martedì 12 agosto 2025

PinoTre

 

Lo stratega anti-minoranze
DI PINO CORRIAS
Roy Cohn (1927-1986) ha gli occhi blu e il cuore nero. È avvocato di prima classe con parcelle adeguate. Difende John Gotti, il mafioso, Aristotele Onassis, l’armatore, Richard Nixon, il presidente. Negli Anni 50 cresce all’ombra del senatore McCarty, il cacciatore di comunisti che si nascondono a Hollywood, a Washington, al Pentagono. Dirige interrogatori spietati contro gli omosessuali, che accusa di essere un pericolo per la sicurezza nazionale e si vanta della condanna a morte dei coniugi ebrei Rosenberg, accusati di essere spie comuniste. Lui è ebreo, ma non se ne cura. È omosessuale, ma lo nasconde.
Siccome di lui dicono “se hai un problema con l’inferno, Roy te lo risolve”, Donald Trump non vede l’ora di ingaggiarlo. Accade nei primi Anni 70 quando il governo lo accusa di “discriminazione razziale” perché nei palazzi costruiti dal padre non si fanno contratti d’affitto ai neri. L’accusa è vera e documentata, ma Cohn rivolta la frittata, denuncia il governo per danno di immagine, chiede un risarcimento di 100 milioni di dollari: “È ingiusto pretendere che il mio cliente affitti a chi vive di sussidi”.
Trump lo ammira e impara da lui le tre regole per gestire il potere: “Attacca sempre”, “Non ammetterai mai una colpa”, “Grida che hai vinto anche quando hai perso”.
Non ha mai derogato alle tre regole, usandole in tutti gli affari a seguire, l’acquisto dei suoi primi Casinò ad Atlantic City e della tenuta di Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida. Le battaglie per costruire grattacieli e campi da golf nel mondo, gli scontri legali per difendersi da collusioni mafiose e scandali sessuali. E poi ancora le ha usate durante il primo mandato da presidente e dopo la sconfitta del 2020 contro Joe Biden, quando ha gridato ai brogli elettorali, aizzato i suoi guerrieri all’assalto di Capitolo Hill, negando sempre di avere perso. E specialmente le usa oggi, di nuovo seduto sul trono dello Studio Ovale, da dove attacca, nega, inventa.
Come tutti i clienti più potenti anche Trump molla Roy Cohn, quando a metà del 1985 si sparge la voce che sia ammalato di Aids, cosa che lui negherà sempre: “Ho il cancro al fegato e mi sto curando”. L’ordine degli avvocati, ora che è diventato debole e solo, lo radia “per condotta non etica”. In sei mesi, la malattia fa il resto.
(3 – Continua)

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