Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
martedì 5 novembre 2024
Basilmente
Harris e Trump: la causa e l’effetto del naufragio
di Elena Basile
Ho in mente un titolo per il mio nuovo libro: “Un approdo per noi naufraghi”. Osservando il dibattito pubblico negli Stati Uniti che precede le elezioni ho infatti la percezione netta di un Occidente che naufraga. La mancanza di cultura, la volgarità e il kitsch che impera, l’ipocrisia e l’ideologia dell’uomo bianco civilizzatore, le politiche classiste, l’affossamento dello Stato sociale, lo spettacolo sfrontato nel quale si balla e si ride nonostante le guerre in corso e le loro vittime, le guerre per le quali le élite statunitensi conservano una responsabilità rilevante. In una gradazione che non fa la differenza, queste caratteristiche appartengono a entrambi gli schieramenti. Esprimono l’imbarbarimento di una società materialistica e consumistica, di una oligarchia che ha minato ai capisaldi delle democrazie nate nel dopoguerra: istruzione pubblica, sanità, diritti sociali, cultura non pilotata dalla politica e dall’industria, stampa libera.
La società americana è sempre stata l’avanguardia di quella europea. Identiche trasformazioni neoliberiste hanno cambiato l’humus culturale dell’Europa. La stampa mainstream, dal New York Times al Corriere della Sera, cerca di convincerci che c’è un fascismo da abbattere e che i Democratici e le loro brutte copie europee rappresentino l’argine. In parte è vero: Renzi in fondo è diverso dalla Meloni come la Harris è diversa da Trump. Eppure, se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere che i partiti che dovrebbero opporsi al “fascismo” sono quelli che ci hanno accompagnato all’attuale deriva. La destra impresentabile nasce dal rifiuto dei perdenti della globalizzazione, dalla rivolta delle minoranze non protette e non funzionali al potere delle oligarchie della finanza.
Votano a destra il trash bianco, la piccola industria, il ceto medio impoverito, gli operai parcellizzati, minacciati dal lavoro nero dei migranti, le vittime della ineguaglianza sociale. La destra è il prodotto delle politiche neo-liberali, del prevalere dell’Economia sulla Politica. Il “There is no alternative” di Margaret Thatcher è divenuto lo slogan, al netto della propaganda, non solo di Ronald Reagan, dei conservatori e liberali europei, ma dello stesso centro-sinistra, di un socialismo riformista moribondo.
I Democratici costituiscono l’articolazione classica delle oligarchie della finanza che hanno costruito questo mondo nel quale naufraghiamo. Trump e le destre europee sono il risultato. La guerra contro la Russia per interposta Ucraina e il possibile genocidio a Gaza sono la cartina di tornasole dell’élite occidentale, della sua tracotanza. Per i propri interessi decide il massacro dei popoli. Nulla di nuovo sotto il sole, mi si dirà. Come afferma Edgar Morin, la barbarie è stata sempre una componente delle civiltà. Gli schiavi sono morti nella costruzione delle piramidi, il genocidio dei nativi ha permesso la nascita degli Stati Uniti.
Oggi tuttavia non sta nascendo una civiltà: sta morendo al contrario un mondo e i mostri si scatenano. Come non essere complici? Votando la Harris oppure Trump, la Meloni oppure la Schlein? Non scherziamo. La società civile consapevole europea deve denunciare la barbarie che si incarna purtroppo nelle nostre élite, deve urlare la propria protesta contro le guerre imperialistiche. Gli stessi che difendono l’Ucraina aggredita e la libertà dell’Occidente riforniscono di armi Israele. I bambini agonizzanti possono dire grazie non solo a Trump e alla Meloni, ma anche alla Harris e a Renzi.
Non so se l’Europa si risveglierà dal suo letargo. La continuità prevarrà, gli interessi veri dei popoli europei saranno traditi, come gli ideali di pace e prosperità. Eppure se il volto brutale degli Stati Uniti si imponesse, la retorica dell’ordine liberale sarebbe più facilmente demistificabile. Forse si potrebbe sperare di tornare al 2003 quando Rampini e tutto il centrosinistra scendevano in piazza contro la guerra in Iraq di George W. Bush? Lo scetticismo non ci fa intravedere una terra di approdo. Il dissenso si frantuma, gli intellettuali sono inesistenti. La politica è una barzelletta. Leggo il mite Cazzullo (che in uno show televisivo mi accusò di volere un maggior numero di ostaggi americani senza permettermi di terminare la frase), che oggi ripropone in sostituzione di Fitto il capo del Dis, Elisabetta Belloni, la candidata a tutto di cui non si conosce il pensiero, e mi viene da sorridere. Questo è l’establishment? Unisce la Von der Leyen alla Meloni, al capo del Dis, a Renzi, alla stampa mainstream, e la politica è costituita dalle loro beghe e ridicole ambizioni. Intanto l’Europa come comunità di destino, l’Europa neutrale che vorrebbe Morin, l’Europa sociale, culla di pace e cultura, muore di fronte a noi, naufraghi impotenti.
il buono è buono?
