venerdì 15 agosto 2025

Come se…

 


Ascoltare Ludwig dal maestro Bernstein è un po’ come vedere qualche azione del Cigno di Utrecht, scalare un ottomila con Reinold, vedere Tadej passare sul Mortirolo, dare un calcio nelle terga a Tyson, veder scendere Anna Karenina dal treno, gustarsi una madeleine con Marcel…



Misantropia

 

Stamani, essendo iscritto da anni all’associazione “Amici del novembre uggioso” ed avendo abiurato da lustri la festività odierna, mi sono alquanto sorpreso nel ricevere gli auguri di buon Ferragosto da inquilini e conoscenti incontrati in strada. Auguri de che? Vista la temperatura e l’impossibilità di restare abbracciato al Pinguino guardandomi una serie infinita, dapprima il desiderio è caduto sulla collina, o al massimo sull’Appennino, ma le rombanti auto già in coda rimbombanti di “musica - rumore” con schiamazzi incorporati, pregne di carbonella, m’hanno fatto desistere ancor prima di individuare il luogo, come trovarmi sul vagone Donzelli o lo scellerato pontista mi farebbe prediligere il posto del rag Ugo al ritorno da Sanremo col duca conte; ammettendo questa rara forma di misantropia che m’attanaglia, ho diretto l’attenzione verso i lidi marini oramai non più nostri, visto il rapto storico per mano dei pochi “salici sempre piangenti” che per pochi soldi si sono appropriati del demanio di tutti; naturalmente questa scelta comprende l’accettazione di tutto il kit ferragostano, ovvero: 


- Gli strilloni a riposo

L’ombrellone abitato da strilloni a riposo è deleterio, visto per parlarsi tra loro usano una tonalità d’ugola simile al Libiamo ne’ lieti calici della Traviata. 

- I ciacolanti 

Altra specie molto frequente nei lidi d’agosto, capaci di sviscerare per ore fatti e momenti sciapi senza alcun spessore (esempio: mezz’ora a parlare del netturbino che non pulisce bene la strada) 

Caratteristica del gruppo è che a turno un componente erutta una sciocchezza e tutti gli altri si sganasciano sbellicandosi come se avessero appena udito un’epitome della commedia di Woody Allen. 

- I sensazionalisti

Gruppo raro ma presente e ben camuffato, specializzato in lancio pedissequo di iperboli che il vino porta ad agevolare al Ballismo tipo “ho incontrato in edicola Raul Bova con una nuova fiamma!” o “ho appena sconfitto due pitbull affamati e li ho portati dal veterinario!” 

- gli Aficionados di Tinto Brass

Club molto preparato dotato di calamite del dialogo, che riesce, qualunque sia il tema della chiacchierata, ad incanalarlo dentro il recinto del soft porno. Si narra che in tempi passati un gruppo riuscì a parlare di sesso partendo dalle teorie della fisica quantistica. Capaci di usare magistralmente il dire-non dire, potrebbero turbare pure uno come Rocco. 

-Gli Omerici

Arrivano in spiaggia sul far delle 14, col viso già narrante le imprese della sera precendente, simile a quello di Cuck Noland disperso nell’isola, attendono che qualcuno gli chieda l’orario e partono in narrazioni epiche, di conquiste fenomenali, tra lo stupore dei presenti.

Buon ferragosto a tutti, ad un’ottantina di giorni dal novembre uggioso…

M'inchino

 

Dodicimila nomi di bimbi palestinesi letti uno a uno, quale segno di unicità, di progetto di vita soffocato dal genocidio sionista, tra il silenzio quasi generale di balordi insani di cuore e di mente. Grazie cardinale Zuppi!






PinoCinque

 

Il tic della truffa e l’arte dei legali
DI PINO CORRIAS
Siamo a New York City, primavera del 1983. C’è il sole, Donald Trump scende dalla sua Limousine Trump Executive, davanti ai cristalli della gioielleria Bulgari, al 730 di Fifth Avenue. Due commesse eccitate lo accolgono sulla soglia. In meno di 15 minuti il Tycoon sceglie una collana da 50 mila dollari e un paio di anelli da 15 mila. Le scatole vengono infiocchettate, sigillate e spedite all’indirizzo privato dell’avvocato Roy Cohn, nello Stato del Connecticut. La mattina dopo Roy Cohn riceve le due scatole, paga, apre la confezione, telefona subito a Donald, gli dice: “Sono arrivate e sono vuote!”. Ridono insieme, complimentandosi.
Non era una truffa. Era un piano. Anzi uno stratagemma. Lo scoprirono il mese dopo gli ispettori del fisco, in uno dei loro periodici controlli sugli incassi dei negozi. Non servì neppure ispezionare le fatture: tutti i nominativi con l’asterisco risultavano residenti fuori dallo Stato di New York e dunque autorizzati a non pagare la “sales tax”, la tassa di vendita, sugli acquisti fatti. L’elenco era di 202 nominativi. Per lo più milionari che dopo avere speso migliaia di dollari in gioielli non volevano rinunciare alla soddisfazione di risparmiare quelli delle tasse: spiccioli, per loro, ma che valevano il reato che stavano commettendo per dispetto, sentendosi furbi. Nell’elenco figuravano Frank Sinatra, Henry Kissinger, il trafficante d’armi Adnan Khashoggi, attrici, produttori, finanzieri. E naturalmente Donald Trump.
La storia venne rivelata dal settimanale newyorchese Village Voice. Deflagrò. Lo Stato istituì il Gran Giurì per l’inchiesta. Trump rischiava più di tutti. Se fosse stata provata l’accusa penale di evasione fiscale, Atlantic City gli avrebbe potuto revocare la licenza dei due Casinò. Schierò il solito Roy Cohn e Horward J. Rubenstein, re delle pubbliche relazioni, detto “il decano dei danni controllati”. Trump si preparò alla umiliante recita davanti al Giurì. Sostenne che aveva “agito in buona fede”. Le tasse per lui erano una cifra irrisoria, figuriamoci. Un centesimo di quello che ora gli costava la difesa. I tabloid ci andarono a nozze definendo i miliardari coinvolti: “avidi”, “goffi”, “stupidi”. Trump pagò l’ammenda e partì subito. Cosa c’era di meglio di un campo da golf per dimenticare?
(5 – Continua)