mai il CIO, anch'esso avvolto da dubbi di legalità ed onestà, dovesse mai decidere in tal senso, propongo fin d'ora un piccolo ritocco, preso dal web, dei cerchi olimpici.

Cosi!