L’Harris Bar
di Marco Travaglio
Abbiamo atteso con ansia i risultati del ballottaggio in Moldavia per sapere se era valido o no. Le prime proiezioni davano in testa il socialista Alexandr Stoianoglo, bollato come “filorusso” perché vuol mantenere il Paese neutrale fra Mosca e l’Occidente. Infatti l’Impero del Bene già strillava alle elezioni truccate da Putin. Poi invece ha vinto col 54% Maia Sandu, gradita a Usa e Ue, quindi tutto regolare: “Ha vinto la democrazia”. Era già accaduto al primo turno, quando si votava pure il referendum consultivo pro o contro l’Ue. Finché le proiezioni davano davanti il No, il voto era viziato dai brogli dell’Impero del Male (anche se molti moldavi in Russia non avevano neppure le schede per votare). Poi ha prevalso il Sì per 13 mila voti (50,46 a 49,54%) e sono tornate la legalità e la democrazia. Purtroppo non si può dire lo stesso della Georgia, dove i quattro partiti filo-occidentali fedeli alla presidente Zourabichvili han racimolato appena il 37%, contro il 54 di Sogno Georgiano del premier Kobakhidze (neutralista, ergo “filorusso” pure lui): lì, siccome ha vinto quello sbagliato, il voto non vale, anche se l’Ocse non ha rilevato irregolarità e il riconteggio ha confermato la disfatta dei Buoni per mano dei Cattivi. La Zourabichvili, che non è neppure georgiana ma francese, anziché inchinarsi alla sovranità popolare, ha chiamato la gente in piazza per ribellarsi e chiedere di rivotare, col sostegno delle famose democrazie Usa e Ue, che accettano i risultati elettorali solo se piacciono a loro. Se vince il candidato sbagliato, le elezioni sono truccate e si rivota finché non vince chi decidono loro.
Sono gli stessi che accusano preventivamente Trump di avere l’intenzione di non riconoscere l’eventuale sconfitta, come già quattro anni fa con l’assalto a Capitol Hill. E intanto fanno la stessa cosa in Georgia ed erano pronti a farla anche in Moldavia, se al referendum avesse vinto il No e se la Sandu avesse perso le Presidenziali. Anche fra i golpisti, ci sono quelli buoni e quelli cattivi. Come per le fake news. L’altro giorno Trump ha attaccato la guerrafondaia Liz Cheney, degna figlia di suo padre, schierata con la Harris: “Ha sempre voluto mandare la gente in guerra, se fosse per lei saremmo in guerra con 50 Paesi: mettiamola davanti a un fucile che le spara addosso e vediamo come si sente. Sono tutti falchi di guerra quando stanno seduti a Washington in un bel palazzo e dicono ‘Cavolo, mandiamo 10 mila soldati nella bocca del nemico’…”. Un discorso che avrebbe potuto fare Gino Strada. Ma tutti i media dell’Harris Bar hanno scritto che Trump istigava a fucilare la Cheney e un procuratore idiota ha pure aperto un’inchiesta. Le balle dei buoni non sono fake news: sono dogmi di fede.
L'Amaca
Perché Trump è Trump?
DI MICHELE SERRA
Trump è il capo patologico di un elettorato per metà incapace di accorgersene, per metà entusiasta di votarlo perché è patologico a sua volta. Se ai fiumi di parole spese negli ultimi anni per analizzare la mediocrità della sinistra, la sua crisi, la sua debolezza, la sua incoerenza, avesse corrisposto uno sforzo almeno pari per capire la mostruosa (aggettivo scelto con cura) metamorfosi delle destre occidentali, forse potremmo capire un po’ meglio come sia possibile che un figuro siffatto minacci di diventare, per la seconda volta, presidente degli Stati Uniti.
Ma non mi sembra sia accaduto. Trump, il populismo, il bullismo nazionalista che in ogni paese, compreso il nostro, sprizza odio e ignoranza, vengono sistematicamente “spiegati” come il risultato dei famosi errori della sinistra, delle sue mancanze, dei suoi tradimenti, delle sue incertezze. Va bene, ma la destra? Questa destra? È il mero effetto dei fallimenti del Welfare, della globalizzazione, della democrazia? Possibile che non abbia un’anima attiva, una sua propria storia, responsabilità autonome? Possibile che la sua madornale rozzezza, il suo disprezzo per le regole, il suo fanatismo siano sistematicamente addebitabili alle “colpe della sinistra”?
Senso di colpa altissimo a sinistra, senso di colpa zero a destra? Glielo ha ordinato il dottore, a quelli di destra, di votare per gli autocrati, i miliardari, i paranoici? Non potevano scegliersi una leadership decente?
Gli acuti analisti che giustificano Trump come conseguenza del fallimento delle élites democratiche, hanno mai pensato che Trump e i suoi elettori sarebbero ciò che sono, e penserebbero ciò che pensano, anche motu proprio?
lunedì 4 novembre 2024
Lectio
domenica 3 novembre 2024
Elly Elly!
L'Amaca
sabato 2 novembre 2024
Selvaggiamente
Daje Marco!
L'Amaca
venerdì 1 novembre 2024
Però…
Attorno a Bruneo
Di fioretto
L'Amaca
E sì, capita che gli avversari politici siano cattivi e i giornalisti carogne. Ma il problema rimane, e porgerlo su vassoio d’argento o farne una polpetta avvelenata non ne cambia la sostanza: può o non può uno dei responsabili della sanità pubblica nazionale avere interessi in una struttura privata che per vendere meglio i suoi servigi punta i riflettori sulle inefficienze del sistema pubblico? Gentile viceministro Gemmato, si rassegni: la risposta è no. Poi lei può farsene una ragione tutta sua, pensare che si tratti solamente di una trama ostile e rimanere serenamente al suo posto. Ma guardi: si sbaglia. Il suo nemico non è la sinistra. È l’etica pubblica.